Fotovoltaico: senza sicurezza sui nuovi incentivi, è fuga degli impianti all’estero

Più della crisi economica poté la politica. Questa la frase che, tra qualche anno, potrebbe essere usata per descrivere la fuga verso l' estero di molte aziende italiane del settore fotovoltaico a causa della mancanza di certezze e tempi troppo lunghi nell'approvazione del Conto Energia 2011, ulteriormente rimandato per via delle elezioni regionali. La conseguenza sarebbe la perdita o il mancato aumento di posti di lavoro in un periodo, tra l'altro, di difficile congiuntura economica come quello odierno.

Più della crisi economica poté la politica. Questa la frase che, tra qualche anno, potrebbe essere usata per descrivere la fuga verso l’ estero di molte aziende italiane del settore fotovoltaico a causa della mancanza di certezze e tempi troppo lunghi nell’approvazione del Conto Energia 2011, ulteriormente rimandato per via delle elezioni regionali. La conseguenza sarebbe la perdita o il mancato aumento di posti di lavoro in un periodo, tra l’altro, di difficile congiuntura economica come quello odierno.

Naturalmente speriamo di non dover raccontare una cosa del genere in futuro ma, stando  ai dati dell’ Università di Padova ( in Provincia di Padova si concentrano il 60% delle aziende italiane che lavorano con il fotovoltaico)  le incertezze sui tempi di approvazione delle nuove tariffe incentivanti con la conseguente difficoltà di calcolare guadagni e investimenti potrebbero impedire le tremila nuove assunzioni previste, inizialmente,  con un Conto Energia favorevole.

Inoltre non è ancora chiaro quanti possano essere i posti di lavoro “verdi” a rischio tra i 20 mila attualmente garantiti dal fotovoltaico. Per questo, ancora una volta, le associazioni rappresentative dei produttori di energia elettrica da fotovoltaico, hanno fatto sentire la loro voce paventando scenari futuri ben poco rosei. E pensare, invece,  che la domanda di energia da fonti rinnovabili è in costante ascesa, frutto anche di una maggiore sensibilità di aziende e cittadini ma, non si può certo nascondere, soprattutto frutto di politiche di incentivazione molto favorevoli.

In particolare le tariffe incentivanti italiane, tra le più appetibili in Europa per chi installa impianti fotovoltaici, hanno fatto sì che l’Italia fosse seconda solo alla Germania quanto a potenza installata. Spinti dagli incentivi statali del Conto Energia, infatti, gli investimenti  si sono moltiplicati nonostante la crisi, creando  un’industria da 2,5 miliardi di euro di fatturato, 23mila addettioltre un gigaWatt di potenza installata (+37% sul 2008). Gli incentivi sul fotovoltaico nostrani sono tra i più generosi e, a seconda della tipologia di impianti e delle caratterisitche di installazione, possono arrivare a coprire anche l’80% dei ricavi per i 20 anni previsti dalla convenzionen con il GSE e  generano un ritorno sull’investimento dal 12 al 20%. Anche a livello mondiale l’ Italia è tra i primi cinque posti per appetibilità dell’investimento nel fotovoltaico, davanti addirittura a Cina e Stati Uniti. Anche i vantaggi per l’ambiente sono notevoli: grazie ai circa 70 mila impianti installati, tra domestici e grandi impianti, secondo le stime dello stesso GSE si evita la produzione di 875mila tonnellate di CO2 e si riduce il consumo di combustibili fossili di 0,23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.

Lo stallo causato dalle  imminenti elezioni regionali (e non solo) rischia, invece, di fermare questo processo virtuoso.  Le aziende, infatti,  hanno bisogno di calcolare i propri investimenti e capire gli scenari di business ma tutto ciò è impossibile senza conoscere il valore degli incentivi previsti per  l’installazione di impianti fotovoltaici. Anche le banche, senza poter valutare con attenzione i tempi di rientro del denaro  concesso a prestito, stanno paralizzando la concessione di finanziamenti a sostegno dei nuovi investimenti. Le uniche certezze,ormai, sono che la Conferenza Unificata Stato Regioni non si terrà prima delle elezioni regionali, come richiesto dalle categorie produttive, e che le tariffe incentivanti previste dal  Conto Energia 2011 saranno meno favorevoli delle precedenti, anche se non è ancora dato sapere, con certezza assoluta, di quanto saranno ridotte.

