Comunità Energetiche contro il caro bollette: cosa sono, dove si trovano in Italia e come si sono staccate dalla rete

Le Comunità Energetiche sono una realtà e possono salvarci dalle crisi. Sono partite in Italia già nel 2020, con la prima “nascita” a marzo 2021, e da allora stanno proliferando. Ma dove sono? Cosa hanno ottenuto, che difficoltà hanno incontrato e a cosa possono puntare? Abbiamo fatto un viaggio virtuale tra di loro, ascoltando la voce di alcuni pionieri promotori.

Continuiamo a dirlo: siamo sull’orlo di una crisi energetica, anzi, stiamo cadendo nel burrone. Lo vediamo con il caro bollette, con l’assoluta mancanza di mezzi contro i tagli alle esportazioni di gas che minaccia la Russia. La via per la soluzione è sempre la stessa: renderci autonomi energeticamente con le rinnovabili. Ad oggi su larga scala difficile ma c’è chi ci sta provando e sta ottenendo non pochi risultati: sono le Comunità Energetiche (CER).

Dall’ultimo studio Elemens-Legambiente è emerso infatti che le CER possono portare riduzioni dei costi in bolletta fino al 25% per le utenze domestiche e condominiali e fino al 20% della spesa energetica di piccole e medie imprese, scuole, distretti artigiani e altri settori ancora.

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La prima CER (Comunità Energetica Rinnovabile) in Italia è stata ‘Energy City Hall’, nata a marzo 2021 nel Comune di Magliano Alpi, in Piemonte, un’associazione registrata all’Agenzia delle Entrate alla quale partecipa il Comune stesso in qualità di coordinatore e prosumer che ha messo a disposizione un impianto fotovoltaico da 20 kilowatt di picco da condividere con la comunità quando non autoconsumata dall’amministrazione.

É stata costituita ufficialmente il 18 dicembre 2020 ai sensi del decreto-legge 162/19 (articolo 42bis) e dei relativi provvedimenti attuativi, quali la delibera 318/2020/R/eel dell’ARERA e il DM 16 settembre 2020 del MiSE .

L’iniziativa è dunque “figlia” del Decreto Milleproroghe 2020: è il 15 settembre 2020 e il Ministro dello Sviluppo Economico di allora Stefano Patuanelli firma il decreto attuativo che definisce la tariffa con la quale si incentiva la promozione dell’autoconsumo collettivo e la costituzione di comunità energetiche da fonti rinnovabili. La firma rende operativa una misura introdotta a dicembre 2019 con il decreto Milleproroghe.

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Ma non è stata poi l’unica: da lì a breve sarebbe partito il cantiere per la costituzione di una CER nel quartiere San Giovanni a Teduccio alla periferia est di Napoli e a seguire altre, fino a delle vere e proprie reti di Comuni che si sono fatti forza insieme (tecnicamente e moralmente) e che oggi sono una realtà. Piccola, sicuramente non sufficiente, ma dimostrativa: si può fare.

Infatti, nel frattempo, dal decreto Milleproroghe del 2020 si è arrivati al Decreto Legislativo n.199 (detta ‘Red II’) che attua la Direttiva UE 11/12/2018, n. 2001, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.285 del 30/11/2021. Tale normativa, con disposizioni in materia di energia da fonti rinnovabili, definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi di incremento della quota di energia da fonti rinnovabili al 2030.

Entrato in vigore il 15 dicembre 2021 presenta, tra le novità più rilevanti, l’incremento al 60% della copertura da fonti rinnovabili dei consumi energetici di edifici nuovi o soggetti a ristrutturazioni rilevanti (obbligo che sale al 65% per gli edifici pubblici). Il provvedimento sarà operativo dopo 180 giorni dalla data di entrata in vigore, per cui per tutti i titoli abilitativi presentati a partire dal 13 giugno 2022.

Ma non finisce qui, perché il decreto definisce anche le procedure e i titoli abilitativi da utilizzare per l’installazione degli impianti negli edifici. Che, ora, possono essere più grandi: in base alla precedente normativa la singola comunità energetica poteva installare impianti dalla potenza massima di 200 kW, mentre adesso sarà possibile arrivare fino a 1 MW.

Cosa sono le Comunità Energetiche (CER) e lo stato dell’arte in Italia

Come spiega il GSE, una Comunità Energetica Rinnovabile è un’associazione di clienti finali, consumatori di energia elettrica, che possono oggi associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, “condividendola”.

Una CER è dunque un soggetto giuridico che si basa sulla partecipazione aperta e volontaria, autonomo (“off grid”) ed  effettivamente controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione detenuti dalla comunità stessa, il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici e/o sociali a livello di comunità ai propri azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

Gli azionisti o membri sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali, a condizione che, per le imprese private, la partecipazione alla comunità di energia rinnovabile non costituisca l’attività commerciale e/o industriale principale.

