Le feci delle specie in via di estinzione potrebbero aiutare a combattere le ulcere diabetiche, lo studio

Una ricerca guidata dall’Università di Sheffield (Regno Unito) suggerisce un innovativo utilizzo delle feci di alcune specie in via di estinzione, come coadiuvanti nel trattamento delle ulcere diabetiche. La scoperta, se confermata, apre le porte a nuove speranze per i pazienti

Gli escrementi di alcuni animali in via di estinzione potrebbero essere la fonte di un potenziale nuovo trattamento per i batteri infettivi che causano le ulcere del piede diabetico: la ricerca è stata guidata dall’Università di Sheffield (Regno Unito) e, se confermata, apre le porte a nuove speranze per i pazienti.

Gli scienziati hanno dimostrato che le feci di alcune specie, tra cui babbuini della Guinea, lemuri e maiali Visayan, contengono batteriofagi che potrebbero essere utilizzati nella lotta contro le ulcere diabetiche difficili da trattare, che affliggono non pochi pazienti.

Un comune il campanello d’allarme di livelli troppo elevati di zucchero nel sangue è proprio il cosiddetto piede diabetico, una neuropatia che include tutte le complicanze legate al diabete mellito a carico dei nervi periferici. Anzi, il danno ai nervi periferici è il tipo più comune di danno ai nervi per le persone affette da diabete.

Leggi anche: Piedi prime spie del diabete: i segnali sulle dita che avvisano di alti livelli di zuccheri nel sangue

I ricercatori di Sheffield hanno scoperto che alcune sostanze presenti naturalmente nelle feci sono in grado di uccidere specie batteriche resistenti agli antibiotici, spesso causa delle ulcere del piede e che sono responsabili di 7.000 amputazioni all’anno solo nel Regno Unito.

I batteriofagi sono virus che infettano esclusivamente i batteri e quindi possono essere utilizzati a nostro vantaggio per combattere e distruggere efficacemente i batteri multiresistenti, una piaga che purtroppo è destinata a peggiorare con l’utilizzo massiccio di antibiotici.

Leggi anche: Resistenza agli antibiotici: è già una delle cause principali di morte nel mondo, i dati shock

In questo studio i ricercatori hanno utilizzato la materia fecale degli animali dello Yorkshire Wildlife Park (YWP) per isolare diversi batteriofagi che potrebbero essere utilizzati per curare con successo i pazienti con piede diabetico.

Una volta intraprese ulteriori ricerche, i virus presenti in natura potrebbero potenzialmente essere inclusi nelle medicazioni applicate alle ulcere del piede diabetico al momento incurabili.

Finora siamo riusciti a trovare virus antibatterici nei babbuini della Guinea, nelle giraffe, nei lemuri, nei maiali Visakan e nei binturong, e stiamo lavorando duramente per svilupparli in trattamenti validi per i pazienti la cui prossima opzione è la perdita di un dito del piede, piede o gamba

La ricerca potrebbe essere “utile” anche per un altro motivo, fornendo una ragione ancora più forte per preservare gli animali in via di estinzione, come se l’importanza di salvaguardare la biodiversità non fosse di per sé sufficiente.

La terapia fagica è stata utilizzata nel Regno Unito alcune volte per trattare la sepsi e in un piccolo numero di infezioni del piede diabetico, ma questa è la prima volta nella quale i ricercatori hanno verificato la possibilità di usare il potenziale dei fagi presenti nel’’ambiente su scala più ampia e dai rifiuti di specie in pericolo.

Si stima che il 25% dei pazienti diabetici finisca per soffrire di un’ulcera al piede, e il numero dei diabetici, purtroppo, è in costante aumento. Inoltre molti di loro non rispondono al normale trattamento antibiotico a causa della resistenza dei batteri, provocando circa 7.000 amputazioni all’anno solo nel Regno Unito.

E in Italia?

Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, nel nostro Paese i dati ISTAT del 2020 stimavano una prevalenza del diabete pari al 5,9%, che corrisponde a oltre 3,5 milioni di persone, con un trend in aumento, seppure lento, negli ultimi anni, con prevalenza nel ultra 75enni.

Inoltre, dall’ultimo rapporto dell’OCSE emerge che nel nostro Paese la resistenza agli antibiotici è un problema grave, con un’infezione su tre che non risponde ai farmaci.

Leggi anche: Resistenza agli antibiotici: in Italia 1 infezione su 3 non guarisce con i farmaci, l’allarme dell’OCSE

E chissà, la strada intrapresa potrebbe anche essere una porta verso il trattamento di altre infezioni che oggi rischiano di essere fatali a causa della multiresistenza agli antibiotici.

Seguici su Telegram | Instagram Facebook | TikTok | Youtube

Fonte: Università di Sheffield

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook