Due dighe nella regione nord-occidentale della Mongolia, in Cina, sono crollate a causa di piogge torrenziali
Due dighe nella regione nord-occidentale della Mongolia, in Cina, sono crollate a causa delle piogge torrenziali che hanno inondato la regione
I cambiamenti climatici continuano a manifestare i loro effetti: dopo i nubifragi in Europa, la siccità in Turchia e le ondate di caldo in Nord America, stavolta ad essere colpita è la Cina. Le precipitazioni torrenziali hanno rotto gli argini di due dighe in Mongolia e 46 milioni di metri cubi d’acqua si sono così riversati violentemente nella zona della città di Hulunbui. Fortunatamente nessuna persona ha perso la vita, ma 16.660 abitanti sono stati evacuati.
La catastrofe è stata una vera e propria disgrazia anche per il settore agricolo con decine di migliaia di terreni sommersi. Distrutti anche diversi ponti e altre infrastrutture di trasporto.
Dei 98.000 serbatoi utilizzati in Cina per regolare le inondazioni, generare energia e facilitare la navigazione, oltre l’80% ha più di 40 anni e un terzo di questi non ha completato i controlli di sicurezza obbligatori.
Al di là della grave obsolescenza delle strutture, rimane il fatto che questa catastrofe evidenzia ancora una volta che nessuno è escluso dalle ripercussioni della crisi climatica. Le emissioni di gas serra della Cina superano quelle di tutti gli altri paesi sviluppati del mondo messi insieme e il Governo continua a finanziare progetti che prevedono l’uso di combustibili fossili. Cosa ancora dovrà accadere prima che questo Paese prenda dei seri provvedimenti per contrastare l’emergenza climatica?
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