Una ricerca condotta a dicembre 2021 dalla Luiss Business School in collaborazione con RSE – Ricerca Sistema Energetico ha analizzato la situazione in Italia, mappando 50 iniziative, focus group e interviste con diversi metodi di ricerca, e ha individuato i tre diversi modelli: la Comunità Energetica Solidale di San Giovanni a Teduccio, (Napoli est), caratterizzata da una missione di impatto sociale particolarmente rilevante; la Comunità Energetica di GECO a Bologna, con sperimentazioni tecnologiche in un contesto di edilizia residenziale pubblica nel quartiere periferico del Pilastro a Bologna; la Comunità Energetica di Biccari (Foggia), nata su iniziativa imprenditoriale di un giovane sindaco con un modello di sviluppo energetico molto rilevante per le aree interne del Paese.

Ma da allora la situazione è “proliferata”:   il 4 febbraio di quest’anno, solo per citare un esempio, è nata anche la prima CER in Lombardia, si chiama Solisca, sorge nel comune di Turano Lodigiano ed è stata realizzata da Sorgenia con la collaborazione del piccolo comune. É in grado di produrre circa 50.000 kWh/anno di energia rinnovabile grazie a due impianti fotovoltaici della potenza complessiva di 45 kW, installati sulle aree coperte del campo sportivo e della palestra. Attualmente si compone di nove famiglie, che saliranno presto a 23, una parrocchia e nove utenze comunali.

Lo scorso 18 febbraio è stata anche annunciata la nascita della ‘Comunità per l’efficienza energetica nelle aree del Consorzio Asi di Bari’ , di cui fanno parte Consorzio ASI di Bari, Confindustria Bari BAT e 13 imprese, grandi e piccole, appartenenti a settori molto diversi fra loro.

Ma nel frattempo come si sono evolute le prime realtà? Abbiamo parlato con alcuni pionieri delle CER italiane e gli abbiamo chiesto cosa è stato ottenuto finora, che difficoltà hanno incontrato e a cosa possono puntare ora in questo nuovo quadro normativo.

La CER di Magliano Alpi

scheda comunità magliano alpi

©Sergio Olivero, Presidente del Comitato Scientifico della CER di Magliano Alpi

Abbiamo raggiunto al telefono Sergio Olivero, Presidente del Comitato Scientifico della CER di Magliano Alpi, la prima nata in Italia e che in un certo senso ha fatto scuola, districandosi tra leggi all’epoca ancora “sperimentali”.

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L’esperienza di Magliano Alpi voleva dimostrare che una Comunità Energetica Rinnovabile si poteva impostare alla luce delle regole del recepimento provvisorio della normativa – spiega infatti Olivero – Adesso, con il Decreto Legislativo n.199 […] si conferma come le comunità abbiano decisamente un senso

Non dunque solo un’esperienza pilota ai limiti del fine a se stessa, ma uno strumento che può e deve diffondersi.

scheda comunità magliano alpi

©Sergio Olivero, Presidente del Comitato Scientifico della CER di Magliano Alpi

Il Comune di Magliano Alpi ha deciso di non tenere per sé l’esperienza delle trattative fatte in questo periodo e sta sottoscrivendo degli accordi con altri Comuni italiani ai sensi della legge 142 dell’8 giugno 1990 che permette sugli enti locali di collaborare, e quindi di trasmettere conoscenza. Questo ha portato a siglare a luglio, per esempio, una collaborazione con il Comune di Collesalvetti, in Toscana e con quello di Dolceacqua, in Liguria

Come ci spiega Olivero, infatti, si possono usare anche i fondi PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), con 2,2 miliardi di euro per le CER, ma questi sono destinati ad aiutare i piccoli centri (sotto i 5mila abitanti) e un comune così piccolo non ha le conoscenze e le competenze per affrontare la complessità dei bandi PNRR.

[Siglare collaborazioni] fa cultura, etica, e permette anche di costruire qualcosa di concreto

Così ad agosto è nato GO-CER (Gruppo Operativo Comunità Energetiche Rinnovabili), che si propone come il primo network locale delle capacità professionali necessarie all’attuazione dei progetti, in stretta collaborazione proprio con la ‘Energy City Hall’ di Magliano Alpi.

Con riferimento ai Comuni con i quali il Comune di Magliano Alpi ha stipulato accordi di collaborazione – si legge sul sito – ai sensi dell’Art. 15 della L. 241, GO-CER – con il supporto Comitato Scientifico della CER ‘Energy City Hall’ favorisce la creazione di filiere locali di professionisti e imprese per assicurare che le attività progettuali, realizzative e gestionali abbiano carattere di territorialità e stimolino la creazione di valore per il rilancio del sistema economico nella fase post-pandemica

In altre parole non si ci può fermare ed è necessario fare rete di conoscenze ed esperienze: progettisti ed installatori, insieme ad esperti della comunicazione e marketing, formano il Gruppo Operativo con l’obiettivo di raggiungere un ampio numero di privati cittadini, aziende ed Enti. E, anche se ogni figura mantiene la propria individualità e territorialità, condivide il percorso con gli altri componenti complementari del gruppo con cui si arriva alla realizzazione delle diverse operazioni.

