Non solo visoni. Ecco gli animali più soggetti al coronavirus (dopo l’uomo)

Furetti, gatti e zibetti sono gli animali più suscettibili all'infezione da coronavirus dopo l'uomo. Ecco perché

Furetti, cani, gatti e zibetti sono gli animali più suscettibili all’infezione da coronavirus dopo l’uomo. Lo sono meno anatre, ratti, topi, maiali e polli. Lo rivela uno nuovo studio condotto dai ricercatori del Center for Genomic Regulation (CRG), con sede a Barcellona.

Ormai è certo. Anche gli animali possono essere contagiati e ammalarsi. Lo abbiamo scoperto coi visoni , purtroppo uccisi in massa in tutto il mondo per arginare i contagi. Ma anche altre creature possono contrarre il Covid-19. A fare chiarezza è una nuova ricerca svolta in Spagna secondo cui alcuni animali hanno più probabilità di ammalarsi, mentre altri sono meno soggetti al coronavirus.

Secondo lo studio, sono gli esseri umani i più suscettibili ma non sono gli unici. L’analisi ha preso in esame 10 specie. Tra queste, 5 – umani, gatti, furetti, zibetti e cani – hanno avuto casi documentati di infezione da SARS-CoV-2 mentre le altre 5 non presentavano segni di infezione (topi, ratti, maiali, polli e anatre).

“Sapere quali animali siano sensibili alla SARS-CoV-2 ci aiuta a prevenire la formazione di serbatoi animali da cui il coronavirus può riemergere in un secondo momento”, ha spiegato Luis Serrano, professore di ricerca ICREA, direttore del CRG e autore senior dello studio. “I nostri risultati offrono un indizio sul motivo per cui i visoni – che sono strettamente imparentati con il furetto – vengono infettati dalla malattia, probabilmente aggravata dalle loro condizioni di vita in luoghi affollati (gli allevamenti intensivi, NdR) e dallo stretto contatto con i lavoratori umani”.

Ricordiamo infatti che non sono gli animali a contagiare l’uomo ma è esattamente il contrario. Siamo noi a infettare tali creature, ma i timori legati ai visoni riguardano una potenziale mutazione del virus che potrebbe rendere inefficaci i vaccini:

“Sebbene troviamo anche una potenziale suscettibilità alle infezioni da parte dei gatti, non coesistono con gli esseri umani nelle stesse condizioni degli altri animali, il che potrebbe spiegare perché finora non ci sono casi noti di persone infettate dai loro animali domestici”, aggiunge il dottor Serrano.

Lo studio

I ricercatori hanno utilizzato la modellazione al computer per testare come il coronavirus utilizza le proteine ​​spike, che “sporgono” dalla sua uperficie, per infiltrarsi nelle cellule di diversi animali. Il principale punto di ingresso sulla superficie di una cellula è il recettore ACE2, che si lega alla proteina spike. Esistono molte varianti differenti di ACE2 all’interno delle popolazioni umane e tra specie diverse.

Le varianti del recettore ACE2 nell’uomo, così come nei furetti, gatti, cani e zibetti hanno le più alte affinità di legame con la proteina del virus, mentre i topi, i ratti, i polli e le anatre hanno una scarsa energia di legame.

Tuttavia, l’affinità di legame non è sufficiente da sola a valutare la suscettibilità di una cellula alle infezioni. I ricercatori hanno testato anche l ‘”indice di adattamento del codone” delle diverse specie, ossia quanto sia efficiente il coronavirus a “requisire” una cellula una volta che è entrato. Più efficiente è il processo, meglio il coronavirus può creare le proteine ​​di cui ha bisogno per replicarsi.

Gli esseri umani, i polli e le anatre hanno l’indice di adattamento del codone più alto. Mettendo insieme i due fattori, ossia considerando sia l’affinità di legame che l’indice di adattamento del codone, i ricercatori hanno scoperto che gli esseri umani, seguiti da furetti, gatti, zibetti e cani sono gli animali più suscettibili all’infezione da coronavirus. Ma non solo.

grafico animali covid

©CRG

“Abbiamo identificato mutazioni sulla proteina S che riducono drasticamente la capacità di SARS-CoV-2 di entrare nella cellula, proteggendo l’ospite dalla cattura di Covid-19”, spiega Javier Delgado, ricercatore presso il CRG. “Stiamo ora ingegnerizzando mini-proteine ​​dalla proteina ACE2 umana per ‘distrarre’ l’attenzione del virus dall’entrare nelle cellule e bloccare l’infezione. Se dovessero sorgere nuove mutazioni della proteina virale, potremmo progettare nuove varianti per bloccarle”.

Un aspetto particolarmente importante visto che da mesi ormai si parla delle possibili mutazioni legate ai visoni.

D’altra parte, mesi fa anche l’Istituto Superiore di Sanità aveva confermato che

“La diffusione dell’infezione da virus SARS-CoV-2 nell’uomo avviene per contatto interumano. Tuttavia, i gatti, i furetti e, in misura minore, i cani sono suscettibili all’infezione con SARS-CoV-2. Non esistono evidenze che gli animali da compagnia abbiano un ruolo epidemiologico nella diffusione del virus all’uomo ma esiste la possibilità che gli animali da compagnia possano contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone affette da COVID-19 e sviluppino occasionalmente malattia” precisa l’Istituto Superiore di Sanità.

L’ISS inoltre ha fornito un vademecum per proteggere gli animali nel caso in cui ci si scopra positivi al Coronavirus:

locandina animali da compagnia iss

©ISS

Fonti di riferimento: CRG, PLOS Computational Biology

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