La sposa bambina che voleva diventare insegnante: Sughra Solangi aveva un sogno (e lo ha realizzato)

La storia di Ghulam Sughra Solangi, oggi AD dell’Organizzazione per lo sviluppo rurale Marvi Rural, in ​​Pakistan. Il suo passato è quello di una sposa bambina, vittima dei pregiudizi e di un terribile e anacronistico sistema di norme sociali conservatrici

Un velo sul capo a ricordare che per lei quella cultura è sacra. Quella stessa cultura che però l’ha fatta crescere nella oppressione più assoluta. Lei è Ghulam Sughra Solangi, oggi attivista, con un passato di povertà e obblighi e repressione.

Nata nel 1970 nel Sindh, in un villaggio rurale di appena 200 case da un padre insegnante in una scuola pubblica e madre casalinga, soltanto a soli 12 anni divenne una sposa bambina ed ebbe due figli. Un dramma, questo, che tocca diversi Paesi del mondo. Per lei, per Sughra Solangi, le cose però sono cambiate quando, 6 anni dopo, fu lasciata dal marito.

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Da bambina desideravo tanto andare a scuola, ma il mio sogno si è frantumato davanti alla tradizione locale per la quale le donne non hanno bisogno di uscire di casa e cercare un’istruzione. Mi sono dovuta sposare all’età di 12 anni, racconta Quando ne avevo 20, mio marito mi ha abbandonato accusandomi di essere analfabeta e poco attraente. Dopo il mio divorzio, tutto ciò che mi restava erano i miei figli. Quando sono tornata a casa dai miei genitori, mi sono sentita respinta, umiliata, tanto da arrivare quasi al suicidio.

La fine di quel matrimonio, infatti, l’aveva etichettata a vita: fu la prima donna del villaggio a divorziare e fu per questo totalmente emarginata e disprezzata dagli abitanti del villaggio.

Ma ho resistito e sono andata avanti. Ho cominciato a esprimere la mia volontà di andare a scuola, ma i miei fratelli me lo hanno impedito.

Ma è quello il momento in cui, tornata nel suo villaggio, Sughra ha sfidato ogni pregiudizio, ogni singola discriminazione. Il motivo? Aveva sempre avuto un intenso desiderio di applicarsi negli studi. Quando era bambina portava il pranzo al padre a scuola e lì ammirava i ragazzi studiare, desiderando di poter fare lo stesso.

Ma lì, in Pakistan, era, è, tutto diverso. I villaggi nel Sindh superiore e nel Punjab meridionale (vaste aree agricole dei due stati più popolosi del Pakistan) sono dominati da proprietari terrieri privati ​​e religiosi, noti come “feudali”.

Le popolazioni di queste aree rurali sono raggruppate in tribù e molte aderiscono a pratiche culturali che risalgono a secoli fa, in particolare per quanto riguarda la condizione delle donne. Le norme e i costumi sociali negano alle donne il diritto a un’identità e a un processo decisionale indipendenti.

Sono spesso viste come proprietà, il loro ruolo è quello di essere sottomesse agli uomini e di funzionare come strumento di piacere e di servizio, con rigidi codici di comportamento. Di solito lavorano nelle case e sotto supervisione nei campi. Una donna non può consultare un medico da sola né uscire dal villaggio da sola, ma deve essere accompagnata da altre donne, o preferibilmente da uomini della sua famiglia.

Un mondo a lei avverso, ma, imperterrita, nel giro di quattro anni si presentò all’esame di immatricolazione come candidata privata e poi studiò per la maturità, superando l’esame nello stesso momento in cui il governo ha aperto una scuola femminile nel villaggio.

Non mi sono scoraggiata, nemmeno quando la gente mi umiliava e mi ridicolizzava. Per mantenere i miei figli e me, di sera fino a tardi facevo lavori di ricamo. L’indipendenza economica mi ha permesso di conquistare l’autonomia dai miei genitori e poter continuare a studiare.

