Germana Carillo Poche settimane fa, Apple annunciò i suoi primissimi prodotti carbon neutral nella nuova linea di Apple Watch, salutando questo “traguardo” come un grande passo verso “l’ambizioso obiettivo Apple per il 2030 di rendere ogni prodotto carbon neutral entro la fine del decennio”. Ma ora sorgono seri dubbi
©adrianhancu/123rf
Il 12 settembre scorso Apple annunciò a tambur battente l’uscita del suo nuovo Apple Watch carbon neutral. Lo fece con un video potente e parecchio acclamato in termini di comunicazione aziendale e ambientale: “dall’energia rinnovabile al carbon offsetting in Sud America, un susseguirsi di straordinari risultati che si conclude con il lancio del primo Apple Watch con un bilancio di emissioni pari a zero”.
“Entro il 2030 tutti i nostri prodotti saranno carbon neutral”, promette il CEO Tim Cook a Madre Natura, che lascia soddisfatta gli uffici di Cupertino, in California.
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Tutto molto bello, se non fosse che un report pubblicato il 22 settembre dall’Institute of Public and Environmental Affairs (IPE), organizzazione no-profit, ha accusato l’azienda di Cupertino di greenwashing, valutando come “climate-washing ” tutti i claim sulla neutralità carbonica del nuovo orologio.
Crediamo che sia necessaria una completa divulgazione e spiegazione di come Apple raggiunga la neutralità del carbonio dei suoi prodotti, dato l’aumento delle emissioni di carbonio di alcuni dei suoi fornitori, scrive l’IPE nel suo rapporto .
Il report
L’IPE propone che, poiché Apple fa affidamento sull’acquisto di certificati di energia rinnovabile per alcune delle sue dichiarazioni di neutralità, è possibile che alcuni di questi certificati possano essere riassegnati per supportare la produzione di un altro dispositivo. Ad esempio, i certificati utilizzati per la produzione dell’iPhone potrebbero essere assegnati all’Apple Watch.
Assegnando più certificati alla produzione dell’Apple Watch rispetto all’iPhone, Apple potrebbe quindi affermare che l’Apple Watch utilizza energia completamente pulita, con un impatto proporzionalmente inferiore sulla produzione molto più grande dell’iPhone.
Se questa ipotesi fosse corretta, il traguardo della neutralità carbonica di Apple sarebbe davvero una riduzione significativa delle emissioni di carbonio del processo di fabbricazione dei suoi prodotti, o semplicemente un’equazione matematica in base alla quale Apple Cherry sceglie l’elettricità verde limitata dai suoi fornitori e la assegna a un prodotto relativamente di nicchia?, si chiede IPE.
La risposta di Apple
Apple ha rilasciato una dichiarazione, insistendo sul fatto che non ridistribuirà i certificati dell’iPhone alla produzione di altri prodotti. Ha inoltre aggiunto che la fornitura di iPhone 15 Pro genera emissioni di gas serra inferiori del 28% rispetto al livello di riferimento del 2015, grazie al maggiore utilizzo di energia rinnovabile.
In molti anni di valutazione del nostro indice, Apple è stata una delle società con le migliori performance, quindi le abbiamo dato credito per questo – ha affermato Ma Jun, direttore dell’IPE. Ma quando ha iniziato a dichiarare un prodotto a zero emissioni di carbonio, si tratta di uno standard molto elevato e penso che abbia bisogno di un livello di divulgazione ancora più elevato.
Ma ha spiegato che meno di 30 fornitori Apple hanno divulgato i dati sulle emissioni di gas serra a livello di struttura nel 2023, in calo rispetto ai circa 100 degli anni precedenti.
Il numero è sceso in un momento molto speciale, quando vengono lanciati sul mercato prodotti a zero emissioni di carbonio, ha aggiunto Ma.
©IPE
Sosteniamo fortemente la divulgazione sul clima per migliorare la trasparenza e promuovere il progresso nella lotta contro il cambiamento climatico. Nell’ultimo decennio, Apple ha modellato, misurato e segnalato volontariamente le nostre emissioni di gas serra in tutti gli ambiti di emissioni e ha sostenuto pubblicamente la divulgazione nel mondo, sostengono ancora da Apple.
QUI il rapporto IPE completo.
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Fonte: IPE
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