“Salmoni come zombie”: svelato il massacro dell’epidemia di pidocchi di mare negli allevamenti intensivi

La zona più colpita è intorno a Tálknafjördur, nella regione meridionale del fiordo occidentale. Il MAST, l'Istituto veterinario islandese, ha riferito due settimane fa che l'infestazione da pidocchi nella zona era aumentata a livelli senza precedenti e così ha ordinato l'adozione di misure speciali. Una fra tutte? La macellazione prematura

Si muovono lentamente che quasi sembrano zombie, occhi fuori dalle orbite e pelle ormai inesistente, vanno incontro alla morte e nemmeno sanno come. Le immagini delle gabbie di salmoni scattate da alcuni droni rivelano qualcosa di raccapricciante, sui loro corpi ferite lunghe e profonde. Un “disastro del benessere degli animali”, così vengono descritte quelle scene terribili di pesci gravemente malati, morti o quasi, in un allevamento ittico islandese. Un disastro di proporzioni mai viste prima.

Il filmato del drone, girato da Veiga Grétarsdóttir la scorsa settimana su una gabbia marina aperta nella remota regione dei fiordi occidentali del Paese, mostra infatti i salmoni che soffrono di un’infestazione di pidocchi di mare così grave che un gran numero di pesci deve essere macellato prematuramente.

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Secondo le stime, sarebbero 12 i recinti sinora colpiti dai parassiti, che il mese scorso contenevano circa un milione di pesci, anche se i numeri esatti non sono stati confermati. Nel filmato si vede una nave specializzata, la Hordafor III, inviata dalla Norvegia per sopprimere i pesci:

Il parassita, un crostaceo noto come pidocchio del salmone – Lepeophtheirus salmonis – si nutre della pelle del salmone, provocando ferite aperte che stressano e indeboliscono il sistema immunitario del pesce. In casi estremi, può causare morti di massa.

Le lesioni non peggiorano molto – spiega Berglind Helga Bergsdóttir, specialista in malattie dei pesci presso il MAST, l’autorità veterinaria e alimentare islandese. Le ferite sono state aggravate dai batteri che le rendono più profonde e più grandi e ciò che ha sorpreso tutti qui è la rapidità con cui è successo.

Ad agosto, la fuga di 3.500 salmoni da un allevamento di proprietà di Arctic Fish, una delle due aziende con recinti a Tálknafjörður, il sito dell’attuale epidemia di pidocchi, causò indignazione tra gli ambientalisti e portò a un’indagine da parte della polizia islandese. Arctic Fish è una delle più grandi aziende di allevamento di salmone del Paese, di proprietà della norvegese Mowi, il più grande produttore di salmone al mondo.

E ora MAST sottolinea come le due società proprietarie dei recinti marini a Tálknafjörður – Artic Fish e Arnarlax – abbiano preso la decisione di macellare in modo ìi salmoni colpiti dal parassita, che non possono essere utilizzati per il consumo umano.

Intanto, le infestazioni di pidocchi del salmone sono in aumento in tutto il settore, in Norvegia, Scozia e Islanda. Quest’anno, otto allevamenti a cielo aperto hanno ottenuto il permesso di utilizzare insetticidi tra cui emamectina, azamethiphos e deltametrina.

Un problema di parassiti? Certo, ma il nocciolo della questione sono gli allevamenti

Gli allevamenti di salmone in tutto il mondo soffrono sì di infestazioni di Lepeophtheirus salmonis, il pidocchio di mare che prende di mira i salmonidi (la famiglia di pesci che comprende, appunto, il salmone). I pidocchi di mare sono crostacei copepodi, esistono da milioni di anni e si sono adattati a vivere di salmone, nutrendosi della pelle e del sangue dei pesci per sopravvivere. I pidocchi hanno una breve fase larvale in cui nuotano liberamente, durante la quale hanno bisogno di trovare e attaccarsi a un pesce ospite.

Le larve infettive sono lunghe meno di un millimetro, quindi in natura trovare un ospite è una parte difficile del ciclo di vita. Ma accade che proprio nelle acquacolture i pesci vengano tenuti a densità innaturalmente elevate, quindi i parassiti ne approfittano e le loro vite diventano facili. Le alte densità significano, insomma, che è più facile la trasmissione delle malattie.

Attualmente il trattamento più comune per i pidocchi del salmone sono i prodotti chimici aggressivi ma, nemmeno a dirlo, nel corso del tempo i pidocchi hanno sviluppato una resistenza alle tre principali classi di sostanze chimiche utilizzate.

Alcuni allevamenti si stanno rivolgendo all’uso di pesci più puliti, come i labridi, per contribuire a combattere piani di trattamento insufficienti. Questi pesci si nutrono dei pidocchi e rappresentano quindi un aiuto naturale ed economico per porre fine alle infestazioni. Qui sotto un allevamento di piccoli lumpfish chiamati a nutrirsi dei parassiti del salmone atlantico al Bantry Marine Research Station vicino a Cork:

Problema risolto? Nemmeno per niente, anzi. Il nocciolo è piuttosto proprio quello: gli allevamenti o, per dirla più poeticamente, le acquacolture. È da lì che bisognerebbe partire per risolvere il problema alla radice: eliminarli. Tantissime sono le indagini chi hanno mostrato quello che accade negli impianti di acquacoltura, dei veri e propri lager per questi animali: annualmente, secondo le stime, ne muoiono circa 30 milioni.

Ad accendere i riflettori sulla questione fu un report pubblicato nei mesi scorsi da $camon $cotland, un’Ong britannica che si occupa della protezione di questa specie: dalle sue indagini emerse che tra gennaio e luglio del 2023 nell’industria dell’acquacoltura scozzese è stato registrato un tasso medio di mortalità cumulativa del 22%. Praticamente un salmone (o una trota) su cinque muoiono ancora prima di essere macellati.

I motivi? Non sollo infestazioni di pidocchi di mare, dunque, ma anche lesioni e ferite che loro stessi si provocano a causa del sovraffollamento nelle gabbie (in una vasca da 30 metri di diametro possono essere rinchiusi fino a 100mila esemplari) e non vengono adeguatamente curati e in molti casi vengono maltrattati anche durante il trasporto.

Una terribile questione, quindi, sulla quale troppo poco spesso si accendono i riflettori.

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Fonte: Heimildin

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