Nel venerdì nero dello shopping il “Fur-Free Friday” dice basta alla crudeltà sugli animali

Nel giorno dedicato agli sconti e allo shopping sfrenato, l’associazione HSI punta i riflettori sulla piaga (purtroppo ancora esistente) della produzione di pellicce animali

“La moda è una questione di gusto. La crudeltà no!” – Con questo slogan l’associazione Human Society International (HSI) ha lanciato una campagna digitale in diversi Paesi europei (fra cui il nostro) contro l’uso delle pellicce animali nel settore della moda. Nella giornata di oggi, Black Friday – giorno che più degli altri è dedicato allo shopping sfrenato e spesso inconsapevole, favorito da offerte lampo e prezzi stracciati, tutti gli influencer e gli amanti del fashion sono stati invitati a postare sui propri profili foto con l’hashtag #FurFreeFriday.

Il Fur Free Friday, che cade ogni anno in concomitanza con gli acquisti del Black Friday, è un’iniziativa nata negli Stati Uniti negli anni ’80 e diventata ben presto famosa in tutto il mondo: in moltissimi paesi le organizzazioni che si impegnano nella difesa degli animali creano iniziative e azioni per sensibilizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema.

Con questa campagna vogliamo sensibilizzare sul fatto che la crudeltà nei confronti degli animali è spesso una conseguenza diretta della domanda dei consumatori – afferma Martina Pluda, direttrice di HSI per l’Italia. – Prestare attenzione alla provenienza di ciò che si compra, soprattutto in questo periodo di acquisti spensierati dettati da offerte speciali e sconti, è un’azione importante per eliminarla. Le vite crudeli e le morti inutili di milioni di animali senzienti sono dovute ai dettami della moda. È ora di cambiare tutto questo. Invitiamo tutti a prendere posizione e schierarsi dalla parte degli animali, lasciando la pelliccia sugli scaffali e acquistando solo capi di designer e rivenditori che hanno scelto la compassione.

La sofferenza degli animali non può più essere “di moda” – e per fortuna le richieste dei consumatori stanno muovendo in questa direzione: la domanda di pellicce animali sta calando sempre più, e con essa anche l’offerta. Nel nostro paese, fino a qualche anno fa, si contavano 125 allevamenti attivi di visoni – oggi sono soltanto 10. Oltre ad un calo della domanda, sono sempre di più i brand che hanno scelto la sostenibilità e il cruelty free, decidendo di non utilizzare più pelo di animali nei loro prodotti: Gucci, Valentino e Balenciaga sono fra i marchi più famosi che hanno invertito la rotta.

Purtroppo però, ancora oggi, nel mondo, circa 100 milioni di animali vengono allevati e uccisi per la loro pelliccia. Il 95% delle pellicce proviene da animali che hanno vissuto in allevamenti intensivi, mentre per il restante 5% si tratta di animali cacciati in natura grazie all’uso di trappole. E non dobbiamo pensare all’uso tradizionale che viene fatto delle pellicce: anche pompon, rivestimenti interni di giacche, cappucci, guanti e scarpe possono contenere inserti di pelo vero, che comporta la sofferenza e l’inutile morte di un animale.

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Fonte: HSI Italia

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