Vino: 2023 annata nera con la produzione più bassa degli ultimi 60 anni

Ci siamo lasciati alle spalle un anno complesso anche per la produzione di vino, la più bassa degli ultimi 60 anni a livello mondiale

Produrre vino è una sfida continua fatta di tradizione ma anche innovazione, traguardi, rischi e imprevisti. Se il terreno è tra i principali elementi a dare carattere al vino, clima e altri fattori condizionano lo sviluppo della vite.

Un mix micidiale di condizioni ambientali disastrose e malattie fungine come la peronospora hanno segnato l’annata nera della viticoltura: il 2023. Lo scorso anno è stato tra i peggiori con la produzione mondiale più bassa degli ultimi 60 anni: 237,340 milioni di ettolitri.

Lo conferma l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), etichettando il 2023 come un anno da ricordare in negativo visto il ridotto volume di produzione. Sono le pesanti ripercussioni della crisi climatica.

Nel Nuovo Mondo tra i Paesi che hanno sofferto maggiormente vi sono proprio la nostra Italia, seguita dalla Spagna e dalla Grecia.

Siccità, grandine, precipitazioni, inondazioni e diffusione della peronospora hanno contraddistinto lo scenario vitivinicolo tricolore con raccolte scarse e una produzione in calo pari al -23,2% rispetto ai volumi del 2022. Anche i consumi sono diminuiti, registrando un -2.5% nello Stivale.

L’Italia perde anche il suo primato di principale produttore di vino al mondo, titolo che torna nelle mani della Francia. In Spagna, il terzo produttore mondiale, le temperature estreme della stagione hanno danneggiato i vigneti e sono responsabili di una produzione pari al -20,8%.

Catastrofici i dati provenienti dalla Grecia, in cui produzione (-34.4%), consumi (12,6%) ed esportazioni (2,1%) sono crollati. Non va meglio alla Germania (-3,8%) e neanche al Portogallo, ma solo in termini di consumo di vino (-9,8%).

Anche nell’emisfero australe il 2023 è stato un anno terrificante. Fatta eccezione per la Nuova Zelanda, i volumi di vino prodotti in Australia, Brasile, Cile e Sud Africa sono al di sotto di quelli del 2022.

Le stime e i dati diffusi dall’OIV evidenziano l’urgenza di approvare misure a tutela della produzione ora che il cambiamento climatico sta cambiando il volto del paesaggio e delle sue attività.

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Fonte: OIV

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