“Perché non sono su Wikipedia?”: la missione di una fisica inglese per riconoscere le scienziate mai celebrate

La più grande enciclopedia online riconosce in modo schiacciante le conquiste degli uomini bianchi. Ma da 6 anni a questa parte, Jessica Wade, fisica britannica e sostenitrice delle donne in ambito STEM, ha scritto pagine e pagine di Wikipedia per oltre 1.700 donne che hanno avuto un impatto nel campo della scienza (e che nessuno conosce)

Quante donne in ambito STEM sono state escluse dai libri di storia? Migliaia. Ma ora lei, Jessica Wade, fisica dell’Imperial College di Londra, ce la sta mettendo tutta per colmare un terribile gender gap e incoraggiare più donne a intraprendere una carriera nel campo della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica. Come? Ha iniziato a scrivere su Wikipedia le biografie di donne e scienziate che non hanno mai ricevuto ciò che era loro dovuto: un riconoscimento.

Sono stanca di vedere le scienziate fare cose fantastiche senza riceverne alcun merito”, si è detta, e così, dal 2017, ha aggiunto ben oltre 1700 profili di scienziate sull’enciclopedia online, andando a colmare un notevole divario di genere nelle discipline scientifico-tecnologiche. È grazie a lei se il sito web contiene ora pagine su Magdalena Skipper, la prima donna a ricoprire il ruolo di redattrice capo della rivista Nature, o su Jo Dunkley, astrofisica e divulgatrice scientifica dell’Università di Princeton, e su moltissime altre donne pioniere della scienza.

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Ci sono tutte, scienziate donne e appartenenti a minoranze che non hanno mai ricevuto il giusto riconoscimento. Chiunque abbia una connessione Internet può modificare Wikipedia, ma la maggior parte delle sue decine di migliaia di redattori rimane nell’ombra. Wade, tuttavia, ha fatto notizia, vincendo il premio 2019 della Wikimedia Foundation come Wikimediano dell’anno nel Regno Unito.

https://www.instagram.com/p/Bze5y7DlXTe/

Ma non tutta l’attenzione è stata positiva: in questa attività, Jessica Wade ha trovato delle resistenze fianche da parte di membri della comunità di Wikipedia: circa 15 biografie, infatti, sono state cancellate nel tempo perché non avrebbero rispettato i criteri di rilevanza enciclopedica.

Ma la Wade non si perde d’animo e il suo lavoro le è valso un invito a Buckingham Palace per ricevere la prestigiosa Medaglia dell’Impero Britannico, per i suoi contributi alla scienza.

C’è un’intera comunità tra noi, di persone schiette che sono davvero proattive nel cambiare il mondo accademico – dice. E non è un gruppo piccolo. È grande.

Ho sempre lavorato molto per cercare di convincere le persone giovani – in particolare le ragazze, i bambini provenienti dalle fasce sociali più basse e le persone prese di mira da comportamenti razzisti – a pensare di studiare fisica alle superiori, perché la fisica è ancora una materia elitaria, da ragazzi bianchi – ha spiegato. La nostra scienza può portare benefici a tutta la società solo se è fatta da tutta la società. E al momento non è così.

Il divario di genere nelle materie STEM è netto. In cima alla piramide delle carriere, le donne (in particolare le donne nere) sono ampiamente sottorappresentate tra i vincitori dei premi Nobel e i professori, e in basso, le ragazze (in particolare quelle provenienti dai Caraibi neri) hanno molte meno probabilità dei ragazzi di scegliere le materie Stem a scuola. Questo nonostante il fatto che le studentesse generalmente superano i loro coetanei maschi in queste materie. Anche gli scienziati neri sono enormemente in minoranza: un recente rapporto parlamentare ha rilevato che solo l’8% degli studenti universitari, l’1,4% dei docenti e post-laureati e lo 0,4% dei professori di scienze che vivono nel Regno Unito sono neri.

Oltre alle pagine di Wikipedia o alle grandi sovvenzioni, le donne e le persone appartenenti a minoranze etniche hanno meno probabilità di essere nominate e, a loro volta, meno probabilità di vincere dei premi.

Prime. Dieci scienziate per l’ambiente”, il libro

È un dato di fatto duro a morire, ma, con la conoscenza e la divulgazione è probabile che qualcosa cambi.

C’è, in effetti, un esercito di studiose e di scienziate passato alla storia nell’ombra degli uomini.

È questo il fil rouge che accompagna “Prime. Dieci scienziate per l’ambiente” (Codice edizioni), curato da Mirella Orsi e Sergio Ferraris e disponibile in libreria e in e-book: uno straordinario e imperdibile racconto di 10 scienziate che per molti anni non hanno trovato il giusto spazio nella storia proprio perché donne. Un’opera corale scritta da 10 giornalisti e giornaliste, tra cui la nostra Direttrice Simona Falasca.

Prime. Dieci scienziate per l’ambiente” (Codice edizioni) è già disponibile in libreria e online. (linkaffiliazione)

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