“Abbiamo assaggiato per voi la carne sintetica di pollo”: la nuova inchiesta di Report (tra pregiudizi e conseguenze)

La cosiddetta "carne sintetica" è un'alternativa decisamente più etica a quella tradizionale, proveniente dagli allevamenti intensivi. Ma è davvero sicura? Cosa dicono gli esperti in merito? La crociata dell'Italia contro la carne coltivata in laboratorio è al centro della nuova inchiesta di Report che andrà in onda stasera, smascherando le fake news che stanno ostacolando questo settore

Continua a tenere banco in Italia l’acceso dibattito sulla carne coltivata in laboratorio, dipinta da qualcuno come una grande minaccia per la salute umana. Basta nominarla per creare divisioni e polemiche. Com’è noto, uno dei più grandi detrattori di questa nuova frontiera dell’alimentazione cruelty-free è il nostro Governo. Il nostro Paese è stato, infatti, il primo ad aver vietato espressamente il commercio e la produzione di carne e di altri alimenti detti impropriamente “sintetici”.

Nel frattempo, però, in altre parti del mondo il settore continua la sua espansione. Di recente la startup Good meat ha ottenuto il prima via libero a livello mondiale alla vendita di pollo a base cellulare. Proprio da questa notizia parte l’inchiesta di Report “Peccato Carnale”, in onda su Rai 3 questa sera alle 21.15, che ci porterà alla scoperta di questo universo avvolto ancora da pregiudizi e confusione, alimentati in primis da esponenti politici e associazioni.

A guidarci in questo viaggio la conduttrice e attivista Giulia Innocenzi, che ha avuto l’opportunità di assaggiare il pollo coltivato in laboratorio, senza uccisioni e crudeltà. Come anticipatoci da lei e dal team di Report, la somiglianza con il pollo tradizionale è davvero forte.

carne sintetica inchiesta report

@Report

“A occhi chiusi sarebbe praticamente impossibile distinguere quale dei due è prodotto in laboratorio, come hanno anche confermato altri clienti che la provavano da Huber’s, l’unica macelleria che vende il pollo a base cellulare a Singapore” ci fanno sapere dalla redazione.

Per sperimentarlo in prima persona Jeff Yew di Good meat ha lanciato un invito a Francesco Lollobrigida: “Prometto che se viene qui preparo solo per il vostro ministro dell’Agricoltura una carbonara di pollo”.

Adesso questa startup, che insieme all’israeliana Upside foods ha ottenuto l’ok per vendere il pollo coltivato anche negli Stati Uniti, spera di poter aumentare la produzione a Singapore il prima possibile, dato che è finalmente pronto il loro impianto con il bioreattore più grande di tutta l’Asia.

Leggi anche: Carne coltivata: “l’Italia deve ritirare il divieto”, l’appello che punta sui vantaggi per animali e ambiente

La chiusura dell’Italia e il nodo della sicurezza alimentare

A preoccupare particolarmente il nostro ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida sono i bioreattori, che servono per far moltiplicare e sviluppare le cellule dopo che sono state prelevate dall’animale attraverso una biopsia.

“Conviene installarli dove non vengono tutelati né i lavoratori né l’ambiente. Noi dobbiamo lasciare la produzione del cibo in mano ai nostri imprenditori” ha dichiarato a tal proposito lo scorso aprile.

Ma, come sottolineato dalla redazione di Report, forse gli sfugge che gli imprenditori italiani già producono i bioreattori, nel segno dell’eccellenza. Un esempio è rappresentato da Matteo Brognoli, fondatore di Solaris, una società alle porte di Mantova che costruisce bioreattori impiegati nel settore farmaceutico e alimentare e che, per la carne coltivata, esporta a Stati Uniti e Singapore.

“Peccato per questa legge. Al di là della nostra azienda, la carne coltivata rappresenta il futuro per la sostenibilità principalmente ambientale. Speriamo che cambino idea” commenta Brognoli ai microfoni di Report.

