10 poesie contro la guerra, le più significative da leggere proprio oggi

Contro la guerra, nel nostro piccolo, non possiamo fare molto, se non tentare di leggere con ragionevolezza le varie narrazioni proposte. Se è vero che solo la conoscenza rende liberi, è altrettanto vero che è proprio nella conoscenza e nella lettura che possiamo trovare uno spiraglio di bellezza. Da Jacques Prévert a Gianni Rodari, passando per Trilussa ed Erri De Luca, oggi abbiamo scelto per voi 10 poesie

Ci sono cose da non fare mai, né di giorno, né di notte, né per mare, né per terra: per esempio, la guerra”, riecheggiano le parole di Gianni Rodari, riecheggiano le sue e quelle di tanti altri. Possibile che l’uomo non abbia imparato? Possibile, certo che possibile.

Assuefatta già alla guerra in Ucraina (ricordate all’inizio del 2022 che fermento?) e inconsapevole di mille altre guerre che si perpetuano da anni in molti angoli del globo, ora l’umanità intera rimane pietrificata dinanzi agli attacchi di Hamas in Israele. Fa rabbia e sgomento il modo in cui quegli attacchi sono stati sferrati, nemmeno la più giusta delle ragioni giustifica una tale mattanza. Soluzioni?

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Noi ben poche, se non quelle di tentare di conoscere quanto più possibile la storia e insegnare almeno alle generazioni future, futuri dirigenti e politici, che una guerra porta solo sofferenza e distruzione. Come farlo? Attraverso i libri, senza ombra di dubbio, e tutta quella bellezza che ci può trasmettere non solo un testo in prosa, ma anche la poesia.

Contro la guerra si sono schierati tutti i più grandi poeti e intellettuali della storia, noi abbiamo scelto 10 poesie per noi tra le più significative:

Promemoria, Gianni Rodari

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.

Filastrocca un po’ burlona, Gianni Rodari

Filastrocca un po’ burlona
per divertire qualunque persona:
se la salita fosse in discesa,
se la montagna stesse distesa,
se tutte le scale andassero in giù,
se i fiumi corressero all’insù,
se tutti i giorni fosse festa,
se fosse zucchero la tempesta,
se sulle piante crescesse il pane,
come le pesche e le banane,
se mi facessero il monumento…
io non sarei ancora contento.
Voglio prima veder sprofondare
tutte le armi in fondo al mare.

Filastrocca corta e matta, Gianni Rodari

Filastrocca corta e matta,
il porto vuole sposare la porta,
la viola studia il violino,
il mulo dice: – Mio figlio è il mulino -;
la mela dice: – Mio nonno è il melone -;
il matto vuole essere un mattone,
e il più matto della terra
sapete che vuole? Fare la guerra!

Valore, Erri De Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finché dura un pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi
vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere
in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome
del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

La ninna nanna della guerra, Trilussa

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Ho dipinto la pace,  Talil Sorek

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

Ecco gli elmi dei vinti, Bertolt Brecht

Ecco gli elmi dei vinti, abbandonati
in piedi, di traverso e capovolti.
E il giorno amaro in cui voi siete stati
vinti non è quando ve li hanno tolti,
ma fu quel primo giorno in cui ve li
siete infilati senza altri commenti,
quando vi siete messi sull’attenti
e avete cominciato a dire sì.

I bambini giocano alla guerra, Bertolt Brecht

I bambini giocano alla guerra.
È raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
È la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

Shemà, Primo Levi

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

Il discorso sulla pace, Jacques Prévert

Sul finire di un discorso di grande importanza
l’insigne statista esitando
su una bella frase assolutamente vuota
ci cade dentro
e impacciato la bocca spalancata
affannato
mostra i denti
e la carie dentaria dei suoi paciosi ragionamenti
scopre il nervo della guerra
il cruciale problema del denaro.

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