La tappa finale dell’ iter di approvazione del nuovo Conto Energia 2011, infatti,  è la Conferenza Unificata Stato-Regioni. L’ utima data utile sarebbe potuta essere quella del 4 marzo scorso, ma quel giorno la Conferenza non si è tenuta. In precedenza la  Conferenza era già stata indetta e poi annullata  tra le proteste degli operatori economici che  avevano paventato il ritorno a settori di investimento più tradizonali, meno virtuosi per l’ambiente e meno remunerativi, ma certo più sicuri, o, addirittura, avevano paventato una generale fuga verso l’estero alla ricerca di condizioni di mercato più aperte e favorevoli allo sviluppo della green economy. Frattanto Luglio si avvicina e proprio a Luglio il GSE prevede il raggiungimento della fatidica soglia dei 1.200 Mw installati, che fanno segnare lo stop agli incentivi statali (con una franchigia di 14 mesi per gli investimenti programmati in tempo) e, in ogni caso,  il nuovo Conto Energia 2011 sarà decisamente meno conveniente dei precedenti, a causa dell’annunciato taglio degli incentivi. Anche se ,non sarà addirittura al 25%, come annunciato inizialmente dal Governo, è sicuro che la riduzione ci sarà e che non sarà di poco conto, come voluto dalle categorie produttive che auspicavano un taglio che non andasse oltre il 4%.

Un compromesso, stando allmeno alle utlime bozze circolate (delle quali abbiamo parlato in  altri articoli di GreenMe.it) pare che sia stato trovato  in una soluzione “alla tedesca”, con una riduzione delle tariffe a scaglioni, sulla base della potenza e della tipologia dell’impianto ma, soprattutto, con cadenze temporali prefissate e ben precise per dar modo alle imprese di programmare gli investimenti e “digerire” la riduzione degli incentivi senza troppi contraccolpi. Le categorie produttive avevano chiesto anche una semplificazione della procedure burocratiche necessarie alla realizzazione degli impianti ed al loro allaccio alla rete elettrica nazionale. In particolare si auspicava una procedura univoca ed unica per tutto il territorio nazionale, contrariamente a quanto avviene adesso con differenze , a volte molto accenutate, tra regione e regione.

A questo proposito è emblematico  il caso della Sardegna che ha appena annunciato la creazione di un’agenzia “ad hoc” che si occuperà in toto della realizzazione e della gestione delle nuove centrali verdi.     Secondo le associazioni del fotovoltaico  Aper, Assosolare e Gifi-Anie in primis, tutti queste problematiche rischiano di strangolare nella culla la nascente green economy italiana, ammirata anche all’estero.Così, si moltiplicano le prese diposizione e le voci di imprenditori che minacciano di andar via dall’Italia. Assosolare ha reso noti i primi nomi:  Alberto Dalla Rosa, di Amplio Solar, che ha affermato: «il 15 marzo era la data limite del nostro piano industriale, ora consideriamo la riallocazione dei nostri investimenti su altri settori e paesi»; Luca Pantieri, di Fase Engineering : «si stanno mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro»; Achille Gorlani, di Elettropiemme, che ha detto, senza mezzi temrini: «gli investimenti sono fermi».
Abbiamo vari impianti e progetti in Italia – racconta il fondatore di Solar Ventures, Michele Appendino, fra i maggiori operatori del fotovoltaico e del venture capital tecnologico -. La regione in cui troviamo maggiori difficolta’ è la Sardegna. È incredibile come i nostri progetti sull’isola siano in sviluppo da più di 2 anni: abbiamo ottenuto parere ambientale positivo e poi tutto si e’ bloccato. Abbiamo già vinto tre ricorsi al TAR e non ci fermiamo certo qui. Non capisco come sia possibile che il governo tolleri situazioni di questo tipo nelle regioni, quando ci sono obiettivi comunitari stringenti di riduzione delle emissioni. Per fortuna, nelle altre regioni in cui operiamo, anche se magari meno assolate, invece si procede. Sicuramente, pero’, aumenteremo in futuro la spinta sull’estero“.

Andrea Marchetti

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