Alzheimer: e se dipendesse dal numero di farmaci assunti nel corso della vita? Uno studio azzarda la correlazione

Secondo una recente ricerca, che dovrà essere confermata dalla comunità scientifica, esisterebbe un legame tra rischio di declino cognitivo e assunzione di tre o più farmaci, polifarmacia, negli anni precedenti alla diagnosi di demenza

La demenza è una condizione neurodegenerativa che ogni anno colpisce milioni e milioni di persone. Ora una nuova ricerca ha individuato un possibile legame tra questa condizione e l’assunzione di più farmaci negli anni precedenti alla diagnosi.

Secondo il nuovo studio, è probabile che le persone con demenza abbiano assunto più di tre farmaci per altre condizioni di salute nei cinque anni immediatamente precedenti la diagnosi.

Al momento lo studio è peer per view, ossia deve essere ancora convalidato dalla comunità scientifica, ma è il primo a fornire un’esplorazione approfondita dei legami tra polifarmacia e diagnosi di demenza.

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Lo studio

Pubblicato sulla rivista Aging and Disease, la ricerca si basa su un’analisi dei record di oltre 33.000 pazienti con demenza in Galles tra il 1990 e il 2015.

Gli esperti hanno scoperto che nei 20 anni precedenti la diagnosi, la percentuale di pazienti che assumeva tre o più farmaci era aumentata dal 5,5% (per il periodo da 16 a 20 anni prima della diagnosi) all’82,16% tra quelli a meno di cinque anni da un diagnosi.

I ricercatori hanno anche scoperto che con il progredire dello sviluppo verso la demenza, i modelli di polifarmacia sono passati dall’essere chiaramente distinti all’essere più strettamente associati a particolari condizioni mediche.

Di quelli più vicini alla diagnosi, quasi due terzi (66,55%) hanno assunto più farmaci per una combinazione di infezioni respiratorie o urinarie, artropatie e reumatismi e malattie cardiovascolari.

Un ulteriore 22% dei pazienti assumeva medicinali per infezioni, artropatie e reumatismi, malattie cardio-metaboliche e depressione.

Lo studio è stato supportato dalla Health Data Research UK e condotto da un team internazionale di ricercatori dell’Università di Plymouth, Aptuit (una società Evotec), Swansea University Medical School e l’Università di Oxford.

Shangming Zhou, professore di e-Health presso l’Università di Plymouth, che ha condotto lo studio, ha dichiarato:

Dato l’aumento dei casi di demenza a livello internazionale, la necessità di capire come si evolvono i modelli di polifarmacia prima e dopo una diagnosi di demenza è importante per ideare un programma di trattamento sicuro per ciascun paziente. Il nostro obiettivo era aiutare i medici a trovare il modo di prescrivere più farmaci per la demenza in modo sicuro e senza ridurne l’efficacia. L’uso dell’apprendimento automatico è stato fondamentale per aiutarci a capire come si sviluppano questi modelli e la nostra speranza è di poter ora utilizzare questa conoscenza per curare i pazienti.

Inoltre, secondo la ricerca quando vengono prescritti più tipi di farmaci preventivi i benefici degli stessi possono essere ridotti, e le possibilità di danni derivanti dall’interazione tra farmaci e dagli effetti collaterali possono aumentare.

Con il numero di persone affette da demenza, che continuerà a salire a 1,6 milioni entro il 2040, i ricercatori sperano che questo studio incoraggerà i medici a prescrivere combinazioni di farmaci al fine di ridurre al minimo i disturbi cognitivi.

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Fonte: Aging and Desease

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