Solo gli studenti maschi tornano in classe, la protesta delle donne afghane fuori all’università di Kabul

Dopo la pausa invernale, le Università a Kabul hanno riaperto il 6 marzo scorso, ma solo per gli uomini. Le donne rimangono fuori per volere dei talebani, ma provano a dire la loro. Intanto, nei giorni scorsi, le Nazioni Unite hanno affermato che l’Afghanistan sotto il governo talebano è il “Paese più repressivo al mondo” per i diritti delle donne

Le Università afghane hanno ripreso i corsi, ma soltanto per gli studenti maschi. Le donne rimangono fuori, perché così hanno deciso i talebani lo scorso dicembre, nove mesi dopo che il gruppo islamista aveva anche impedito alle ragazze di tornare alle scuole secondarie.

Secondo l’UNESCO, attualmente, l’80% delle ragazze e delle giovani donne afghane in età scolare – per un totale di 2,5 milioni di persone – non va a scuola. Ragione per cui la decisione dei talebani di tenere chiuse le scuole femminili ha praticamente invertito i significativi progressi nell’istruzione femminile in questo Paese negli ultimi 20 anni.

Leggi anche: Afghanistan, i Talebani ci ripensano e tornano a chiudere le scuole secondarie femminili

unesco afghan donne

©UNESCO

Ora, dunque, porte chiuse delle università. Ma le giovani donne afgane e, libri alla mano, hanno inscenato una protesta fuori dagli istituti di Kabul contro il divieto imposto, mentre i loro coetanei maschi tornavano in classe per il nuovo anno accademico.

Un video diffuso sui social media mostra un gruppo di ragazze sedute per terra che leggono i loro libri, mentre le immagini delle università di Kabul mostrano aule piene di studenti e insegnanti maschi e le foto di studentesse su uno striscione di una Università privata sono state cancellate con vernice spray:

https://twitter.com/RxpVanesa/status/1633051509628780544

L’appello delle Nazioni Unite

Nei giorni scorsi, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, Richard Bennett, ha presentato un rapporto al Consiglio dei diritti umani a Ginevra in cui si afferma che il divieto dei talebani all’istruzione femminile “può equivalere a persecuzione di genere, un crimine contro l’umanità“.

Il rapporto elencava varie altre punti aggravanti, come l’aumento dei matrimoni forzati e precoci, abusi sessuali e aggressioni, il divieto alle donne di frequentare altri spazi pubblici come parchi e palestre e altre restrizioni che limitano la capacità delle donne di lavorare e viaggiare in modo indipendente.

Questi divieti “aggravano le flagranti violazioni esistenti dei diritti umani delle donne, già tra le più draconiane al mondo”, afferma il rapporto.

Il ritorno al potere dei talebani ha preceduto l’ aggravarsi della crisi umanitaria in Afghanistan, peggiorando i problemi che da tempo affliggevano il Paese. Dopo l’acquisizione, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno congelato circa 7 miliardi di dollari delle riserve estere del Paese e tagliato i finanziamenti internazionali, paralizzando un’economia fortemente dipendente dagli aiuti esteri.

Nella giornata internazionale della donna, le Nazioni Unite in Afghanistan rinnovano l’appello alle autorità di fatto del Paese affinché fermino le dure restrizioni ai diritti fondamentali delle donne e delle ragazze.

L’Afghanistan sotto i talebani rimane il Paese più repressivo del mondo per quanto riguarda i diritti delle donne, ed è stato doloroso assistere ai loro sforzi metodici, deliberati e sistematici per spingere donne e ragazze afghane fuori dalla sfera pubblica, ha dichiarato Roza Otunbayeva, rappresentante speciale del Segretario generale (SRSG) e capo della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA). Confinare metà della popolazione del paese alle proprie case in una delle più grandi crisi umanitarie ed economiche del mondo è un atto colossale di autolesionismo nazionale. Condannerà non solo le donne e le ragazze, ma tutti gli afghani, alla povertà e alla dipendenza dagli aiuti per le generazioni future. Isolerà ulteriormente l’Afghanistan dai suoi cittadini e dal resto del mondo.

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Fonti: CNN / ONU

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