Anche il prosciutto di San Daniele è in crisi a causa dei rincari (e c’è chi sospende la produzione)

Aumentano i costi di produzione del Prosciutto San Daniele, dovuti ai rincari delle materie prime. Ciò ha spinto alcune aziende, come il prosciuttificio Dok Dall’Ava, a sospendere temporaneamente la produzione, poiché i prezzi elevati rendono antieconomica l'attività

Sarà un autunno-inverno difficile un po’ per tutti, considerando i rincari a cui stiamo assistendo (vedi ad esempio la cancelleria per la scuola così come anche molti cibi e prodotti di uso comune).

Un problema che sta colpendo anche il Prosciutto di San Daniele e le aziende che lo producono.

A parlare della “crisi” del settore è il direttore del Consorzio del Prosciutto di San Daniele, Mario Cichetti, che ha reso note le difficoltà che le aziende stanno affrontando a causa degli aumenti dei costi delle materie prime.

In particolare Cicchetti ha spiegato che i rincari sono dovuti a:

Un calo fisiologico di qualche punto percentuale dei suini e l’aumento dei costi primari, dei trasporti, dell’energia, dei mangimi, che hanno fatto lievitare significativamente le quotazioni delle materie prime per la salumeria.

In particolare, le cosce di suino, elemento fondamentale per la produzione del prosciutto, hanno registrato un incremento del 20% rispetto all’anno precedente, mettendo a dura prova la sostenibilità economica del settore.

La commissione unica nazionale per i suini stabilisce settimanalmente il prezzo di riferimento, che è stato fissato a 6,20 euro al chilo. Tuttavia, per molte aziende come il prosciuttificio Dok Dall’Ava, questo prezzo è diventato insostenibile, arrivando a toccare i 6,40 euro al chilo (considerate che l’anno scorso era di 4,2 euro al chilo).

Tali prezzi hanno costretto diverse imprese a sospendere temporaneamente la lavorazione. 

L’ha fatto sapere ad esempio Carlo Dall’Ava, proprietario dell’omonimo prosciuttificio, che ha dichiarato:

Oltre quella cifra, che per noi poi diventa 6,40 euro, abbiamo deciso di non salare. Con quei prezzi non ha senso produrre, è antieconomico e quest’anno è accaduto diverse volte.

I costi aggiuntivi hanno portato ad un aumento dei prezzi anche per i consumatori finali, ma solo parzialmente, poiché gli imprenditori hanno assorbito gran parte dell’aumento.

La prospettiva per l’inverno non è certo rosea, con i consumi in calo e molte persone che tagliano le spese.

Nonostante tutta questa situazione, il San Daniele non sembra risentire di un calo nei volumi produttivi e Cicchetti fa sapere che vi è addirittura una piccola crescita dell’1%.

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