Non è affatto il momento di negare pure la siccità, l’assurdità del movimento dei #rubinettiaperti

Nel bel mezzo della grave crisi idrica che sta affrontando il nostro Paese spuntano i negazionisti della siccità. Tantissimi cittadini stanno invitando a tenere aperti i rubinetti per protesta e per dimostrare che l'acqua c'è: un movimento assurdo e vergognoso che dimostra quanto sia più facile credere a un complotto che fare i conti con una verità drammatica

“I fiumi italiani sono pieni d’acqua”, “La siccità è nel vostro cervello”, “Le foto del Po a secco sono vecchie”: mentre l’Italia è alle prese con una delle più gravi crisi idriche di sempre, c’è chi ha il barbaro coraggio di negare il problema, asserendo che si tratta dell’ennesima invenzione e invitando a diffidare delle istituzioni e degli esperti.

È un copione già scritto, una storia che si ripete. È già avvenuto in passato con i negazionisti del dramma della Shoah, poi è toccato ai negazionisti del Covid e più di recente a coloro che negano le stragi avvenute in Ucraina per mano dell’esercito russo. Dopo i No Vax e i No Mask, è il turno dei No Sic, coloro che non credono che la siccità sia un problema reale.

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E mentre in vari comuni del Nord, come Milano, Pisa e Verona, i sindaci limitano l’utilizzo di acqua e migliaia di italiani si ritrovano a non poter più lavare l’auto o irrigare il proprio orto, diversi utenti sui social invitano ad aprire i rubinetti per protesta e per dimostrare che la siccità è tutta una menzogna, spacciata come verità dai “poteri forti”. Proprio in questi giorni su Twitter e Facebook è in trend l’hashtag #rubinettiaperti.

rubinettiaperti

Sono tantissimi gli italiani che pubblicano foto del proprio rubinetto o del soffione della doccia mentre sprecano acqua e taggano ministri e sindaci. Per molti è solo una nuova truffa, una strategia del Governo per creare allarmismo, naturalmente con la complicità della stampa, e “scroccare altri soldi”. Basta fare un giro sui social per rendersi conto di questo fenomeno inquietante.

rubinetti aperti

rubinetti aperti

“Non fidatevi di quello che vi si racconta, il fiume Po è un fiume falso. Quando vede i giornalisti si fa vedere secco, pallido e malato. Quando se ne vanno le telecamere si presenta così” scrive qualcuno postando la foto del Po in piena, la cui data però non è verificabile.

Cosa spinge a negare l’esistenza della siccità e in generale la crisi climatica?

In molti casi le persone che negano la questione siccità spesso sono le stesse che non credono alla crisi climatica.

Il problema principale è che oggi i negazionisti hanno tantissima visibilità sui social. Secondo il recente report “Deny, Deceive, Delay: Documenting and Responding to Climate Disinformation at COP26 and Beyond”, pubblicato dall’Institute for Strategic Dialogue and the Climate Action Against Disinformation (ISD), la “disinformazione climatica è diventata più complessa, evolvendosi dalla negazione assoluta in ‘discorsi di ritardo’ identificabili per sfruttare il divario tra adesione e azione”

In base a quanto emerso dal rapporto, nella maggior parte dei casi i contenuti anti-clima più importanti provengono da una manciata di esperti influenti, molti con account verificati sui social media. L’analisi di 16 account che “diffondono” molta disinformazione climatica su Twitter ha rivelato 13 sottogruppi che convergevano in gran parte attorno alle comunità anti-scienza e cospirative negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada.

Anche nel nostro Paese, purtroppo, viene dato spazio a chi nega o minimizza l’esistenza della crisi climatica, che sta stravolgendo le nostre vite. Proprio qualche settimana fa su Rai 3 gli italiani hanno assistito ad un triste siparietto: nel corso della trasmissione Cartabianca, condotta, da Bianca Berlinguer è stato invitato Francesco Borgonovo, giornalista del quotidiano La Verità che ha messo in discussione il fenomeno del riscaldamento globale. Una serie di frasi inammissibili, che hanno portato il noto climatologo Luca Mercalli, che era stato invitato in trasmissione, a chiudere il collegamento.

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La verità è che credere al complotto per tanti diventa un’operazione più semplice rispetto ad ammettere una verità drammatica: ovvero gli abitanti del nostro Pianeta sono sull’orlo della catastrofe e la responsabilità è innanzitutto la loro. Credere che sia tutta una grande menzogna inventata da governanti e dai “poteri forti”, forse, è molto più facile e in questo modo nessuno si sente responsabile e spronato ad agire per cambiare la situazione.

Ma non è il momento del negazionismo, che nuoce soltanto all’ambiente e alla popolazione. È il momento della presa di consapevolezza e di preservare a tutti i costi l’oro blu.

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Fonti: Twitter/Institute for Strategic Dialogue and the Climate Action Against Disinformation (ISD)

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