Scoperte 4 proteine nel sangue che potrebbero prevedere la demenza fino a 10 anni prima della diagnosi (grazie all’IA)

I ricercatori hanno identificato quattro proteine che erano presenti in quantità fuori dalla norma nei pazienti che poi hanno sviluppato varie forme di demenza

La possibilità di diagnosticare precocemente malattie neurodegenerative come l’Alzheimer potrebbe avvicinarsi grazie a uno studio che ha individuato quattro proteine nel sangue strettamente correlate al rischio di sviluppare demenze.

La ricerca, condotta da uno team di scienziati della Fudan University di Shanghai, ha analizzato campioni di sangue di oltre 50.000 pazienti del Regno Unito senza demenza tra il 2006 e il 2010, prelevati nell’ambito del progetto UK Biobank.

Utilizzando l’intelligenza artificiale, i ricercatori hanno esaminato le connessioni tra circa 1.500 proteine nel sangue e il rischio di demenza negli anni successivi. Hanno identificato quattro proteine – Gfap, Nefl, Gdf15 e Ltbp2 – che erano presenti in quantità fuori dalla norma nei pazienti che successivamente hanno sviluppato demenza di qualsiasi tipo, inclusi Alzheimer e demenze vascolari, fino a 15 anni prima dei sintomi.

I risultati della ricerca

La proteina Gfap, coinvolta nel supporto strutturale degli astrociti, è risultata due volte più abbondante nei pazienti a rischio di demenza, e quasi tre volte più abbondante nei casi di Alzheimer. La Nefl, legata ai danni alla fibra nervosa, e la Gdf15, correlata al deterioramento dei vasi sanguigni cerebrali, sono emerse come altri marcatori significativi.

Alti livelli di Gfap e Ltbp2 si sono dimostrati altamente predittivi per la demenza, spesso inizianti almeno 10 anni prima della diagnosi. Grazie agli algoritmi predittivi, i ricercatori hanno ottenuto un’accuratezza dell’90% nella previsione dell’incidenza di tre sottotipi di demenza, compreso l’Alzheimer, utilizzando i dati sui livelli di queste proteine insieme a informazioni demografiche.

I modelli di machine learning hanno dimostrato la capacità di predire l’insorgenza della malattia più di 10 anni prima della diagnosi, fornendo una nuova speranza per la diagnosi precoce. Sebbene siano necessarie ulteriori verifiche prima di implementare questi biomarcatori in un test ufficiale, il potenziale di sviluppare esami del sangue economici e accessibili su larga scala per la diagnosi precoce di demenze è promettente.

Questo studio, se confermato, potrebbe anche differenziarsi dagli altri nella sua capacità di individuare le forme più comuni di declino cognitivo, offrendo un approccio più differenziato alle diagnosi precoci delle malattie neurodegenerative.

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Fonte: Nature

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