Per la festa della mamma non avevamo affatto bisogno della tazza “ironica” col riferimento alla Franzoni

Oggi è trend sui social: #Franzoni. Nemmeno fosse l’influencer più in voga del momento, lei, condannata a 6 anni di carcere più 5 di domiciliari per aver ucciso il figlio di 3 anni, oggi spunta come una “star” conclamata per una questione di marketing dal dubbio gusto, che vorrebbe sdoganare un concetto (quello della mamma super stanca) ma lo fa nella maniera più sbagliata possibile

Il delitto di Cogne riempì le prime pagine dei giornali poco più di 20 anni fa. Telegiornali, talk show, rotocalchi… tutti a scavare nella psiche di una persona sino ad allora sconosciuta, tale Anna Maria Franzoni.

Dei perché e dei per come avrebbe ucciso suo figlio di appena 3 anni chiunque si riempì la bocca e – pare – la maggior parte dell’opinione pubblica non avrebbe mai “perdonato” quell’infanticidio (molti altri, in ogni caso, prendevano le sue difese).

Dal punto di vista giudiziario, Anna Maria Franzoni ha scontato 6 anni di carcere e 5 di detenzione domiciliare, estinguendo la pena in anticipo per buona condotta. Ma da allora è rimasta sempre “la Franzoni”, colei che ha ucciso un figlio e che ha scritto una durissima pagina di cronaca nera della nostra Italia di inizio anni 2000.

Perché ne parliamo? Perché mentre si spreca il fiato per uno spot censurato in vista della Festa della mamma perché ha tentato di far dire addio a certi tabù duri a morire (qui: Lo spot di Control prova a infrangere tabù e stereotipi sulle mamme), oggi, a distanza di due decenni dal delitto di Cogne, “la Franzoni” riappare. O meglio, riappare il suo nome, proprio così: “la Franzoni” per una squisita trovata di marketing. E smuove di nuovo quella stessa opinione pubblica di vent’anni fa. E indigna, scandalizza.

Lo slogan che si poteva evitare

Si tratta di una tazza con su scritto:

Un po’ la Franzoni la capisco.

Partorita dalla mente di qualche genio in vista della prossima Festa della mamma, praticamente vorrebbe dire che – arrivate allo stremo delle loro forze – le donne potrebbe pure giungere all’idea che togliere di mezzo l’infante noioso e piagente sia la soluzione migliore. Una istigazione vera e propria, quindi?

https://www.instagram.com/p/CsD6rclszxK/

La tazza – dal modico prezzo di 25 euro – è stata commercializzata da Piattini Davanguardia, un’azienda che produce “mug” personalizzati e originali, nota nel mondo del web, e – ovviamente – non è passata inosservato.

Veramente oscena. Non si può assolutamente scherzare su una tragedia. Un bambino è morto e voi ci fate una tazza?

Quindi capite una donna che ha fracassato il cranio di proprio figlio con un mestolo perché piangeva.

Sono alcuni dei commenti che si leggono.

E ancora:

Un po’ la Franzoni la capisco. Tutte noi abbiamo pensato ‘lo uccido’. Essere donne non significa essere adatte ad essere anche madri e questo ne è un esempio lampante. La definiscono una semplice “riflessione”. Sono a dir poco schifata.

Questi i sentimenti dilaganti oggi sui social, cui arriva subito la replica di Annagina Totaro, proprietaria dell’azienda (i commenti sotto al post su IG intanto sono stati oscurati…):

Qui nessuno sta scherzando su una tragedia, tanto meno sta facendo ironia. Si tratta di una riflessione, punto. Avere una crisi d’ira nei confronti di un figlio è lecito così come tante mamme si sono trovate nella situazione di aver pensato ‘io lo uccido’. Noi ‘un po’’ la Franzoni la capiamo ma non giustifichiamo quello che ha fatto. Qui nessuno vuole incitare nessuno a uccidere esseri umani. Amen.

Ci dispiace, noi la Franzoni, invece, non la comprendiamo per nulla. E men che meno oggetti simili. Non vediamo ironia, non leggiamo leggerezza. “La capiamo, ma non la giustifichiamo” è invece una giustificazione che voi stessi dato a un marketing senza un minimo di tatto.

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Fonte: Piattini Davanguardia Instagram

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