Riutilizzo imballaggi, perché anche l’Italia dovrebbe subito adottare un sistema di deposito cauzionale

Lo scorso 30 novembre la Commissione europea ha ufficialmente presentato la propria bozza per il nuovo regolamento sugli imballaggi, per incentivare il riuso e la ricarica. Tra le novità introdotte nella bozza di regolamento che stanno facendo discutere, c’è la proposta di sistemi di deposito cauzionale obbligatori per imballaggi monouso per liquidi alimentari in plastica e in metallo

Sono passate due settimane da quando la Commissione Ue ha proposto un rivoluzionario regolamento (il PPWR, Packaging and Packaging Waste Regulation) che ha l’obiettivo di ridurre lo spreco degli imballaggi, puntando sul riuso e su pratiche virtuose come il vuoto a rendere.

Il primo scopo è quello di prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio, ridurne la quantità, imporre restrizioni agli imballaggi inutili e promuovere soluzioni di packaging riutilizzabili e ricaricabili. In più, si punta a promuovere il riciclaggio di alta qualità (“riciclaggio a circuito chiuso”), rendendo tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’Ue riciclabili in modo economicamente sostenibile entro il 2030.

Ma in Italia il dibattito pare si stia concentrando solo su un punto: la previsione di un Sistema cauzionale DRS, che è contenuta nell’articolo 44 della proposta e che ne decreterebbe l’introduzione obbligatoria entro il 2029 per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari fino a 3 litri (con esclusione di contenitori per latte e derivati, vino ed alcolici), non è piaciuta a molti.

Ne parlammo qui: Riutilizzo imballaggi, ecco perché il regolamento europeo per ridurre le quantità prodotte non piace alle aziende

La Coalizione della Campagna A Buon Rendere, che promuove l’introduzione in Italia di un sistema di deposito cauzionale, prova però a districare la matassa di informazioni sull possibile adozione di un DRS in Italia.

Cosa dispone l’art. 44 e perché andrebbe implementato il DRS

Tale articolo prevede un’introduzione obbligatoria del DRS entro il 2029 per bottiglie in plastica e contenitori in metallo per liquidi alimentari nei paesi che non hanno ancora istituito tale sistema. Possono venire tuttavia esentati quei Paesi che dimostrino di riuscire a conseguire il 90% di raccolta per contenitori per bevande quali bottiglie di plastica e lattine in modo non episodico nei due anni che precedono l’avvio del DRS.

Se da un lato c’è chi pensa che il Regolamento sia “incentrato sul solo riuso” e che venga richiesto all’Italia di “compiere un salto nel buio”, dall’altro, secondo la Coalizione a Buon Rendere, il concetto di “riuso” andrebbe inserito e sviluppato gradualmente nelle strategie di circolarità, dal momento che l’introduzione obbligatoria del DRS (al 2029) è prevista per contenitori in plastica e metalli, materiali con ogni evidenza vocati al riciclo, non al riuso.

E questo – dicono dalla Coalizione – congiuntamente ad altre previsioni strettamente collegate al riciclo, quali la definizione di obiettivi minimi di contenuto di riciclato, e l’obbligo di “design per il riciclo”, dimostra che il Regolamento proposto è invece soprattutto una roadmap per consolidare le filiere del riciclo, supportandone l’ulteriore crescita con strumenti operativi e sistemici.

Il DRS – come dimostra l’evidenza maturata da tutti quei Paesi, che avendo introdotto il DRS, hanno già conseguito il 90% di raccolta dei contenitori per bevande – è soprattutto un buon strumento di consolidamento del riciclo. Consente infatti di massimizzare le intercettazioni di materiali, di migliorarne la qualità, di riservare i volumi di materiali riciclati per le applicazioni più “nobili” (da bottiglia a bottiglia, da lattina a lattina). Presupposti essenziali per garantire la massima circolarità del settore.

Secondo i dati diffusi da Eurostat, il tasso di circolarità dei materiali nel 2021 è stato in Italia del 18,4% due punti in meno rispetto al 2020, il che ci ha fatto retrocedere al quarto posto in Europa dopo Paesi Bassi (34%), Belgio (21%) e Francia (20%).

Anche la GDO nazionale che giocherebbe un ruolo importante nella raccolta dei contenitori di bevande ha dimostrato un’apertura verso il DRS con due eminenti insegne come Esselunga e Lidl, che nella recente indagine di Greenpeace, si sono dichiarate favorevoli al sistema. Ne abbiamo parlato qui: Da Conad al Gruppo Végé: la plastica usa e getta viene usata ancora in troppi supermercati, la classifica dei peggiori.

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Fonte: Campagna A Buon Rendere

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