Incentivi all’agrivoltaico, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato il decreto, cosa potrebbe cambiare

Installare almeno 1,04 GW di impianti agrivoltaici entro il 30 giugno 2026: questa la sintesi del decreto approvato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che potrebbe davvero incentivare la transizione energetica. Ma il condizionale è d’obbligo, perché il testo deve ora avere il via libera dalla Commissione Europea

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha detto sì alla proposta di decreto sull’agrivoltaico: con gli incentivi previsti dal Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) si punta ora ad installare almeno 1,04 GW di impianti entro il 30 giugno 2026. Si attende però adesso il via libera dalla Commissione Europea.

L’agrifotovoltaico è una delle possibili contromisure contro il caro bollette a cui stanno facendo fronte cittadini e imprese, consentendo la produzione di energia da fonte rinnovabile da immettere in rete, abbattendo i costi per il solo consumo.

E che in più non ha ricadute negative sul consumo di suolo, perché, con questa tecnologia, vengono installati pannelli fotovoltaici sospesi e in elevazione, integrandosi con le produzioni agricole senza “rubare” ulteriori zone di territorio.

A fine 2022, “sul rush finale” il Governo aveva autorizzato impianti di rinnovabile per 7.1 GW, con 54 pareri favorevoli per 2,7 GW per progetti eolici, 56 per l’agrivoltaico, 14 per il fotovoltaico, e 3 per i pompaggi.

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Tutto questo anche perché, proprio pochi giorni prima, pochi giorni fa era stata approvata una proposta di legge del Parlamento europeo secondo la quale non possono passare più di 18 mesi per un’autorizzazione di rinnovabili e non più di 9 se l’impianto sorge in una delle ‘zone di accelerazione’. Se ci sarà l’ok anche della Commissione tutti i Paesi saranno chiamati a adeguarsi. Ma in Italia si arriva anche a 7 anni.

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L’autonomia energetica – spiega il Ministro Pichetto – si costruisce anche puntando sulla vocazione agricola di una grande parte del nostro Paese. Oggi la sfida, che questo decreto interpreta con grande attenzione, è far coesistere nei campi l’eccellenza agricola con soluzioni nuove per generare energia pulita, aprendo opportunità di crescita del settore nel segno della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente. Assieme alle Comunità Energetiche – conclude Pichetto – questo è probabilmente uno dei provvedimenti più qualificanti per cambiare dal territorio il paradigma energetico del nostro Paese e guardare al futuro

Come si legge sul comunicato del MASE, il decreto ministeriale prevede in particolare il riconoscimento di un incentivo composto da un contributo in conto capitale nella misura massima del 40% dei costi ammissibili e una tariffa incentivante a valere sulla quota di energia elettrica prodotta e immessa in rete, con una particolare attenzione alle soluzioni a struttura verticale e con moduli ad alta efficienza.

L’imprenditoria agricola sarà incentivata ad avvalersi di questa con un primo contingente di 300 MW per impianti di potenza fino a 1 MW e un secondo aperto invece anche alle associazioni temporanee di imprese, composte da almeno un soggetto del comparto agricolo per impianti di qualsiasi potenza.

È però indispensabile che per tutto il periodo di vita utile degli impianti siano monitorati il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture.

Per questo investimento è previsto dal PNRR quasi un miliardo e cento milioni di euro e sarà il Gestore Servizi Energetici (GSE) ad occuparsi di gestire l’intera misura.

Si attende ora l’ok definitivo dalla Commissione Europea.

Fonti: MASE / MASE/Twitter

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