La Molisana costretta a fermare la produzione di pasta a causa del blocco dei trasporti

La storica azienda La Molisana ha fermato la produzione di pasta, a causa del blocco dei trasporti per il caro carburante. E con lo scoppio della guerra in Ucraina la situazione è destinata a peggiorare. Gli scaffali dei supermercati rischiano di restare vuoti

Gli scaffali dei supermercati rischiano di restare vuoti. Sempre più a rischio il trasporto di generi alimentari a causa del caro carburante, contro cui stanno protestano i camionisti in diverse Regioni del nostro Paese. Questa crisi, aggravata dallo scoppio del conflitto in Ucraina, sta già mietendo le prime vittime, tra cui lo storico pastificio La Molisana, che da ieri si è vista costretta a bloccare la produzione di pasta.

I nostri camionisti non possono uscire dallo stabilimento perché verrebbero fermati dai loro colleghi che stanno bloccando strade e autostrade a partire dalla Puglia: non potendo portare la semola dal mulino allo stabilimento e la pasta dallo stabilimento ai distributori, abbiamo deciso di bloccare la produzione da domani. — ha spiegato ieri l’amministratore delegato dell’azienda Giuseppe Ferro ai microfoni del Corriere della Sera – E penso che non saremo l’unica azienda a farlo.

Nelle ultime ore la protesta dei camionisti ha interessato diversi territori, in particolare il Sud Italia: dalla Campania alla Puglia, dalla Calabria alla Sicilia. Numerosi i caselli autostradale bloccati da centinaia di mezzi fermi per chiedere al Governo misure contro il caro carburante, tra cui il calo delle accise sul gasolio, la riduzione e della pressione fiscale e sconti autostradali.

E la crisi dei trasporti sta impattando inevitabilmente sulla produzione alimentare.

Le difficoltà produttive delle imprese della filiera alimentare potrebbero emergere, a partire dalle Regioni del Sud, dove maggiormente si è localizzata la protesta e per il territorio a forte vocazione per la produzione agricola. – mette in guardia Daniele Erasmi, Presidente di Fiesa Confesercenti. In questo senso è stata inviata una segnalazione alla Prefettura. A queste difficoltà si sommerebbero agli aumenti insostenibili dei costi energetici aggravati dalla prospettiva di una crisi internazionale prolungata dovuta alle tensioni in Ucraina. Uno scenario, dunque, di grande preoccupazione. Occorre da una parte un’attenta opera di vigilanza sui meccanismi di funzionamento dei mercati per evitare speculazioni e dall’altra un’azione di Governo che confermi le iniziative per sostenere le imprese sul fronte dei rincari dei prezzi energetici e petroliferi. Nel caso dei blocchi degli autotrasportatori occorre un corridoio per i beni alimentari di prima necessità e deperibili.

Con lo scoppio della guerra in Ucraina la situazione è destinata a peggiorare, visto che il costo del petrolio è già schizzato alle stelle. Nel Regno Unito il Brent ha superato i 103 dollari al barile con un aumento di quasi il 7%, mentre negli Usa il Wti è arrivato a quota 98 dollari al barile, con una fiammata del 6%.

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Fonti: Corriere della Sera/Fiesa Confesercenti

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