Per star bene, ci vuole anche sano egoismo

Il vero benessere personale nasce da un profondo e autentico "sano egoismo": le condizioni per realizzarlo

Evviva il sano egoismo, quello veramente sano però. Averlo non è facile: occorre lavorarci un po’. Le varie “ricette” (on line o distribuite nei manuali di sviluppo personale) non sempre aiutano a raggiungere l’obiettivo. Però, nonostante tutto, ce la si può fare.

Meglio partire dall’inizio però. Quindi: cosa si intende per “egoismo”? Secondo il vocabolario Treccani, si tratta dell’“atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch’egli possiede e a cui è gelosamente attaccato”. Di sano, qui, naturalmente, non c’è nulla. L’egoista autentico è – in molte forme e sfumature, ovviamente – un predatore. In genere, pure avido e arroccato nel suo mondo dorato. Nei fatti, la sua è una scelta di vita profondamente sciocca: perché non può condurre che all’infelicità.

Basta fare mente locale su quali siano le circostanze che ci portano veramente gioia nel cuore, piacere profondo e puro: in un modo o nell’altro sono sempre le conseguenze di azioni, situazioni, momenti che nascono da volontà di bellezza, da pensieri mossi dal cuore. Ci fa sta bene fare del bene, essere gentili, raggiungere un obiettivo senza aver calpestato nessun altro, aver realizzato un progetto costruttivo, contribuire a qualcosa di bello o utile. Stiamo bene, cioè, quando non ci preoccupiamo solamente di noi stessi, del nostro bene e della nostra utilità ma allarghiamo la nostra visione, includiamo anche il benessere e il vantaggio per gli altri più o meno vicini a noi, per la comunità.

Lo stesso vale per la “partecipazione”? Immaginiamo una tavola imbandita: è più divertente mangiare da soli o in compagnia? Se pure il cibo a disposizione fosse poco: anche se la pancia rimane magari un po’ vuota, non è forse più piacevole e nutriente, anche per lo spirito, farlo con gli altri?

Sviluppare un vero sano egoismo significa dunque pensare al bene proprio e di tutti, e agire di conseguenza: è un’attitudine, un modo di essere. Si nutre della volontà autentica a sviluppare la nostra capacità di amore (che è come un muscolo, va allenata, rinforzata e sostenuta nel modo corretto) e, in ultima istanza, risponde alla chiamata del Sè.

Nel sano egoismo non c’è sacrificio ma consapevolezza: possiamo finalmente costruire relazioni sane, funzionali; diventiamo davvero liberi di scegliere quello che è bene anche per noi (non abbiamo più bisogno di rinunciare a qualcosa per compiacere gli altri, per sentirci accettati, per non creare discussioni, per “essere altruisti” e quindi sentirsi “buoni”). La presenza di un sano egoismo, così come appena definito, esclude insomma la possibilità di cadere nei mille auto-inganni che – invece – possono celarsi sotto certe apparenti volontà di bene che poggiano, ad esempio, su inconsapevolezza, debolezze, mancanza di autostima, bisogno di riconoscimento.

Ovunque ci si trovi, però, si può cominciare: siamo tutti, sempre, in cammino. L’importante è avere l’intento, la volontà ferma nel cuore: il Cielo (o il Destino, per chi non crede) provvederà a mettere quello che serve sulla nostra strada.

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