Mozzarelle blu: urgono norme più rigide sulla tracciabilità degli alimenti

Nonostante sia stata appurata la non tossicità delle mozzarelle blu Ciò non toglie che stiamo parlando dell'ennesima riprova di quanto la mancata trasparenza della filiera agro-alimentare possa causare danni sia alla salute (anche se pare non in questo caso) che alla commercializzazione dei prodotti Made in Italy.

19 giugno 2010: sulle nostre TV impazza l’ennesimo scandalo alimentare, quello delle mozzarelle blu. La nostra attenzione viene catturata da immagini quasi inquietanti: una mozzarella che, non appena aperta la confezione, diventa blu per il contatto con l’ossigeno. A filmare per prima questa strana (e preoccupante) trasformazione, una signora di Torino, con il suo cellulare.

La segnalazione è stata poi inviata ai NAS, che hanno provveduto a sequestrare ben 70.000 unità destinate al mercato del Nord Italia. I prodotti contaminati, provenienti dall’azienda tedesca “Milchwerk Jaeger Gmbh & Co.” venivano infatti venduti sotto il marchio di 3 famosi discount: Land (Eurospin), Lovilio (Lidl) e Malga Paradiso (MD discount).

Dopo le analisi presso i laboratori dell’istituto zooprofilattico di Torino e del Centro antidoping del San Luigi Gonzaga di Orbassano si è capito che a causare l’insolita pigmentazione è stato un batterio presente nell’acqua di refrigerazione, del quale è stata per ora esclusa la tossicità per l’organismo umano.

Ciò non toglie che stiamo parlando dell’ennesima riprova di quanto la mancata trasparenza della filiera agro-alimentare possa causare danni sia alla salute (anche se pare non in questo caso) che alla commercializzazione dei prodotti Made in Italy.

Come sottolinea Coldiretti, infatti, ben la metà della nostra spesa ha origini estere, nonostante questo non sia riportato sulle etichette. Un prodotto come la mozzarella, simbolo della cultura gastronomica del nostro Paese, viene in realtà prodotto, in molti casi, con latte e cagliate provenienti da altri paesi (principalmente da Lituania, Ungheria, Polonia, e Germania). Il rischio è che si vada a sminuire il valore di prodotti legati alla nostra tradizione e che i consumatori vengano ingannati sulla loro reale origine e sugli alimenti in essi contenuti.

Quello che ci auguriamo è che si possa arrivare ad impedire denominazioni fuorvianti, che richiamano la natura o i pascoli italiani, in quei prodotti che di italiano hanno ben poco. Non vogliamo fare allarmismo, né far passare il messaggio che TUTTI i prodotti dei discount sono potenzialmente dannosi o contrafatti: non è così e per quei prodotti per i quali è obbligatoria l’indicazione di origine (latte fresco, carne bovina, ecc.) basta imparare a leggere e capire le etichette per tutelarsi dagli inganni.

Il problema purtroppo persiste per quei prodotti che, invece, non devono riportare obbligatoriamente sulla confezione il luogo di provenienza. E in questa direzione si è mossa favorevolmente l’Unione Europea, come vi abbiamo già detto, che qualche giorno fa ha votato finalmente a favore dell’obbligo di indicare il luogo di origine/provenienza per carne, ortofrutticoli freschi e appunto per i prodotti lattiero caseari.

Ma anche in Italia è necessario avviare misure che garantiscano la rintracciabilità dei prodotti agro-alimentari: ed è proprio di oggi la notizia della convocazione, da parte del ministro della Salute Ferruccio Fazio d’intesa con il ministro per le Politiche Agricole Giancarlo Galan, di un tavolo tecnico per affrontare le problematiche legate alla tracciabilita’ della filiera e all’etichettatura degli alimenti.

Una decisione accolta con favore dal presidente della Coldiretti Sergio Marini: Va sostenuta in Parlamento l’approvazione del disegno di legge sull’etichettatura obbligatoria di origine degli alimenti che al Senato e’ già stato ampiamente condiviso sia in commissione Agricoltura che in Aula.

Il Codacons, da parte sua, ha già avviato le pratiche per studiare azioni legali risarcitorie nei confronti di produttori e distributori delle mozzarelle blu: Indipendentemente dalla reale tossicita’ del prodotto, sulla quale stanno indagando gli esperti, i cittadini italiani che hanno acquistato le mozzarelle in questione devono essere risarciti per i danni subiti – spiega il Presidente Carlo Rienzi anche solo quelli legati alla paura e all’ansia per aver consumato un alimento potenzialmente pericoloso per la salute.

Per ora la situazione è sotto controllo, come afferma Frederic Vincent, portavoce del commissario Ue alla Salute e alla politica dei consumatori John Dalli: La commissione segue la vicenda in maniera molto puntuale e oggi un ispettore del Food and veterinary office andra’ in Germania.

Le indagini, che coinvolgono Italia, Germania e Slovenia (che riceve le mozzarelle dal nostro paese), saranno probabilmente condotte dalla procura di Verona, città dalla quale partiva lo smistamento della merce; allo stato attuale, i magistrati trentini (una delle città da cui sono arrivate le prime segnalazioni) ipotizzano “la violazione dell’articolo 5 del 1962 sulla legge sugli alimenti: certo è – ha aggiunto il procuratore di Trento Dragone – che non ci sono responsabilità dei dettaglianti, dal momento che la legge esclude la punibilità di chi vende confezioni ricevute già chiuse.

Non si sa perché, ma bisogna sempre arrivare a qualche grosso scandalo per prendere coscienza della necessità di una maggiore tutela di produttori e consumatori e mettere in moto la macchina burocratica che permette norme più rigide sulla sicurezza alimentare. Questa volta pare non ci siano stati danni alla salute delle persone; speriamo solo sia servito a qualcosa.

Eleonora Cresci

 

 

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