Dall’Oceano Pacifico all’Atlantico coast to cost in bicicletta: a 59 anni Alberto Vaghi percorre 6.700 km in 25 giorni

Alberto Vaghi ha portato a termine la sua impresa, completando la Trans Am Bike Race, una gara ciclistica no-stop di oltre 6700 km che attraversa gli Stati Uniti

Alberto Vaghi, cinquantanovenne di Rivarolo Canavese (nella città metropolitana di Torino), ce l’ha fatta: è riuscito a portare a termine la sua impresa. E di impresa si tratta dato che ha completato la Trans Am Bike Race, una gara ciclistica no-stop di oltre 6700 km che attraversa gli Stati Uniti dal Pacifico all’Atlantico.

Una coast to coast che parte da Astoria, nell’Oregon, e arriva a Yorktown, in Virginia. Vaghi ci ha impiegato 25 giorni, in sella giorno e notte attraversando 10 Stati e 4 diversi fusi orari. Un viaggio epico, con condizioni meteo proibitive, passando dalla neve e le temperature sotto lo zero in Wyoming e Montana, fino al caldo tremendo oltre i 40 gradi del Kansas.

La Trans Am Bike Race è una vera e propria sfida contro se stessi, un’avventura rigorosamente in solitaria. È questione di gambe, di allenamento, di forma fisica, di muscoli che resistono giorno dopo giorno, certo, ma è anche soprattutto questione di testa di trovare la forza dentro di te per superare ogni ostacolo e avversità.

Vaghi non è nuovo ad imprese del genere

Ma Alberto ci è riuscito ed ora è potuto tornare a casa, dove lo attendevano amici, tifosi, dirimpettai, e naturalmente la sua famiglia che ha organizzato una piccola festa per accogliere il suo campione. Di professione rappresentante commerciale, Vaghi non è nuovo ad imprese del genere.

Ha infatti alle spalle notevoli sfide di Ultracycling vinte come la Transcontinental Europea e la Capo Nord nonché diverse Ultra Randonnèes. Tutto è nato nel 2014, grazie a due amici che lo hanno spinto ad incuriosirsi a questo tipo di avventure.

Alberto aveva già provato lo scorso anno a partecipare alla La Trans Am Bike Race, ma a causa di un infortunio, era stato costretto al ritiro. Nel 2020 il Covid si era messo di mezzo. Quest’anno invece tutto è filato liscio. Per farvi capire la portata della gara, erano appena 50 gli iscritti.

Si tratta di un evento evento ultracycling in modalità no-stop: i partecipanti devono affrontare il percorso in autosufficienza. Non c’è un tempo massimo e il tempo totale di arrivo comprende sia quello pedalato che quello per le soste e per tutte le esigenze a cui si deve far fronte da soli. Ogni forma di assistenza esterna è infatti vietata e punita dal regolamento.

Alberto ha dovuto affrontare tantissime difficoltà

Vaghi, che in base alle temperature ha pedalato di giorno o di notte, ha dormito qualche volta in motel o negli uffici postali (che negli States sono sempre aperti), ma anche sulle panchine lungo le strade, in caso di necessità. Il tutto con brevi pisolini di tre o quattro ore alla volta, non di più.

E negli ultimi due giorni non si è nemmeno fermato, perché non vedeva l’ora di tagliare il traguardo. Il cibo non è certo da ristorante stellato: 25 giorni a fila a mangiare hamburger e piatti americani ben poco salutari.

Fondamentale, come detto, la preparazione ma tanto fa anche la determinazione. Ci sono momenti di sconforto durissimi da cui si deve uscire da soli. Bisogna adattare la propria andatura alle forze disponibili e alle condizioni ambientali, facendo fronte ovviamente anche ad eventuali imprevisti.

Alberto ha dovuto affrontare una discesa dai 3500 metri di un passo che, a causa del vento contrario fortissimo, non riusciva neanche a percorrere. O ancora una tempesta con pioggia, grandine e fulmini quando ancora gli mancavano 70 km dalla città più vicina, dato che negli USA le distanze si moltiplicano e i centri abitati sono lontanissimi tra loro. Eppure ci è riuscito, insegnando a tutti di nuovo che gli ostacoli sono solamente nella nostra testa.

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