Grano, prezzi alle stelle e scorte ai minimi storici: tra due mesi rischiamo di rimanere senza

Il conflitto in Ucraina fa scattare l'emergenza del grano: in Italia le scorte potrebbero terminare già a Pasqua secondo le previsioni di Coldiretti

Gli effetti della guerra in Ucraina si fanno sentire anche nel nostro Paese. Nel giro di pochi giorni il prezzo di prodotti come il grano e il mais, già parecchio cari, sono schizzati alle stelle. Com’è facile intuire, la causa di questa nuova stangata è la sospensione delle spedizioni delle materie prime dal Paese, che insieme alla Russia, esporta il 29% del grano a livello mondiale e il 19% del mais. E per quanto riguarda le scorte di grano della nostra nazione sono ormai ai minimi storici. L’allarme arriva da Coldiretti, secondo cui le riserve potrebbero bastare per altri due mesi circa. In poche parole entro Pasqua rischiamo di restare senza grano e di conseguenza senza pane né pasta.

Dopo meno di 24 ore dall’invasione russa in Ucraina, i costi del grano sono balzati del 5,7%. In Europa questo cereale è arrivato a toccare il record di 344 euro a tonnellata, secondo quanto riferito da Euronext.

Naturalmente il nostro Paese non è l’unico a trovarsi in questa difficile situazione, ma è uno di quelli che ne pagherà di più le conseguenze.

“Una emergenza mondiale che riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame” spiega Coldiretti.

L’Ucraina è anche il nostro secondo fornitore di mais, con una quota di poco superiore al 20%. Nei primi undici mesi del 2021 sono state 600.000 le tonnellate importate in Italia.

La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia – aggiunge  il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini – che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities, dal grano al mais fino all’atteso piano proteine nazionale per l’alimentazione degli animali in allevamento per recuperare competitività rispetto ai concorrenti stranieri.

A rischio anche l’alimentazione degli animali d’allevamento

Il conflitto scoppiato in Ucraina sta mettendo in ginocchio non solo i produttori di pasta e pane, ma anche gli allevatori italiani che devono affrontare spese vertiginose (+40%)  per nutrire il bestiame con mais e soia e si ritrovano a far fronte ai costi alle stelle dell’energia (+70%).

Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse – sottolinea Coldiretti – ha raggiunto i 46 centesimi al litro secondo l’ultima indagine Ismea, un costo molto superiore rispetto al prezzo di 38 centesimi riconosciuto a una larga fascia di allevatori.

Insomma, il rischio che gran parte degli scaffali dei nostri supermercati restino vuoti è reale, se le ostilità in Ucraina dovessero proseguire ancora per molto.

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Fonti: Coldiretti/Ismea 

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