“Ha bisogno di cure mediche”, sciopero della fame per l’attivista iraniana Nobel per la Pace Narges Mohammadi in carcere

Narges Mohammadi, attivista iraniana per i diritti umani in carcere, ha iniziato uno sciopero della fame, un mese dopo aver ricevuto il premio Nobel per la Pace, perché le sono negate cure fondamentali

Avrebbe bisogno di cure per problemi cardiaci e polmonari, ma il pubblico ministero sta bloccando il suo trasferimento in ospedale. Così Narges Mohammadi, dalla prigione di Evin dove si trova rinchiusa per le sue campagne di attivismo contro l’apartheid di genere imposto dagli ayatollah, comincia uno sciopero della fame.

A darne notizia sono i portavoce della campagna Free Narges Mohammadi informati a loro volta dalla famiglia: Narges avrebbe cominciato a rifiutare il cibo in segno di protesta contro le limitazioni che le sono state imposte dalle autorità della prigione per quanto riguarda l’accesso alle cure mediche e contro l’obbligo di indossare il velo nella Repubblica islamica.

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La presidente del Comitato norvegese per il Nobel – che ha assegnato alla Mohammadi il premio per la pace per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran” – si è detta profondamente preoccupata.

L’obbligo per le detenute di indossare l’hijab per essere ricoverate in ospedale è disumano e moralmente inaccettabile, lascia detto Berit Reiss-Andersen, riferendosi alla decisione del pubblico ministero si era opposto al trasferimento della Mohammadi in ospedale per cure per una settimana, nonostante i ripetuti appelli ai funzionari della prigione e alla magistratura.

Secondo la diagnosi e l’ecocardiogramma di un medico del carcere, la donna avrebbe bisogno di un trasferimento al centro cardiopolmonare per cure mediche urgenti.

Giornalista e attivista, Narges Mohammadi è stata condannata a 11 anni di carcere nel 2010. Poi la sua pena è aumentata a 16 anni dopo aver tenuto un discorso, mentre era su cauzione, criticando il trattamento dei detenuti nelle celle del carcere di Evin, a Teheran. Ma ancora la sua bocca non tace e la sua penna continua a scrivere, degli abusi e dei soprusi che lì si continuano a perpetrare.
Ma (anche) ora ha bisogno di aiuto.

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