Gli investimenti nelle rinnovabili creano 3 volte più posti di lavoro rispetto ai combustibili fossili

La transizione energetica è un volano fondamentale per l'economia. Gli investimenti nelle rinnovabili ci possono aiutare a dar vita a un numero sorpendente di posti di lavoro, oltre a far fronte alla crisi climatica che continua a galoppare inesorabilmente

Investire nel settore delle energie rinnovabili non significa fare “soltanto” un grande regalo al nostro Pianeta, potrebbe essere una strategia molto efficace anche per combattere la piaga della disoccupazione, in particolare quella giovanile, ad esempio in Paesi come il nostro. Non si può più pensare ad un’economia basata sul petrolio, sul gas e sul carbone, che ha effetti collaterali devastanti sull’ambiente, contribuendo all’arricchimento delle grandi multinazionali a discapito delle persone (specialmente coloro che vivono nelle aree più a rischio eventi climatici estremi).

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A ribadire questo concetto António Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, premiato all’evento TIME CO2 Earth Awards, organizzato dalla famoso quotidiano britannico.

I baroni dei combustibili fossili continuano a intascare enormi profitti, poiché l’aumento dei prezzi mette a dura prova i bilanci delle famiglie e l’inquinamento soffoca le nostre città. E i manifestanti che dicono la verità al potere vengono arrestati, imprigionati e persino uccisi in molte parti del mondo. Questa è la cattiva notizia. – ha dichiarato Guterres, nel corso della premiazione – Ma ci sono anche buone notizie.

A tal proposito il segretario dell’Onu ha voluto lodare l’impegno dei giovani attivisti che stanno provando a invertire la rotta:

C’è anche una storia di speranza: una storia scritta da persone di tutto il mondo, in particolare dai giovani. Persone con budget limitati, o senza risorse, che combattono i giganti dei combustibili fossili spendendo miliardi per fare greenwashing, distrarre e ingannare. Persone che si organizzano, educano e trovano soluzioni pratiche. Persone come gli studenti delle isole del Pacifico, la cui campagna ha contribuito a ottenere una risoluzione nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite il mese scorso: una risoluzione per chiedere alla Corte internazionale di giustizia, la più alta corte del mondo, di esprimere la propria opinione sugli obblighi dei Paesi nei confronti dei propri cittadini in materia di clima modifica. Quindi i loro sforzi stanno facendo la differenza.

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In tutto il mondo, le menti stanno cambiando e la comprensione sta crescendo. Due terzi degli intervistati nel corso di un sondaggio condotto su oltre un milione di persone in 50 Paesi, durante l’emergenza Covid, hanno descritto il cambiamento climatico come un’emergenza globale. Il potere popolare richiede che i governi agiscano. E in molti Stati l’economia di mercato sta spingendo nella stessa direzione. Il costo dell’energia solare è crollato dell’85% in un decennio. Gli investimenti nelle energie rinnovabili creano tre volte più posti di lavoro rispetto ai combustibili fossili. E l’invasione russa dell’Ucraina ha dimostrato che la sicurezza energetica è un sogno irrealizzabile mentre le economie rimangono ostaggio dei combustibili fossili. Abbiamo visto le conseguenze.

Le rinnovabili e la lotta alla disoccupazione

I dati relativi ai nuovi posti di lavoro nati nel settore delle rinnovabili è davvero sorprendente. Con un balzo di 700.000 posti nel 2021, nonostante gli effetti pesanti dell’emergenza Covid, l’occupazione mondiale delle energie green ha raggiunto quota 12,7 milioni di persone, come emerso dal report dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), realizzato in collaborazione con l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo).

Potenziare il settore dell’energia elettrica investendo nelle rinnovabili, avrebbe un impatto straordinariamente positivo per la crescita economica del nostro Paese, come riport uninteressante studio condotto da Enel Foundation realizzato in collaborazione con Althesys ed Elettricità Futura. Entro il 2030, infatti la filiera potrebbe generare ben 50 miliardi di euro annuali e tali investimenti creerebbero decine di migliaia di nuovi posti di lavoro. Secondo le stime entro il 2030, potremmo avere ben 540.000 occupati in più nel settore elettrico, che andrebbero ad aggiungersi ai circa 120.000 attuali.

Ma nonostante i numeri parlino chiaro e le conseguenze della crisi climatica siano sempre più devastanti, il nostro Governo ha deciso di fare dietro front rispetto agli impegni durante la 26esima Conferenza delle parti sul clima (Cop26) di Glasgow del novembre 2021, continuando a finanziare progetti esteri legati all’estrazione e al trasporto di combustibili fossili almeno fino al 2028.

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Fonti: TIME/ILO

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