Le diete vegetali sono le migliori per il Pianeta, ma la dieta mediterranea è quella che verrebbe scelta effettivamente

La nostra alimentazione ha un impatto enorme sull'inquinamento, ma come possiamo cambiarla per ridurre le emissioni inquinanti?

Ormai lo sappiamo: il cibo che mangiamo e il modo in cui lo produciamo e lo trasformiamo hanno un impatto enorme sull’ambiente e sulla produzione di gas serra. Si pensi che il settore alimentare è responsabile da solo di oltre un quarto delle emissioni inquinanti a livello mondiale.

È chiaro che la soluzione alla crisi climatica in atto non può non tenere conto anche della filiera alimentare e del peso che alcune categorie di prodotti più di altre esercitano sull’ambiente. L’allevamento del bestiame, infatti, è la principale fonte di emissioni inquinanti (14,5% delle emissioni totali) in assoluto dopo il settore dell’energia (35%) e quello dei trasporti (23%).

Ma qual è il problema con la produzione di carne e derivati? Perché si tratta di un processo così inquinante? Innanzitutto, l’allevamento del bestiame richiede l’utilizzo di vaste aree di terreno, che spesso vengono sottratte alle foreste (attraverso azioni di deforestazione incontrollate) o ai campi coltivali a cereali o frutta: questo porta alla degradazione del suolo, che in pochi anni diventa arido e sterile.

Poi c’è la questione delle emissioni vere e proprie: i bovini sono responsabili dell’aumento dei livelli di metano nell’atmosfera, che viene espulso da questi animali dall’apparato escretore o sotto forma di eruttazioni. Il bestiame, poi, deve essere trasportato ai macelli o nelle industrie di trasformazione: si tratta, solitamente, di un trasporto su gomma, che contribuisce ulteriormente all’inquinamento.

Insomma, c’è un problema in ogni fase della produzione della salsiccia o della bistecca – problemi che non possono più essere ignorati in un’ottica di contrasto all’inquinamento e alla crisi climatica come quella che stiamo vivendo. Abbiamo bisogno di una rivoluzione dell’alimentazione se vogliamo salvare il Pianeta.

Lo studio

I ricercatori dell’Università del New England hanno messo a confronto cinque diete praticate nel mondo e hanno valutato, per ciascuna, l’impatto ambientale sulla base di alcuni criteri quali impronta carbonica, uso del suolo e dell’acqua, benessere degli animali; di ogni stile alimentare, poi, si è valutato anche l’impatto sulla salute umana. Ecco le cinque diete oggetto dello studio:

  • Dieta mediterranea– un’alimentazione, tipica dei Paesi che affacciano sul Mediterraneo, che vede una forte presenza di cereali, frutta e verdura, pianta pesante con piccole quantità di carne rossa, moderate quantità di pollame e pesce
  • Dieta semi-vegetariana – un’alimentazione che non vieta niente, ma che prevede un consumo occasionale di carne e pesce
  • Dieta pescetariana – regime alimentare che abolisce il consumo di carne, ma che contempla un consumo occasionale di pesce e molluschi
  • Dieta vegetariana – alimentazione completamente priva di carne e pesce, ma che contempla il consumo di derivati animali (latte, formaggi, uova, miele…)
  • Dieta vegana – dieta completamente priva di prodotti di origine animale.

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Si tratta, in tutti e cinque i casi, di regimi alimentari che hanno un impatto ambientale minore rispetto alla dieta onnivora. I risultati dimostrano che le diete vegana e vegetariana hanno il minor impatto sul maltrattamento degli animali, ma possono avere effetti indesiderati sulla salute delle persone.

Al contrario la dieta mediterranea, pur contemplando il consumo saltuario di carne e pesce, è considerata un buon compromesso fra la sostenibilità ambientale e il nostro benessere. E la dieta mediterranea sembrerebbe anche quella maggiormente accettata dagli onnivori come proposta più sostenibile al loro stile alimentare attuale.

È quanto emerge da un sondaggio condotto dagli stessi ricercatori su un campione di circa trecento australiani onnivori, a cui è stato chiesto a quale delle cinque diete sopra spiegate sarebbero disposti a “convertirsi” in nome dell’ambiente.

La dieta mediterranea, che prevede comunque un consumo di carne e pesce ogni tanto, sembra essere il sacrificio minore da sostenere pur apportando comunque grandi benefici sia dal punto di vista della salute umana che da quello dell’impatto sull’ambiente.

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Fonte: Sustainable Production and Consumption

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