Una chiusura totale alla produzione di carne coltivata per gli imprenditori della nostra nazione significherà rimanere fuori dal circuito di investimenti che si aggira intorno al settore, che ammonta finora a 2,78 miliardi di dollari.

Se Solaris, acquistata da un’azienda statunitense due anni fa, potrà continuare a esportare i suoi bioreattori, con la nuova legge è Bruno cell, la prima e unica start-up italiana impegnata nella ricerca sulla carne a base cellulare, a rischiare di più.

Temiamo una riduzione degli investimenti che quindi andrebbe anche a impattare nella ricerca – ammette Stefano Biressi, professore di biologia molecolare dell’Università di Trento, che con Luciano Conti e altre due ricercatrici fa parte del team scientifico della start-up italiana – La nostra unica prospettiva potrebbe essere quella di dare le nostre scoperte scientifiche ad aziende straniere.

bioreattori carne sintetica

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Secondo quanto sostenuto da Lollobrigida, il ddl che vieta la carne a base cellulare (ora in discussione in commissione Agricoltura del Senato) si rifa al principio di precauzione.

“È un principio che l’Europa prevede come garanzia quando non esistono dei comprovati studi scientifici che permettono di garantire la salute dei cittadini” ha chiarito a Report il ministro.

carne sintetica report

@Report

Per riuscire ad avere l’autorizzazione alla vendita della a base cellulare, Singapore ha istituito un comitato di ricerca indipendente, FRESH, un gruppo di lavoro presso l’università di Nanyang.

L’Autorità per la sicurezza alimentare ha instaurato subito un contatto diretto con le aziende che hanno dovuto condividere tutti i dati in loro possesso – spiega Benjamin Smith, direttore di Fresh. – I dati sono stati condivisi con gli scienziati e questo ha consentito all’Autorità alimentare di andare avanti spedita con l’autorizzazione.

La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite sul cibo e l’agricoltura) insieme all’OMS ha redatto un report sulla carne a base cellulare, formulando un giudizio sulla sua sicurezza.

Sulla base di quali dati?

Esistono già pubblicazioni scientifiche ma soprattutto abbiamo avuto accesso ai dati di Singapore – ha sottolineato Markus Lipp, esperto di sicurezza alimentare della FAO, intervistato da Report. – L’ente regolatore e le aziende, dopo un accordo di riservatezza, li hanno condivisi con noi e la nostra conclusione è che questi prodotti possono essere sicuri.

Peccato, però, che il ministro dell’Agricoltura, sulla scia di Coldiretti (secondo cui il processo di produzione di carne a base cellulare  potrebbe favorire lo sviluppo di cellule cancerogene) abbia usato il report per dichiarare esattamente l’opposto. Ospite a Quarta Repubblica, Francesco Lollobrigida ha dichiarato: “I rischi per la salute non li denuncio io, ma li denuncia l’OMS come potenziali molto pesanti”.

Sull’ok al commercio di carne di pollo “sintetica” l’ultima parola spetta all’EFSA

A valutare se aprire o no le porte al pollo a base cellulare in Europa sarà l’EFSA, l’Autorità per la sicurezza alimentare. Per ora, però, nessuna azienda ha presentato domanda, ma entro la fine dell’anno potrebbe farsi avanti Mosa meat, la società olandese che ha realizzato il primo hamburger coltivato ben 10 anni fa. Ad anticiparlo a Report il responsabile degli affari istituzionali dell’azienda, che ha da poco inaugurato il suo quarto stabilimento in Olanda.

Nel caso in cui venisse dato il via libera al commercio del pollo a base cellulare da parte dalla Commissione europea, il nostro Paese non potrebbe opporsi alla sua importazione perché verrebbe garantita la libera circolazione delle merci.

E così sarebbe stato fatto tanto rumore per nulla. – conclude Giulia Innocenzi – E a pagare le conseguenze sarebbero i nostri imprenditori, che nel frattempo avrebbero perso anni preziosi per investire in un’alternativa alla carne tradizionale che potrebbe rivelarsi promettente in termini di sostenibilità.

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