Il Comune prevede ora l’attivazione di ulteriori 2 CER.

Da Magliano Alpi alla Comunità Collinare del Friuli

comunità energetica collinare friuli

©Luigi Bottoni, Presidente Comunità Collinare del Friuli

Un esempio brillante di questa diffusione di conoscenza è il progetto Recocer, che cita proprio l’esperienza di Magliano Alpi con il quale dichiara sinergie. La comunità si propone, oltre alla realizzazione della CER stessa, di creare siti pilota per la ricerca, inclusi i bandi europei Horizon Europe.

La rete del Comune di Magliano possiamo dire che si sia “riprodotta” con la Comunità Collinare del Friuli, 15 comuni e complessivamente 50mila abitanti, che ha avuto un contributo della Regione di 5,4 milioni di euro per realizzare la CER, soldi che devono essere spesi entro il 31 dicembre 2023

In effetti, come lo stesso Olivero, sottolinea, quello che manca di solito in Italia è la capacità di coordinare e quindi la sfida è anche questa oltre che tecnologica.

Magliano su questo è stata un’esperienza importante, l’innesco di un processo positivo che si sta diffondendo, sia tra i Comuni sotto i 5mila abitanti che per la Comunità Collinare, un esempio più ampio di quello che davvero si può fare. Comuni insieme che vanno verso la transizione energetica, in una voce unica

E per i pionieri, si sa, la vita può essere più complicata, ma l’esperienza fatta, se condivisa, è un bene inestimabile.

Non è stato facilissimo, ma mi sento di poter dire che le difficoltà incontrate sono legate al fatto che l’art. 42bis 2020 era “sperimentale” […] Questo periodo, dal 2020 ad oggi, è stata davvero una palestra e adesso, con il recepimento del 199 (dalla seconda metà dell’anno ci saranno i decreti attuativi), l’esperienza di Magliano sarà ancora più importante

Sì, per una volta l’Italia è stata avanti rispetto agli altri Paesi europei.

La CER di Napoli Est

comunità energetica napoli est

©Legambiente Campania

Da Nord a Sud, raggiungiamo un’esperienza meridionale non da meno: è la Comunità Energetica di Napoli Est, che ha come soggetto promotore Legambiente Campania. Un percorso un po’ più “accidentato” ma oggi di successo, particolarmente interessante in quanto interviene in una zona di particolari criticità ambientali, sociali ed economiche.

Ci racconta risultati, obiettivi e difficoltà Maria Teresa Imparato, Presidente di Legambiente Campania.

Finalmente da pochissimo il nostro impianto è in funzione, dopo aver avuto lunghi rallentamenti a causa di un blocco iniziale della sovrintendenza. Poiché, nel groviglio spesso inestricabile di leggi e regolamenti che disciplinano la materia, ne esiste una che consentirebbe l’installazione “libera” e senza autorizzazioni degli impianti fotovoltaici non visibili dall’esterno (il D.P.R Ministero della Cultura 31 del 2017), tuttavia non conosciuta e men che meno immediatamente applicata dagli uffici competenti

La CER doveva infatti essere già attiva, ma in realtà, pur essendo stata costituita a febbraio 2021, è diventata operativa solo molto recentemente, ma oggi vanta una percentuale di copertura del fabbisogno energetico pari al 100% (per maggiori dettagli è possibile consultare la Scheda della Comunità di Napoli Est).

Per questo motivo la nostra Comunità Energetica e Solidale  è stata costituita a febbraio 2021, l’impianto realizzato  a fine marzo e soltanto prima delle feste di Natale è entrato in funzione. Ora stiamo preparando le pratiche per iniziare la condivisione di energia tra le prime 20 famiglie per poi arrivare a 40. Questa la difficoltà più grande, oltre che i limiti di essere partiti con una normativa sperimentale prima del passaggio della direttiva

Una CER che incontra, forse più di altre, la necessità di fare formazione ai cittadini.

Ora l’obiettivo è continuare a lavorare sulle famiglie e i bambini per incidere anche sui loro comportamenti facendo attenzione agli sprechi di energia – continua la Presidente – Educazione energetica per piccoli e grandi per una Comunità Energetica Rinnovabile e solidale ma che rafforza anche l’aspetto educativo e di cittadini attivi. La nostra CER è  un modello per percorsi di  riscatto per comunità che si trovano in luoghi col criticità ambientali, sociali ed economiche. Un esempio concreto di transizione ecologica dal basso. Il sogno ora è allargare la CER alle due scuole vicine. Lavoreremo in questa direzione appena passeranno i decreti attuativi della Red II

Rendersi indipendenti è possibile. Ora la tecnologia non può essere più la scusa.

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