Il ragazzo e l’airone: la spiegazione dell’ultimo film di Miyazaki (secondo me)

L'ultima fatica del maestro dell'animazione giapponese Hayao Miyazaki è una chicca che tocca le corde dell'anima. Guardare "Il ragazzo e l'airone" significa intraprendere un viaggio nella profondità delle dinamiche umane. Se non l'avete ancora visto, concedetevi questo regalo

Dopo una lunga attesa, Hayao Miyazaki è tornato a farci sognare nelle sale cinematografiche con il lungometraggio “Il ragazzo e l’airone”. Il film – che ieri si è aggiudicato il Golden Globe nella categoria Best Motion Picture Animated – segue le vicende di un ragazzino di 12 anni di nome Mahito, che ha perso la madre in un terribile incendio. Dopo la tragedia, la famiglia si trasferisce in una nuova città: qui Mahito incontrerà un airone grigio che gli mostrerà la via per un mondo incanto e inatteso.

Questo capolavoro di animazione, da leggere alla luce della vita personale e del pensionamento del maestro giapponese, è più di un semplice racconto autobiografico e fantastico. È una esplorazione profonda e intima della complessità della condizione umana, davanti alla quale si resta con un sentimento di totale sconcerto.

È l’introspezione più intima su cosa significa vivere, o esattamente, su come viviamo. Ed è proprio questo, probabilmente, il vero fascino vero del film: lasciarci lì a riflettere sulla vita e sulla morte, sul dolore e sulla gioia, sul profano e sul sublime. Tutto in una volta e senza dare una risposta. Perché le risposte non sono univoche. Non ci si può preparare prima. E non si è preparati neanche dopo.

Non si tratta, in fondo, della condizione stessa vissuta fisiologicamente dai bambini? Davanti alla perplessità, durata fino all’ultimo, sul portare o meno con noi i nostri figli di sei e quattro anni al cinema, il grande maestro ha risposto con un viaggio nell’intricato intreccio del vivere, di cui noi adulti pensiamo troppo spesso di aver capito le regole del gioco (quando queste sono impossibili da decifrare).

Tutto ciò i bambini non devono capirlo, è l’essenza stessa del loro essere bambini. Ecco il grande privilegio che ci dona “Il ragazzo e l’airone”, targato Studio Ghibli, lasciandoci attoniti davanti a sentimenti così contrastanti.

I paesaggi incantati (e vivi) del mondo di Miyazaki

Ancora una volta, c’è un’attenzione approfondita verso la rappresentazione e visualizzazione delle dinamiche del paesaggio. Ogni film di Miyazaki, come ci dice anche uno studio italiano, è caratterizzato da un’attenzione ai dettagli paesaggistici, creando ambientazioni ricche e coinvolgenti che agiscono come un personaggio in sé e per sé.

I paesaggi dipinti da Miyazaki vanno ben oltre i meri sfondi visivi, trasmettendo profondi significati simbolici e favorendo una connessione empatica tra gli spettatori e il mondo rappresentato. I paesaggi spesso giocano un ruolo attivo nel determinare lo sviluppo della trama e l’evoluzione dei personaggi. “Il ragazzo e l’airone” non fa eccezione.

“Per accettare la sfida della complessità è sufficiente immergersi nella rete della vita con gli occhi aperti e la curiosità tipica dei bambini” (De Toni, Comello, 2005).

Felice di avere visto questo capolavoro con tutta la famiglia. Se ancora non l’avete fatto, andate a vederlo al cinema!

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