Non solo granchio blu, c’è un’altra specie aliena che sta minacciando l’ecosistema italiano

La salute dell'ecosistema acquatico italiano è messa a rischio non solo dal granchio blu ma anche dal gambero della Louisiana, un'altra specie aliena invasiva che è stata avvistata nel nostro Paese già da tempo ed è considerata pericolosa per diversi motivi

Negli ultimi tempi, in Italia si parla tanto del granchio blu ma questa non è l’unica specie cosiddetta aliena di cui dovremmo preoccuparci. Per chi non lo sapesse, con il termine “specie aliena” si fa riferimento ad alcuni organismi viventi (piante, animali, microrganismi) che vengono introdotti in un ambiente diverso da quello in cui sono originariamente presenti.

Si tratta di introduzioni che possono avvenire deliberatamente o accidentalmente attraverso l’attività umana (ad esempio il commercio internazionale, il trasporto di merci, il turismo o la migrazione) ma – al di là delle motivazioni – i rischi da considerare sono seri. Le specie aliene, infatti, possono diventare “invasive”, causando problemi ecologici, economici o addirittura sanitari.

Ma, tornando alla situazione del nostro Paese, oltre alle preoccupazioni generate dall’invasione del granchio blu (originario delle coste atlantiche degli Stati Uniti) dovremmo considerare anche un altro protagonista nella lista delle specie che possono minacciare gli ecosistemi italiani. Si tratta del gambero della Louisiana.

Noto scientificamente come Procambarus clarkii, questo gambero è lungo circa 15-20 centimetri e ha un peso che può raggiungere i 300 grammi, è quindi notevolmente più grande dei gamberi fluviali autoctoni.

Originario degli Stati Uniti, questo gambero è stato introdotto in Europa, creando preoccupazioni per gli ecosistemi acquatici del nostro continente.

Finora, in Italia era stato avvistato principalmente nelle zone settentrionali del Po, ma segnalazioni recenti lo indicano anche nelle vicinanze di Alessandria (Torrente Orba) e nel Lago Costa in Trentino, dimostrando una sua preoccupante espansione sul territorio italiano.

I rischi associati al gambero della Louisiana

Uno dei principali problemi del gambero della Louisiana è la sua alimentazione onnivora. Questo significa che si nutre di una vasta gamma di organismi acquatici, tra cui larve, girini, invertebrati, anfibi e persino piccoli pesci. La sua presenza minaccia dunque l’intero ecosistema ittico, poiché altera la catena alimentare e influisce negativamente sulla popolazione di altre specie native.

Un altro rischio, probabilmente il più grave, associato al gambero della Louisiana è la sua abitudine di scavare tane, simile a quanto fanno le nutrie. Questa attività può danneggiare gli argini dei corsi d’acqua, aumentando il rischio di erosione e inondazioni.

Ma non è ancora tutto. Il gambero della Louisiana è portatore di una malattia nota come “peste del gambero,” patologia che può essere letale per i gamberi autoctoni e di conseguenza mettere a repentaglio la biodiversità degli ecosistemi acquatici italiani.

Inoltre, il gambero della Louisiana dimostra una notevole resistenza all’inquinamento. Questo significa che può prosperare anche in acque inquinate, accumulando tossine e batteri che possono compromettere ulteriormente la salute degli ecosistemi acquatici.

E in ultimo c’è anche un discorso economico: diverse specie invasive, tra cui anche il granchio blu, i pesci scorpione e le nutrie, impongono annualmente un costo finanziario globale che supera i 390 miliardi di euro, come evidenziato da un recente studio delle Nazioni Unite.

La valutazione, frutto di quattro anni e mezzo di lavoro di 86 esperti, tra cui scienziati e comunità indigene, è stata prodotta dalla Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (Ipbes), il principale organismo delle Nazioni Unite sulla scienza della biodiversità.

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Fonte:  Provincia di Trento / Ispra

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