Green Hill: continua il presidio in attesa delle risposte dalle istituzioni

gli attivisti del gruppo Cani Sciolti, che la scorsa settimana avevano iniziato lo sciopero della fame, non si fermano e vanno avanti ad oltranza con il loro presidio di fronte al municipio di Montichiari. Decine di persone, indipendenti da qualsiasi associazione o partito, che si alternano nelle lunghe nottate di freddo e pioggia, per far sentire la loro voce e chiedere la chiusura del canile che alleva i piccoli beagle per poi venderli per la vivisezione.

La protesta e il presidio a Montichiari continua. Ben 2143 cani venduti solo nei primi 9 mesi del 2011, per un giro d’affari che può arrivare in un anno anche al milione di euro: ecco quanto vale l’allevamento (?) lager di Green Hill, a Montichiari (Brescia), sul quale non si spegne l’attenzione dei media e degli attivisti.

Solo in Italia sono 201 i cani venduti come cavie: esemplari che finiscono nei laboratori di quattro aziende che si occupano di sperimentazione, tra cui Sigma Tau eWyeth Lederle. Tutti gli altri animali, anche cuccioli di appena 5 mesi, vengono venduti all’estero, in particolare in Europa, ad aziende farmaceutiche ma anche, come vi avevamo raccontato, ad associazioni animaliste.

A questi si aggiungono gli esemplari privi di microchip, come gli oltre 400 cani che l’Oipa ha trovato a Green Hill nella perquisizione del 30 settembre, e i cui movimenti non possono quindi essere tracciati e sfuggono ai controlli e alle statistiche.

Per questo gli attivisti del gruppo “Cani Sciolti”, che la scorsa settimana avevano iniziato lo sciopero della fame, non si fermano e vanno avanti ad oltranza con il loro presidio di fronte al municipio di Montichiari. Decine di persone, indipendenti da qualsiasi associazione o partito, che si alternano nelle lunghe nottate di freddo e pioggia, per far sentire la loro voce e chiedere la chiusura del canile che alleva i piccoli beagle per poi venderli per la vivisezione.

Una forma di protesta condivisa anche dal coordinamento Fermare Green Hill, il primo ad attivarsi per porre fine a questa orrenda situazione: “La coraggiosa scelta di queste persone, che stanno affrontando freddo e fame pur di tenere alta l’attenzione sul caso Green Hill è per noi la più grande vittoria: la lotta si sta ampliando, le persone si impegnano in prima persona, stanche di attendere cambiamenti dall’alto o le mosse di qualcun’altro”, si legge sul loro sito.

Un presidio autorizzato per ora fino a domani, ma che potrebbe protrarsi se non dovessero arrivare risposte certe: “Ci aspettiamo che la Procura interrompa la barbarie di Green Hill con un provvedimento di sequestro temporaneo con decorrenza immediata”, spiega l’attivista Elisabetta Cattaneo, “e che il sindaco Elena Zanola revochi immediatamente l’autorizzazione all’allevamento, in attesa del pronunciamento della Procura”. Il pm di Brescia sta infatti indagando sui presunti maltrattamenti ai beagle all’interno di Green Hill, e qualcosa dovrebbe smuoversi anche in seguito all’interessamento del ministro dell’Interno e all’azione dell’eurodeputato Andrea Zanoni (Idv), che ha portato il caso alla Commissione Ue alla Salute.

Nel frattempo la protesta arriva addirittura a Capri, dove un gruppo di animalisti ha affisso alcuni striscioni “Fermiamo Green Hill” sull’albero di Natale allestito dal Comune nella Piazzetta, e sul campanile dell’orologio. Segno che questo caso sta toccando coscienze che varcano facilmente i confini di un piccolo paese di provincia e che chi tenta di proteggere Green Hill dovrà fare i conti con molta, molta gente.

Eleonora Cresci

Foto: www.vivicentro.org

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