Il granchio blu invade anche la Grotta del Bue Marino in Sardegna, il più importante scrigno di biodiversità al mondo

Il granchio blu scoperto nella meravigliosa Grotta del Bue Marino. Una inquietante rivelazione e una constatazione altrettanto allarmante: il granchio blu riesce a spingersi e a sopravvivere in ecosistemi più estremi e fragili come le grotte marine

Il granchio blu invade anche le grotte sarde. Accade nella meravigliosa Grotta del Bue Marino, uno dei più importanti hotspot di biodiversità del mondo, dove gli speleosub hanno prelevato campioni per scoprire cosa abbia mai attratto il predatore in un ambiente così estremo e povero di risorse alimentari.

Il granchio blu è una specie molto vorace, è un predatore onnivoro molto più grande di qualsiasi altro granchio e che da adulto praticamente non ha predatori. È nativo nell’Oceano Indiano Occidentale, dal Pakistan fino al Golfo Arabico, sulla costa orientale dell’Africa, Madagascar, Maurizio e Mar Rosso, ma ormai da anni si sta espandendo a macchia d’olio anche nel Mediterraneo.

Leggi anche: Granchio blu, perché cucinarlo non è la soluzione all’emergenza

È il primo anno che osserviamo il granchio blu nei mari del Golfo di Orosei ma non avremmo mai pensato di trovare diversi esemplari anche in grotta, e per di più si sono addentrati ad oltre mezzo chilometro dall’ingresso e in due rami del sistema. Siamo rimasti stupiti e abbiamo immediatamente allertato i ricercatori, spiega Andrea Marassich, speleosub e presidente di Phreatic APS.

Il Callinectes sapidus, comunemente noto come il granchio nuotatore blu atlantico, è un crostaceo originario del versante americano dell’Oceano Atlantico ed è giunto nel Mediterraneo attraverso le acque di zavorra delle navi commerciali. Sebbene siano discreti nuotatori, questi crostacei restano legati alla vita sul fondo marino. Tuttavia, presentano uno stadio larvale che vive nella colonna d’acqua e che viene trasportato passivamente dalle correnti, finendo per colonizzare nuove aree.

Ciò che preoccupa gli studiosi è che il granchio blu è noto come un predatore che si nutre di una vasta gamma di prede e sostanzialmente di tutto ciò che trova sul suo cammino, la sua presenza in grotta potrebbe rappresentare una minaccia per gli organismi adattati alla vita sotterranea, che spesso sono poco numerosi e vulnerabili.

Siamo davanti a una grave e concreta minaccia per l’ecosistema perché il granchio blu è un predatore di grosse dimensioni e non ci aspettavamo si spingesse nelle grotte, che sono ambienti hanno scarse risorse alimentari –  spiega Fabio Stoch, ricercatore alla Libera Università di Bruxelles, biospeleologo. Invece il granchio blu c’è e si adatta, e averlo trovato così distante dall’ingresso ci fa capire quanto questa specie aliena possa essere invasiva. Se inizia a riprodursi e a invadere quegli spazi con costanza, potrebbe causare la scomparsa delle specie endemiche, ovvero esclusive di quella grotta, che esistono in comunità piccole e fragili, e quindi portare alla distruzione dell’intero habitat, con una reazione a catena che influenzerebbe tutto l’ambiente circostante.

L’elemento che più allarma gli studiosi che per la prima volta osservano questa specie aliena in una grotta, è che la sua presenza nel Bue Marino non sembra occasionale o sporadica, gli esemplari sono stati infatti trovati a diverse distanze all’interno della grotta, a oltre 500 metri dall’ingresso, sia nel Ramo Nord che nel Ramo di Mezzo.

https://www.youtube.com/watch?v=s3Wb8YoUIEc

La Grotta del Bue Marino

La Grotta del Bue Marino è l’ultimo sito di riproduzione conosciuto per la foca monaca in Italia. Con uno sviluppo esplorato di oltre 20 km, rientra in un articolato sistema carsico che attualmente si estende per oltre 70 km e che ricopre un’area complessiva di quasi 29mila ettari tra i comuni di Baunei, Dorgali e Urzulei. La grotta, già frequentata in epoca neo-eneolitica (circa 4000 a.C.), da oltre 50 anni è visitata da decine di migliaia di persone (almeno nella sua parte turistica) e da speleologi provenienti da tutto il mondo.

Prima dell’inizio dei monitoraggi da parte della Società Speleologica Italiana, nella Grotta del Bue Marino erano riportate ben 50 specie animali, di cui 28 considerate sotterranee, acquatiche o terrestri; questa analisi già poneva la cavità ai primi posti per biodiversità sotterranea in Italia e nel mondo: le grotte con 25 o più specie sono infatti considerate “hotspot di biodiversità” a livello mondiale (nel 2019 erano note solamente 24 di queste grotte in tutto il mondo, di cui 16 nella zona temperata). Durante i più recenti monitoraggi della Società Speleologica Italiana sono state complessivamente raccolte e identificate almeno altre 21 specie, prevalentemente marine (e in piccola parte legate ad acque anchialine) che non erano mai state rilevate prima e si aggiungono alla folta lista precedente.

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonte: Phreatic

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook