Nutrinsecta: insetti nella nuova dieta brasiliana?

Probabilmente nessuno di voi ha mai pensato all’eventualità di cibarsi di insetti. Ognuno di noi dovrebbe essere ben conscio della stragrande varietà di alimenti vegetali che la natura ci offre al fine di colmare il nostro fabbisogno nutrizionale. Presto però una simile opportunità potrebbe farsi strada in Brasile, a seguito della discutibile proposta presentata da parte di un’azienda specializzata nella produzione di grilli, mosche e scarafaggi.

cibarsi di insetti. Ognuno di noi dovrebbe essere ben conscio della stragrande varietà di alimenti vegetali che la natura ci offre al fine di colmare il nostro fabbisogno nutrizionale. Presto però una simile opportunità potrebbe farsi strada in Brasile, a seguito della discutibile proposta presentata da parte di un’azienda specializzata nella produzione di grilli, mosche e scarafaggi.

L’azienda, denominata Nutrinsecta, avrebbe già presentato una richiesta ufficiale in merito al Governo brasiliano ed al Ministero per l’Agricoltura e si troverebbe ora in attesa di un responso, che, se si rivelasse positivo, permetterebbe l’introduzione in Brasile di pietanze a base di insetti commestibili. L’azienda sostiene come il consumo di insetti possa essere in grado di fornire all’organismo umano tutte le proteine di cui esso ha bisogno.

Una simile giustificazione alla possibilità di introdurre regolarmente insetti nella dieta della popolazione brasiliana lascia supporre che la decisione dell’azienda non possa essere che guidata dal business, dato che il consumo di insetti non è da ritenersi per nulla indispensabile per l’alimentazione umana, che può trovare proteine complete abbinando semplicemente nella dieta di ogni giorno legumi e cereali preferibilmente integrali.

L’ipotesi di introdurre insetti nella dieta umana era già stata presa in considerazione alcuni anni fa da parte della FAO, che aveva messo in luce il potenziale nutrizionale ed ambientale che potrebbe derivare dall’allevamento di insetti per l’alimentazione. Essa era stata inseguito ripresa dall’ONU, accanto alla preoccupazione, che di fronte ad una costante crescita della popolazione mondiale e ad un continuo incremento del consumo di carne, il nostro Pianeta non potrebbe reggere la presenza di nuovi allevamenti intensivi di bestiame. Le risorse non sarebbero sufficienti per tutti e vi sarebbe dunque bisogno di un fantomatico “secondo pianeta”.

Bisogna tenere conto, inoltre, che le specie commestibili di insetti presenti nel mondo sarebbero ben 1400 e che centinaia di esse verrebbero già consumate da alcune popolazioni dell’Asia e dell’Africa, presumibilmente senza che attorno a tale abitudine ruoti alcun business. La loro presunta ricchezza di proteine e di sali minerali ha reso possibile il considerare gli insetti come un eventuale futuro sostituto della carne, al fine di risolvere il problema della fame del mondo.

Tale problema si basa però su di una iniqua e scorretta distribuzione delle risorse alimentari, che spesso comporta l’impossibilità delle popolazioni del Sud del mondo ad accedere al quantitativo di cibo commestibile necessario giornalmente per sopravvivere. Di fronte a ciò, il commercio di alimenti a base di insetti non rappresenterebbe certamente una soluzione, ma semplicemente l’ennesimo anello di una catena sempre più difficile da spezzare.

Marta Albè

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