Guerra in Ucraina: l’UE promette le sanzioni più dure mai viste, cosa comporteranno per noi?

Cyber-sicurezza, ennesimo aumento dei costi, difficoltà nel reperimento delle materie prime e anche nei rifornimenti energetici nel medio e lungo periodo tra i principali problemi

Da questa mattina il mondo è precipitato in una nuova guerra: lo scenario delle scontro è quello del territorio ucraino con l’invasione da parte delle truppe russe come annunciato dal Presidente Vladimir Putin.

Mentre le sirene annunciano l’avvio delle azioni militari e i civili erano in fuga incolonnati per le strade di Kiev, veniva espresso lo sdegno internazionale delle diplomazie. Gli esperti di geopolitica hanno offerto possibili scenari relativi alle conseguenze di questo momento su più fronti. Una sola cosa è certa, il costo delle vite umane di un attacco violento come solo la guerra sa offrire. E questo vuol dire la perdita di vite innocenti, difficili da calcolare, ma anche la fuga di persone disperate, profughi di guerra, che non vogliono essere vittime di un braccio di ferro di tale portata.

L’eco della guerra fredda forse mai finita

Se è vero che la storia si ripete mai si poteva immaginare la ripresa di uno scontro Russia – Stati Uniti che riporta tutti al secolo scorso, alla guerra fredda che forse non è mai veramente finita. La decisione di dare avvio all’offensiva, dopo il riconoscimento da parte del Cremlino dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche popolari di Donestsk e Luhansk, è una dichiarazione di sfida al potere dell’America ma anche alla democrazia del “mondo occidentale”. L’Ucraina, ex repubblica sovietica, non è un paese membro della Nato: questo impedisce di poter ottenere una garanzia di difesa reciproca come avviene per i membri dell’alleanza. Intanto è stato invocato l’attivazione dell’articolo 4 della convenzione Nato con consultazioni di emergenza in sostengo dei paesi Nato confinanti con quell’area di scontri.

2022 ovvero Cyber-guerra e cyber-sicurezza

A differenza del passato oggi si parla di guerra ibrida poiché, accanto agli attacchi di natura militare, ci sono quelli legati alla cyber-sicurezza. Gli analisti parlano di una “prassi”, iniziata già nel 2015, da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina con il cosiddetto data wiping o la pulizia dei dati. Azioni di questo tipo hanno avuto un culmine nel 2017 con il worm NtPetya: un pacchetto di aggiornamenti, per uno strumento collegato a sistemi di contabilità, in realtà corrotto.

La società di ricerche finanziarie S&P Global ratings aveva quantificato i danni di quell’azione in circa10 miliardi di dollari poiché aveva colpito i sistemi digitali circa 7.000 aziende in 65 Paesi. Oggi l’impatto economico potrebbe superare quella cifra monstre. Il rischio è comunque concreto tanto che anche l’Agenzia nazionale per la cyber-sicurezza, diretta da Roberto Baldoni, ha lanciato un allarme rivolto alle aziende italiane per l’adozione delle migliori pratiche e misure preventive in tal senso.

Le sanzioni verso la Russia

Il presidente Americano Joe Biden ha affermato che si confronterà con i rappresentanti dei Paesi del G7 e con tutti gli alleati che imporranno sanzioni alla Russia, confermando il supporto alla popolazione ucraina. Una guerra che gli Stati Uniti potranno combattere con “munizioni” di tipo finanziario come l’indebolimento del rublo, già colato a picco in Borsa, e il congelamento dello scambio di obbligazioni del governo sovietico. Si parla ancora di colpire il paese con sanzioni incentrate sulle forniture di componenti che possono incidere sul comparto della difesa. L’Unione Europea è sulla stessa linea e  si susseguono gli incontri sia in forma congiunta nelle sedi comunitarie che quelle nei singoli Paesi membri. Di certo riecheggiano le parole della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen:

 Cercheremo di bloccare i vari settori dell’economia russa, dalla tecnologia alla strategia di mercato; cercheremo di bloccare la capacità di ammodernamento della Russia e congeleremo i vari asset della Russia nell’Unione europea e chiuderemo l’accesso alle banche europee e ai mercati finanziari da parte della Russia.

Le materie prime aumentano ancora i prezzi

Una delle conseguenze dei conflitti è l’aumento dei costi delle materie prime che già a inizio del 2022 erano saliti e ciascuno lo ha potuto osservare semplicemente andando a fare la spesa. Russia e Ucraina sono grandi esportatori di cereali quali riso, grano e mais, come ricorda il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA): questo si traduce in un costo al rialzo per pasta e pane ma anche per gli oli da cucina a base di questi alimenti. Stesso discorso col segno più per tutta la filiera della produzione, dell’imballaggio e del trasporto collegata all’aumento dei costo del petrolio. Lo stesso vale per i beni di rifugio come l’oro che sale nel quotazioni arrivato a costare 1928,80 dollari l’oncia, mai così tanto dal gennaio 2021.

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Il problema energetico

Il fattore E come energia ma anche come esportazioni russe di petrolio e gas. La Germania ha dichiarato di voler bloccare le certificazioni del gasdotto sottomarino Nord Stream 2, una struttura capace di trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno vero l’Europa. Si vuole così colpire il rublo ma allo stesso tempo la guerra dei rifornimenti colpisce il vecchio continente, un fabbisogno coperto per il 46% dal gas che arriva dai giacimenti russi.

Di certo, nelle frenetiche riunioni della diplomazia mondiale, i problemi dei rifornimenti a lungo termine di beni di vario tipo, a medio e lungo termine, saranno sui tavoli dei vari incontri. L’Europa si è svegliata in guerra. C’è chi parla di un’azione lampo e chi invece prospetta uno scenario di settimane ma di certo il braccio di ferro comporterà dei cambiamenti nei rapporti internazionali e nella geopolitica mondiale.

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Fonti: USDA; Corriere Comunicazione; Computer Security Incident Response Team – Italia

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