Pesticidi: l’Italia risultata la nazione europea più virtuosa e con meno residui di fitofarmaci secondo l’EFSA

Sicurezza alimentare: in Italia controlli elevati e cibi con meno pochi residui di pesticidi, ma il nuovo report dell'Efsa non tiene conto dell'effetto cocktail

Il report annuale dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui pesticidi ci fornisce dati confortanti sulla situazione in Italia. Il nostro Paese, infatti, è a livello europeo il terzo per numero di campioni di alimenti analizzati con un tasso di regolarità del 99% per quanto riguarda la sicurezza alimentare. La nostra nazione si è distinta positivamente per aver condotto il maggior numero di analisi sui prodotti di origine nazionale, ma anche su quelli importati.

I numeri presentati nell’indagine pubblicata qualche settimana fa in realtà non sono recentissimi, ma si riferiscono al 2020. L’Efsa ha analizzato i residui di pesticidi nei prodotti alimentari, focalizzandosi su 30 Paesi del Vecchio Continente. Le analisi in questione sono state effettuate nel 2020 su 88.141 campioni di cibi, un numero ridotto (-9,3%) rispetto al 2019 per via della pandemia.

Come anticipato, dal monitoraggio dell’Efsa è emerso che  il 99% degli alimenti (tra cui arance, pere e carote) analizzata è risultato sicura e conforme ai limiti di legge.

A risultare irregolari sono stati principalmente i campioni di cereali, frutta e verdura. Tra quelli più contaminati in Italia (in cui è stata riscontrata la presenza di almeno un pesticida) troviamo:

  • pere
  • fagioli borlotti
  • arance
  • carote
  • patate
  • kiwi
  • cipolle

I risultati che riguardano l’Italia sono stati accolti con grande entusiasmo da Agrofarma, Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di Federchimica.

Il report conferma l’elevata qualità dell’agricoltura italiana e l’estrema attenzione in tema di sicurezza alimentare, evidenziando il notevole livello professionale degli agricoltori e dell’assistenza tecnica di campo per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari, le medicine delle piante, con un utilizzo mirato, efficace e rispettoso dell’ecosistema – commenta Alberto Ancora, Presidente di Agrofarma – I risultati dimostrano come il nostro Paese abbia già fatto enormi passi in avanti, tangibili e misurabili, verso modelli di produzione sempre più sostenibili, in risposta agli obiettivi che l’Europa si è posta con la Strategia Farm to Fork e con la nuova PAC. Questi dati devono aiutarci anche a mettere nella giusta prospettiva le questioni aperte del dibattito europeo, perché è fondamentale tenere conto dei risultati raggiunti nei diversi Paesi e di quanto già fatto dall’industria a livello nazionale, nonché dell’importanza della difesa delle colture per garantire produzioni agricole adeguate, oggi ancor più in sofferenza per ragioni geopolitiche nonché di cambiamento climatico.

I risultati dell’indagine a livello europeo e il pericolo dell’effetto cocktail 

Ma com’è la situazione a livello europeo? Il rapporto conferma la presenza di di numerosi pesticidi nel cibo tra cui il controverso chlorpyrifos (sostanza pericolosa soprattutto per i bambini e vietata dall’Ue dal 2020), in 327 campioni sopra il limite massimo ammesso.

Nonostante ciò, nel nuovo rapporto sulle tracce di pesticidi negli alimenti, l’Efsa minimizza i rischi per la salute considerando tendenzialmente “sicuro” il quadro della contaminazione degli alimenti in Europa. Il 94,9% dei campioni di cibo analizzati è infatti risultata regolare, mentre il 40,3% conteneva residui di un pesticida (o più). E circa 4,1% dei campioni superava i limiti di legge per i residui massimi consentiti dalla legge.

A preoccupare è proprio quest’ultimo punto che dimostra che ancora certi alimenti come frutta e verdura che vengono consumati a cuor leggero rappresentano in realtà un pericolo. Il problema principale risiede nel fatto che l’Efsa non considera l’effetto cocktail, ovvero i possibili effetti collaterali di un mix di residui di diversi pesticidi (nonostante singolarmente rientrino nei limiti di legge). Le conseguenze dell’effetto cocktail sono ancora da approfondire e l’Unione europea finora non si è attivata per contrastare questo fenomeno. 

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Fonte: EFSA 

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