Con i libri Sunghra ha sfidato le norme sociali conservatrici ed è diventata la prima ragazza della sua comunità ad ottenere un diploma di scuola superiore, poi la prima insegnante in una scuola femminile nel suo villaggio.

L’insegnamento e l’arte di fare rete, Sughra Solangi oggi è una attivista

Dopo essere stata nominata insegnante nella prima scuola femminile del suo villaggio, Sughra Solangi si è trovata ad affrontare il problema dei suoi compaesani che si rifiutavano di iscrivere i propri figli e nell’impossibilità delle donne della sua società di partecipare al processo decisionale familiare.

La sua intuizione successiva fu che se avesse potuto contribuire a rafforzare lo status delle donne all’interno della famiglia facendole contribuire come attrici chiave al benessere economico del loro nucleo, le donne sarebbero state in grado di rivendicare maggiore autorità all’interno delle loro case.

Sapeva, Sughra, che per trasformare gli atteggiamenti aveva bisogno di attirare la fiducia dei suoi compaesani, sia uomini che donne, in mezzo a mille opposizioni non solo all’istruzione femminile ma anche al fatto che lei (una donna divorziata) fosse l’insegnante (i genitori erano convinti che avrebbe insegnato alle ragazze a scappare di casa con un uomo). Ma lei ha continuato uan vera e propria “campagna motivazionale”, includendo nella sua squadra altre donne che la pensavano allo stesso modo.

Nel 1992, quando massicce inondazioni devastarono vaste aree rurali del Sindh, compreso il suo villaggio, Sughra Solangi spinse le famiglie più abbienti a unirsi per aiutare le persone colpite dalle inondazioni. Ha organizzato campi di soccorso e lavori di riabilitazione, e il suo lavoro in queste circostanze terribili ha generato più fiducia in lei.

Il passo successivo di Sughra è stato quello di affrontare conquistare letteralmente la fiducia delle donne del villaggio fino a formare un’associazione, la Marvi Rural Development Organization (MRDO), i cui membri hanno lavorato attivamente con lei per formare gruppi di risparmio e aumentare la consapevolezza delle donne sull’istruzione, la salute, i diritti umani e lo sviluppo sociale.

Hanno cercato e ottenuto la formazione per lo sviluppo delle capacità da parte dell’Aga Khan Development Network e il sostegno dell’ILO e dell’OXFAM per creare fonti di microcredito.

E non solo: nel suo lavoro per migliorare la condizione delle donne, Sughra Solangi ha anche perseguito l’idea di una migliore necessaria assistenza sanitaria e altri servizi a tutte le comunità, attraverso un’ampia mobilitazione comunitaria, formazione e collegamento con diversi dipartimenti governativi.

La sua strategia di espansione prevede l’identificazione di villaggi con diversi prerequisiti: quelli che hanno una popolazione di 500 o più persone sono i meno sviluppati (cioè privi di servizi) e hanno già un’organizzazione basata sulla comunità locale.

Si reca in questi villaggi remoti, contatta l’organizzazione della comunità locale e aiuta le donne a formare gruppi di salvataggio e a risparmiare regolarmente. Una volta risparmiata una somma considerevole, fornisce loro credito da un fondo rotativo sostenuto dall’ILO.

Nel suo villaggio ha inoltre fondato un centro di formazione professionale in cui le donne apprendono competenze in modo che possano diventare indipendenti.

Nel 2011 ha ricevuto negli Stati Uniti il premio International women of courage da Hillary Clinton e Michelle Obama. Nel 2014 ha incontrato in Inghilterra Malala Yousafzai, la giovane connazionale Premio Nobel per la pace del 2014

Indipendenza, quindi, ma anche giustizia e uguglianza. Grazie, Sughra, per la storia bella di oggi, ricordata da una bellissima illustrazione del “nostro” amato Antonio Federico Art, che con la sua arte si occupa di “umanità illustrata”.

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Fonte: MRDO

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