Meno silenzio e più rumore per Giulia Cecchettin: l’omaggio di greenMe e le potenti parole della famiglia

Giulia Cecchettin, la 22enne veneta uccisa dal suo ex, è diventata il simbolo di tutto ciò che non deve mai più accadere. A lei, e a sua sorella, abbiamo voluto dedicare il nostro omaggio, con delle immagini che vogliono rappresentare una rivoluzione culturale contro la piaga della violenza di genere e i femminicidi

Due sorelle sedute su una sedia, il cui abbraccio trasmette speranza, unità e desiderio di giustizia contro il femminicidio e la violenza nei confronti delle donne. Sono rivolte verso un orizzonte che simboleggia la speranza e il cambiamento.

La scena è divisa: da un lato ci sono simboli di speranza come l’alba, i pugni alzati e i fiori che sbocciano, che rappresentano il passaggio dalla tragedia a un futuro pieno di speranza. Dall’altro, la fine della violenza con catene spezzate e spine secche. Rappresentano ciò che non deve più succedere. Una delle due indossa un cappello da laurea. Lei è Giulia Cecchettin, insieme a sua sorella Elena. E questo è il nostro omaggio.

Giulia Cecchettin era piena di sogni e speranze e stava per raggiungere l’agognato traguardo della laurea in ingegneria biomedica. Stava per arrivare a quella meta, ma il suo ex le ha strappato via tutto: il sorriso, le sue ambizioni, la vita.

Dopo averla aggredita, Filippo Turetta l’ha uccisa senza pietà con una ventina di coltellate abbandonando il suo cadavere in un canalone nei pressi del lago di Barcìs – ai piedi delle Dolomiti friulana – per poi rimettersi in auto e darsi alla fuga in Germania.

La storia di Giulia è un copione (da brividi) già scritto che accomuna tantissime donne e ragazze, massacrate e annientate da chi sosteneva di amarle troppo. Dall’inizio del 2023, sono stati compiuti circa 100 femminicidi: praticamente uno ogni quattro giorni.

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Dopo la fine della relazione con la vittima di appena 22 anni, Filippo aveva detto al papà di non poter vivere senza di lei. Per paura che il giovane potesse fare del male a sé stesso e compiere qualche gesto estremo, Giulia ha preferito non tagliare completamente i ponti.

La gelosia malata e l’ossessività del suo ex la angosciavano, come aveva confidato alla nonna, ma probabilmente non avrebbe mai immaginato che si sarebbe spinto a tanto. Gli abitanti di Vigonovo, paese in cui abitava la ragazza con la sua famiglia e dove ieri si è tenuta una partecipata fiaccolata, non riescono ancora a metabolizzare fino in fondo quanto accaduto.

Giulia è diventata la figlia, la sorella e l’amica di tutta Italia.

@greenMe

“Quello che aveva l’aria di essere un bravo ragazzo si è rivelato un mostro” sentenzia qualcuno. Si fa fatica ad accettare che un giovane senza particolari traumi alle spalle si sia macchiato le mani di un delitto così efferato, disumano e incomprensibile.

Eppure è così: nella maggior parte dei casi chi umilia e massacra le donne non ha affatto l’aria da mostro. A uccidere sono uomini vissuti in una società patriarcale impregnata di maschilismo, dove chi appartiene all’altro sesso fa fatica a guadagnarsi la sua autonomia e libertà e viene costantemente ostacolata; una società in cui le donne sono costrette a stare un passo indietro, a subire umiliazioni e violenze fisiche e verbali e a compiacere i propri partner, rinunciando a una gonna considerata troppo corta o a un rossetto troppo sgargiante.

Mettiamo in pratica l’appello della famiglia di Giulia

Per combattere la violenza di genere bisogna ripartire dalle basi, educando maschi e femmine fin da bambini alla cultura del rispetto. La nostra società va rivoluzionata, non possiamo più ignorare il problema parlando di “mele marce” e “raptus”. Invece di chiudersi nel silenzio e nel dolore, la famiglia di Giulia stanno provando a gettare i semi per un cambiamento che riguarda tutti, nessuno escluso.

Ce lo insegna con potenti parole Elena, la sorella di Giulia, che abbiamo voluto rappresentare chiusa in un potente abbraccio che spezza le catene della violenza.

Non tutti gli uomini sono cattivi, mi viene detto spesso. Sì, è vero. Però in questi casi ci sono sempre uomini, che comunque traggono beneficio da questo tipo di società. – ha commentato Elena Cecchettin, sorella della vittima, nel corso di un’intervista  – Quindi tutti gli uomini devono stare attenti. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere, è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna quindi prevedere l’educazione sessuale e affettiva in maniera da prevenire questi fatti. Bisogna finanziare i centri antiviolenza in modo tale che ci siano risposte. Un minuto di silenzio per Giulia non è necessario, bisogna vedere questa cosa come un esempio e trasformarla in potere, per trasformare quella che sarà la vita di altre persone nel futuro. Dobbiamo proteggere le ragazze del futuro e del presente, che sono qua con noi oggi, perché Giulia avrebbe voluto questo.

Elena si sta battendo attivamente affinché a nessun’altra donna possa andare incontro al terrificante destino toccato alla sorella, che in questi giorni riceverà la sua laurea in ingegneria biomedica, come annunciato dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini.

Noi di greenMe abbiamo voluto omaggiare Giulia con un’illustrazione evocativa in cui è raffigurata anche una folla di donne che fa il gesto universale per segnalare di essere vittime di violenza.

@greenMe

A lanciare un appello accorato a tutte le donne, specialmente le più giovani, anche il padre di Giulia, che – con ammirevole compostezza e lucidità – ha consegnato un messaggio molto sentito:

Guardatevi bene nella vostra relazione, comunicate col papà, col fratello, con chiunque vi possa dare fiducia. Ma se avete anche solo il minimo dubbio che la relazione non sia quella che voi desiderate comunicatelo, perché è solo in questo modo che avrete salva la vita, per non essere qui a celebrare di nuovo un altro femminicidio.

Niente e nessuno, purtroppo, potrà restituirle sua figlia. Ma questo ennesimo femminicidio può diventare un punto di partenza per una battaglia a favore di una società che lascia spazio e libertà alle donne, invece di soffocarle e ucciderle.

Da questa vicenda deve nascere qualcosa. – ha proseguito il signor Gino – Come famiglia ci impegneremo attivamente affinché questo non accada più ad altre ragazze e altre donne.

Adesso tocca a noi tutti fare in modo che Giulia Cecchettin non sia stata uccisa invano. Dobbiamo avere il coraggio di gridarlo nelle piazze e fra le mura domestiche e degli uffici: non una di meno.

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