Lo smart working è un valido alleato contro l’inquinamento: i risultati di questo studio italiano sono sorprendenti

Il lavoro da casa può aiutarci concretamente a combattere l'inquinamento nelle nostre città: per ogni lavoratore in smart working si risparmiano circa 600 kg di CO2 l'anno. E questo non è l'unico beneficio

C’è chi lo detesta perché lo trova noioso e chi ormai non tornerebbe più indietro, ma una cosa è certa: lo smart working fa bene all’ambiente. A darcene conferma sono stati numerose ricerche scientifiche condotte in diversi Paesi del mondo. Per quanto riguarda il caso italiano, di recente l’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha pubblicato i risultati di uno studio molto interessante sul telelavoro, condotto in quattro grandi città: Roma, Torino, Bologna e Trento.

“Abbiamo scelto queste quattro città per due motivi: il primo riguarda le loro peculiarità legate al territorio e al profilo storico che fanno supporre impatti diversificati sulla mobilità urbana, mentre il secondo – e anche il più pratico – risiede nell’alto numero di risposte al questionario che abbiamo ricevuto dai dipendenti pubblici di queste quattro città che in media lavorano da casa 2 giorni a settimana” sottolinea Bruna Felici, ricercatrice ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni.

I numeri, illustrati sulla rivista Applied Sciences, sono davvero sorprendenti: lavorare a distanza permette a ogni lavoratore di risparmiare ben 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno. Inoltre, rinunciare agli spostamenti per raggiungere l’ufficio o la propria azienda porta a un notevole risparmio di tempo – 150 ore per percorrere un totale di 3500 km in media – e di carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio), di conseguenza anche di denaro.

Lo studio in questione è stato portato avanti dal team ENEA molto prima che scoppiasse la pandemia di Covid-19 e che lo smart working si diffondesse in modo capillare. Il monitoraggio risale infatti al quadriennio 2015-2018.

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L’impatto positivo dello smart working sull’ambiente

Esaminando le risposte di un campione di 1.269 lavoratori agili della Pubblica Amministrazione – che per raggiungere l’ufficio usano un mezzo mezzo privato a combustione interna – è emerso ogni giorno di lavoro a distanza permetterebbe di evitare 6 kg di emissioni dirette in atmosfera di CO2 e risparmiare 85 megajoule (MJ) di carburante pro capite.

E questo non è l’unico regalo fatto all’ambiente. Lo studio ha evidenziato una riduzione anche di ossidi di azoto a persona al giorno (dai 14,8 g di Trento ai 7,9 g di Torino), monossido di carbonio (da 38,9 g di Roma a 18,7 g di Trento) e PM10 (da 1,6 g di Roma a 0,9 g di Torino), PM2,5 (da 1,1 g di Roma e Trento a 0,6 g di Torino).

smart working studio italiano

@ENEA

Inoltre, lo smart working ha spronato i lavoratori ad abbracciare delle abitudini più ecologiche.

“Per gli spostamenti extra-lavorativi nei giorni di lavoro a distanza il 24,8% del campione dichiara di aver optato per modalità più sostenibili (mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta), l’8,7% ha modificato le proprie scelte in favore del mezzo privato, mentre il 66,5% non ha cambiato le proprie opzioni di mobilità” evidenzia l’ENEA.

Le tempistiche e i mezzi usati per raggiungere il posto di lavoro

Dai dati raccolti è venuto fuori che i lavoratori oggetto dell’indagine percorrono in media 35 km al giorno per una durata di 1 ora e 20 minuti. La città più critica da questo punto di vista? Facilmente intuibile: si tratta di Roma, che un tempo di percorrenza medio di 2 ore, probabilmente a causa delle maggiori distanze (1 lavoratore romano su 5 percorre più di 100 km al giorno) e del traffico più intenso.

Infatti, nella capitale gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro e studio sono circa 420 mila mentre ogni persona trascorre nel traffico 82 ore all’anno.

Ma come viaggiano i lavoratori quando devono non sono in smart working? Circa la metà del campione opta per mezzi di trasporto privati a motore ​​(47% in auto e 2% su due ruote), mentre il 17% viaggia esclusivamente con i mezzi pubblici e il 16% con un mix di trasporto pubblico/privato. Trento risulta la città con il maggior ricorso a mezzi privati a combustione interna negli spostamenti casa-lavoro (62,9%), seguita da Roma (54,4%), Bologna (44,9%) e Torino (38,2%).

“La mobilità privata offre soluzioni flessibili in termini di risparmio di tempo e autonomia di movimento, soprattutto per chi ha figli in età scolare. Il trasporto pubblico, invece, viene scelto principalmente in un’ottica di risparmio denaro o in caso di mancanza di parcheggi”, conclude Alessandro Zini, ricercatore ENEA dell’Unità Studi, Analisi e Valutazioni.

In Italia purtroppo c’è ancora poco spazio per la mobilità sostenibile: circa una persona su due possiede un’auto; ciò significa che ci sono 666 auto ogni 1000 abitanti,

“Un dato che pone l’Italia al secondo posto in Europa per il più alto tasso di motorizzazione, dopo il Lussemburgo” fa notare Roberta Roberto, ricercatrice ENEA del Dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili e co-autrice dell’indagine.

Nel nostro Paese i trasporti sono responsabili di oltre il 25% delle emissioni totali nazionali di gas ad effetto serra e quasi tutte (93%) provengono dal trasporto su gomma. Il lavoro da casa si rivela quindi un importante alleato contro l’inquinamento ambientale e acustico delle nostre città.

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Fonti: ENEA/Applied Sciences 

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