Orche in cattività, le confessioni di un ex addestratore pentito: tutto quello che i parchi acquatici non vogliono farti vedere

Cosa si nasconde dietro agli spettacoli di orche e delfini in cattività? Tutto l'orrore possibile denunciato anche dagli ex addestratori. Nel suo libro Beneath the Surface l'allenatore di orche John Hargrove racconta della sua esperienza nelle strutture del Sea World e ciò che ha visto con i suoi occhi ogni giorno

Come vivono gli animali in cattività, strappati dal loro ambiente naturale, catturati nell’oceano per finire in una vasca e costretti a esibirsi davanti a un pubblico in festa come nel caso delle orche? Terribilmente, la loro non può nemmeno essere chiamata vita. E quello che possiamo vedere dall’esterno è solamente la punta dell’iceberg.

Depressione, frustrazione, stress tale da spingere gli esemplari a comportamenti stereotipati, molto spesso autolesionisti. Conosciamo forte tutti il video di Kiska, l’orca più sola del mondo che, disperata all’inverosimile, è arrivata a sbattere la testa ripetutamente contro il vetro della sua vasca.

Kiska è morta dopo 40 anni in cattività, come lei anche l’orca Tilikum imprigionata al SeaWorld di Orlando dal 1983 e deceduta solo pochi anni fa. Phil Demers, ex allenatore del Marineland Canada e oggi attivista, si batte perché orche e delfini non vengano più sfruttati e rinchiusi nei delfinari.

Anche John Hargrove, addestratore del SeaWorld, ha deciso di allontanarsi da quel raccapricciante mondo dopo 20 anni e ha scritto un libro-testimonianza dal titolo Beneath the Surface, traducibile come Sotto la superficie.

Nel suo lavoro Hargrove, protagonista anche del documentario Blackfish, descrive la vita delle orche in natura, creature estremamente intelligenti e socievoli, sbattendoci in faccia l’atroce condizione dei predatori in cattività. Il contrasto è sconvolgente se si pensa alle orche in natura e alla loro reclusione a vita nei centri di SeaWorld e non solo.

In queste strutture l’etica è pressoché assente. Si arriva così a parlare di inseminazione artificiale affinché le orche mettano al mondo nuovi esemplari da sfruttare, la consanguineità, i maltrattamenti, somministrazione di psicofarmaci come il Valium fino agli incidenti mortali con il decesso di 4 colleghi addestratori di orche.

Abbiamo avuto orche sotto terapia farmacologica ogni giorno della loro vita, denuncia John Hargrove nel suo libro.

Non possiamo avere idea di tutto l’orrore che si nasconde dietro a SeaWorld o ai delfinari del mondo perché i responsabili di questi luoghi non vogliono affatto che ciò si venga a sapere. Da lì questa denuncia su carta e il desiderio di Hargrove di informare le persone su ciò che accade in quelle strutture e spingerle a ripensare il rapporto tra l’essere umano e le orche assassine, cercando a tutti i costi di forzarlo, stravolgerlo per i propri scopi.

Tutta questa sofferenza, questi abusi non valgono il prezzo di uno spettacolo.

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