Sindrome di Down, lo spot contro le basse aspettative e gli stereotipi sulla disabilità intellettiva (che ti farà riflettere)

Quali opinioni pensi di avere riguardo alle persone con sindrome di Down? La campagna di CoorDown, il Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down, lanciata per la giornata mondiale del 21 marzo, ti farà riflettere

Non possono ordinare alcolici o godersi una serata danzante? Nemmeno per sogno. Non dovrebbero vivere in modo indipendente oppure non sono in grado di imparare la boxe o di apprezzare Shakespeare? Ma chi l’ha detto! Ecco a voi Madison, 22 anni con sindrome di Down, che in uno spot trasmette un messaggio potentissimo: cambia il tuo modo di pensare. Supponiamo che possano!

Per la Giornata mondiale sulla sindrome di Down, che si celebra il 21 marzo, è CoorDown, il Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down, a lanciare la campagna di sensibilizzazione internazionale “Assume That I Can” per chiedere a tutti di mettere fine ai pregiudizi e porre piuttosto l’attenzione sulle concrete potenzialità di ogni singola persona con sindrome di Down.

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In poche ore, il video pubblicato sui profili social è diventato un fenomeno mondiale raggiungendo oltre 100 milioni di visualizzazioni su TikTok, Instagram, X, Linkedin, Youtube e Facebook.

La campagna

Ho scoperto che in psicologia esiste un concetto, che in inglese si dice “self-fulfilling prophecy”, cioè una profezia che si auto-avvera, perciò l’insegnante che pensa che lo studente non possa capire, si comporta di conseguenza, non spiega e fa avverare la profezia. Ma per me non esistono concetti facili e difficili. C’è sempre il modo semplice per spiegare le cose. Se penso alle cose che non mi sono state spiegate e insegnante, questo mi fa arrabbiare, sono state queste le parole di Marta Sodano, donna con sindrome di Down di 29 anni, pronunciate alle Nazioni Unite per raccontare gli ostacoli incontrati nella sua esperienza scolastica.

È proprio da qui e dal racconto di Marta Sodano che nascono quei 90 secondi meravigliosi, in cui la protagonista, una giovane donna con sindrome di Down, sfida le basse aspettative che gli altri hanno su di lei e propone un ribaltamento di prospettiva: all’inizio chi ha intorno crede che non possa bere un cocktail, praticare boxe, studiare Shakespeare o andare a vivere da sola. Poi arriva la svolta: la protagonista invita a pensare in modo nuovo e usare in senso positivo la profezia autoavverante: se credi in me, se mi dai fiducia, potrai avere un impatto positivo e allora, forse,  potrò raggiungere obiettivi, anche inaspettati.

Se un insegnante crederà che il proprio studente possa imparare, lo metterà alla prova e troverà le strategie giuste per insegnargli la sua materia, probabilmente la imparerà. Se un genitore darà fiducia al proprio figlio e lo sosterrà nelle sue autonomie e conquiste, creando le condizioni perché possa sperimentarsi, allora forse il figlio riuscirà. Se un datore di lavoro o un collega crederà che un lavoratore con sindrome di Down possa svolgere una mansione anche complessa, gliela insegnerà, creerà il contesto giusto perché la impari e probabilmente quella persona la imparerà.

Anche questa campagna è nata dall’ascolto delle persone che rappresentiamo. A 15 anni dalla ratifica della convenzione ONU, i loro racconti e i loro vissuti, ci evidenziano quanti pregiudizi e preconcetti limitino e, talvolta, impediscano alle persone con sindrome di Down di affermarsi e raggiungere i propri sogni. Cambiare lo sguardo con cui ci si approccia alla disabilità è la sfida lanciata da CoorDown per il 2024, conclude Antonella Falugiani, Presidente di CoorDown ODV.

Un cambiamento profondo è possibile.

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