L’influenza aviaria sta facendo strage di leoni marini e foche: in migliaia morti in tutto il mondo

L'aviaria non colpisce solamente gli uccelli, le vittime più note di questo virus, ma anche altri animali come leoni marini e foche, e l'ecosistema sta già pagando il prezzo della diffusione di questa terribile pandemia

È stata definita dagli scienziati come la “prossima pandemia”, un virus devastante che da anni sta sterminando in tutto il mondo milioni di uccelli, ma anche mammiferi terrestri e marini. È l’influenza aviaria, una malattia che fa tremare biologi e altri scienziati.

Gli effetti sull’ecosistema li vediamo tutti. Cigni, pulcinelle di mare, rapaci infetti ovunque, ma anche leoni marini in Perù e Cile. In questi due Paesi dell’America del Sud si sono susseguiti eventi di mortalità di massa tra la popolazione di leoni marini.

Solamente a inizio 2023, oltre 3000 carcasse sono state recuperate dagli operatori lungo le coste peruviane. Secondo gli studiosi, 20.000 leoni marini sono morti dopo aver contratto il ceppo altamente patogeno H5N1 nelle riserve di Perù e Cile. Il bilancio complessivo è allarmante.

L’influenza aviaria non risparmia nessuno ed è arrivata anche in territori remoti, come in Antartide. Dallo scorso ottobre, sono stati confermati casi tra uccelli stercorario maggiore, gabbiani e anche foche in otto siti antartici.

I ricercatori hanno lanciato l’allarme sin da subito, spiegando come la diffusione del virus rappresenti una minaccia costante per la biodiversità globale.

Se alcune popolazioni di animali selvatici risultano comunque stabili anche a seguito dell’aviaria, altre potrebbero non avere la stessa fortuna. Diffondendosi a macchia d’olio, l’influenza aviaria potrebbe portare alcune specie sull’orlo del baratro, causandone un collasso.

Ma quali sono le conseguenze? La perdita di diversità biologica e del ruolo che quegli animali svolgono nel loro habitat. Leone marini e foche, ad esempio, sono predatori e contribuiscono a mantenere l’equilibrio di mari e oceani e dei pesci qui distribuiti.

È essenziale dunque gestire il virus e le sue mutazioni, problema affrontato in un recente studio scientifico, per limitarne la diffusione tra le specie, essere umano compreso.

L’emergenza non è terminata e le amministrazioni continuano a raccomandare alla cittadinanza di non toccare uccelli e altri animali deceduti, ma di segnalarli agli organi competenti per contrastare nuovi focolai e casi di aviaria.

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