Pollo nei supermercati italiani: quasi 1 su 3 contaminato, trovate salmonelle anche in marchi che non ti aspetti

Il pollo che acquistiamo al supermercato può contenere salmonella? Sembrerebbe di sì, almeno secondo i risultati di un nuovo test condotto su 24 prodotti italiani di diverse marche note e private label

Il pollo, così come altri alimenti, può risultare contaminato da salmonella, anzi sarebbe meglio dire salmonelle dato che esistono diversi batteri del genere Salmonella. 

Non sono poi così rari i casi di allerte alimentari in seguito al riscontro di irregolarità di questo tipo nei prodotti in commercio. Vi abbiamo parlato recentemente del richiamo che ha riguardato un lotto di alette di pollo Carrefour. Leggi anche: Salmonella nelle alette di pollo: il ministero della Salute richiama un lotto della Carrefour

Un nuovo test, che ha analizzato 24 campioni di pollo acquistati in supermercati e discount del nostro paese, ci mostra ora come il problema delle salmonelle sia abbastanza esteso.

Ma partiamo dalle marche e private label analizzate che sono le seguenti:

  • Aia (pollo diavoletto)
  • Amadori (busto di pollo)
  • Fileni (petto di pollo a fette)
  • Vallespluga (galletto)
  • Coop Origine (petto di pollo)
  • Coop Viviverde (petto di pollo a fette)
  • Conad (petto di pollo intero; pollo busto intero)
  • Esselunga (mezzi filetti di pollo naturama; pollo busto eviscerato smart)
  • Carrefour (busto di pollo filiera qualità; filettini di pollo filiera qualità)
  • Todis (petto di pollo a fette)
  • Lidl (petto di pollo intero; pollo intero)
  • MD (petto di pollo bontà genuina; pollo a busto intero bontà genuina)
  • Eurospin (petto di pollo intero; pollo a busto)
  • In’s (busto di pollo val tenera; petto di pollo val tenera)
  • Saigi (galletto senza uso di antibiotici)
  • Elite (petto di pollo intero)
  • Fattorie Natura (petto di pollo fettine sottili)

Tutti i campioni di carne di pollo fresco analizzati, indipendentemente dal formato, sono di origine italiana, come riportato anche nelle etichette.

I risultati

Ben 7 prodotti (ovvero quasi un terzo del campione) sono risultati contaminati da salmonelle ma, specificano gli esperti della rivista, non è chiaro di quali salmonelle si tratti:

Non siamo in grado di stabilire quali salmonelle, maggiori o minori, siano state isolate: quando è emersa la “polemica” sulla nota del ministero abbiamo subito avviato il campionamento e le analisi che hanno i loro tempi specialmente se parliamo di coltura batterica. Tuttavia la tipizzazione della salmonella rilevata è, mentre abbiamo chiuso il numero in tipografia, in corso e non appena avremo i dati ne daremo notizia e ci confronteremo con i marchi coinvolti.

Della nota del ministero (della Salute) a cui si fa riferimento abbiamo parlato anche noi in un precedente articolo. Leggi anche: Salmonella: cambiano le regole sui controlli, a rischio la vendita del 50% del pollo presente in Italia

Sostanzialmente il problema riguarda le salmonelle minori che si trovano in alcuni prodotti e che, secondo i dati del ministero, causano il 30% delle salmonellosi umane. Una questione da considerare seriamente dato che tra l’altro, come si legge nella circolare, questi batteri:

possono essere spesso all’origine di fenomeni di resistenza agli antimicrobici e di diffusione di questo carattere ad altri sierotipi.

Proprio sui rischi delle salmonelle minori si era espresso a metà febbraio il ministero suggerendo la necessità di smaltire, e quindi non immettere sul mercato, la carne che risultava positiva alle salmonelle non rilevanti (o minori), considerate comunque potenzialmente pericolose per la salute.

Ma, vista anche l’allerta dei produttori che rischiavano di dover buttare parte della loro produzione, lo stesso ministero si era poi sentito di dover fare retrofront, specificando che la circolare era “interna” e non aveva valenza attuativa sul territorio.

Come si legge in una nuova circolare, come riporta Il Salvagente:

 La nota non rappresenta un atto finalizzato a dare disposizione al territorio.

Tutto resta come prima insomma, e la presenza di salmonelle minori è ancora tollerata, a patto di trovare espressamente riportata in etichetta la seguente frase “da consumarsi previa cottura” o “da consumarsi previa accurata cottura” o similari.

Rischiamo dunque di acquistare pollo in cui sono presenti tracce di salmonelle, come testimonia anche questo recente test che al momento mostra solo l’assenza o la presenza di salmonelle Spp nei campioni, non specificandone la natura. Ma sulla rivista si legge:

È lecito ritenere che non siano presenti le salmonelle maggiori e rilevanti, come le Tiphymurium e Enteritidis, le quali da sempre devono essere assenti nella carne di pollo per il loro elevato impatto sulla salute del consumatore. Più facile, ma questo potremmo confermarlo solo dopo il supplemento di analisi, che si possa trattare di salmonelle minori – non rilevanti sulle quali non è esclusa prossimamente una stretta sanitaria. Correttamente su tutte le etichette viene riportato l’avvertenza obbligatoria di mangiare le carni previa cottura.

Anche questa volta, dunque, sempre tutto a norma di legge. Salvo che come consumatori – sempre che mangiamo pollo – ci piacerebbe evitare di ingerire qualsiasi tipo di salmonella. Staremo a vedere se il ministero della Salute prenderà a breve una decisione più drastica per limitare il problema.

Le marche di pollo contaminato

Tranne Aia, tutti i prodotti contaminati sono di marchi della GDO come Conad (2 campioni) o – quello che ci ha lasciato più stupiti – Coop Origine  (che dovrebbe avere un’attenta analisi della filiera) al contrario però della linea biologica Viviverde Coop che non presenta tracce di salmonelle.

Per i risultati completi del test fate riferimento al numero di aprile de Il Salvagente.

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Fonte: Il Salvagente

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