Smart working o lavoro in ufficio? Uno dei due riduce la produttività del 18%, indovina quale

Tornare in ufficio a tempo pieno, rimanere in smart working o trovare un compromesso? Le ricerche in merito non sono concordi

Il dilemma tra il ritorno in ufficio o il persistere dello smart working sta scatenando discussioni tra dirigenti e dipendenti. Una ricerca americana condotta da economisti del Massachusetts Institute of Technology e dell’Università della California su giovani neoassunti in India sembra propendere per la prima opzione.

Ha infatti evidenziato che il lavoro da casa riduce la produttività del 18% rispetto a chi lavora in ufficio. Una parte significativa di questa diminuzione (circa 2/3) si è manifestata fin dal primo giorno ed è emerso che coloro i quali preferiscono il lavoro da remoto sono ancora meno produttivi rispetto a coloro che preferiscono l’ufficio.

C’è però il grande risparmio sugli affitti degli immobili

Non solo. I dipendenti che preferivano lavorare da casa erano ancora meno produttivi di quelli che avrebbero preferito essere in ufficio. Parliamo in questo caso di un 27% in meno rispetto a un più rassicurante 13% in meno per i lavoratori che prediligono l’ufficio.

Tuttavia questo non convince chi punta tutto sullo smart working che sostiene che la ricerca è poco veritiera dato che i lavoratori in questione sono stati assunti di recente. Per questo motivo i loro risultati potrebbero differire da quelli dei “vecchi” dipendenti che passano a una modalità remota dopo aver lavorato sempre in ufficio.

Un punto a favore del lavoro remoto è invece il risparmio sugli affitti degli immobili. Anche se ciò potrebbe influenzare negativamente la produttività, secondo Jose Maria Barrero – economista – l’abbattimento dei costi immobiliari potrebbe giustificare il minor rendimento.

Nonostante gli sforzi per trovare una buona soluzione, non c’è ancora una risposta definitiva

Un’altra analisi della società di consulenza McKinsey & Co, tra i propri dipendenti ha rilevato che lavorare metà in smart working e metà in loco era il compromesso migliore. Viceversa altri studi hanno scoperto che gli accordi ibridi non hanno avuto un impatto significativo sulla produttività, sebbene i dipendenti fossero sostanzialmente più felici.

Insomma, non sembra essere facile arrivare a una soluzione in grado di soddisfare tutti e – soprattutto – di garantire risultati sicuri in un senso o nell’altro. E così il dibattito continua: Airbnb promuove la libertà di lavorare ovunque, mentre istituzioni finanziarie come Goldman Sachs vogliono un ritorno in ufficio a tempo pieno. Chi avrà ragione in termini di produttività?

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Fonte: Bloomberg

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