La barbarie silenziosa e tossica delle studentesse avvelenate con il gas nelle scuole dell’Iran

In Iran, se sei donna che intende rimarcare i propri diritti, ti chiudono in faccia le porte delle scuole, ti rendono la vita impossibile, ti avvelenano. Non è più affare religioso, no. È un farneticare che va oltre ogni logica umana. È supruso e abuso. È un gas tossico, un lento morire. Come se fossi una parassita da debellare

Difficoltà respiratorie, irritazioni a naso e gola, palpitazioni, mal di testa, nausea, intorpidimento degli arti e, nei casi peggiori, la morte, così com’è accaduto a Fatemeh, una bambina di appena 11 anni. Fatemeh è morta dopo essere stata avvelenata nella sua scuola, a Qom.

Siamo in Iran, dove i diritti delle donne sono pura utopia e il regime tenta di tutto per fare in modo che loro, le donne, non vadano a scuola, non protestino, non facciano niente di niente per stare al mondo libere. Per loro è una lotta continua, fatta di soprusi e divieti.

Me avevamo parlato già qualche settimana fa, quando alle orecchie del mondo finalmente giunse la terribile notizia che proprio nella città di Qom le ragazze vengono deliberatamente avvelenate con “composti chimici” per tenerle fuori dalle scuole.

Proprio così: a partire da novembre dell’anno scorso, migliaia di ragazze sono finite in ospedale dopo aver respirato gas tossici. Secondo i dati ufficiali, da allora 13mila studentesse hanno avuto bisogno di cure mediche.

Allo stato attuale, più di 100 scuole sono state attaccate, alcune più di una volta. Molte famiglie hanno ritirato le loro figlie dalle scuole.

Cosa sta accadendo?

Come riferisce Amnesty, l’avvelenamento delle studentesse avviene in scuole elementari, medie e superiori. Il primo attacco con sostanze gassose segnalato in una scuola femminile si ebbe il 30 novembre 2022 nella città di Qom, quando furono avvelenate 18 studentesse. Due settimane dopo, il 13 dicembre 2022, un secondo attacco e l’avvelenamento di altre 51 studentesse.

I genitori delle ragazze avvelenate hanno raccontato agli organi d’informazione iraniani – in relazione al secondo incidente – che le autorità si erano rifiutate di fornire i risultati delle analisi tossicologiche che indicavano la causa del precedente avvelenamento e il tipo di gas utilizzato. Nelle interviste, le studentesse ricoverate in ospedale hanno raccontato di aver avvertito un insolito odore di gas a scuola e di aver provato intorpidimento e dolore alle gambe, difficoltà a camminare e mancanza di respiro. Gli organi d’informazione statali hanno riferito che almeno 30 famiglie avevano presentato denuncia all’ufficio del Procuratore di Qom, che ha inizialmente annunciato l’istituzione di un gruppo di lavoro speciale che però non ha avuto alcun seguito.

Tutto lascia pensare a una campagna coordinata per punire le studentesse per aver partecipato alle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini. Manifestare in strada, togliersi il velo obbligatorio e mostrare i capelli in pubblico, sono solo alcuni dei gesti dimostrativi delle studentesse iraniane. Gesti coraggiosi ma inaccettabili agli occhi dei fanatici religiosi.

Il ministro della Salute ha dichiarato che non ci sono “prove concrete” che le studentesse siano state avvelenate e ha aggiunto che “più del 90% dei problemi di salute è causato da stress o è stato inventato“.

Non è lo stress che sta avvelenando le studentesse iraniane!, dicono da Amnesty.

QUI puoi firmalre l’appello per chiedere di proteggere le ragazze e garantire il loro diritto allo studio.

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Fonte: Amnesty International

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