Salmoni, la fuga di massa dall’allevamento islandese avrà conseguenze inimmaginabili: potrebbe cambiare completamente la fauna marina

Migliaia di salmoni sono fuggiti da un allevamento ittico islandese innescando un’ondata di preoccupazioni. Un incidente che è passato quasi sotto tono, ma che potrebbe avere conseguenze che non ti aspetti: quando i salmoni selvatici si riproducono con salmoni d’allevamento, i loro discendenti crescono più velocemente e maturano in giovane età, minando la capacità della specie di sopravvivere e riprodursi in ambiente naturale

Massiccia fuga di salmoni da un allevamento ittico islandese: sono circa 3.500 quelli che sono letteralmente evasi, riversandosi in natura, dai recinti a rete aperta a Patreksfjordur, di proprietà di Arctic Fish, una delle più grandi aziende di allevamento d’Islanda di proprietà del gigante norvegese Mowi.

Finalmente liberi, direte voi. Non esattamente. Questa fuga potrebbe avere conseguenze devastanti per l’intera biodiversità. Loro, quelli fuggiti, sono infatti salmoni che appartengono a un ceppo norvegese, dalla coda arrotondata e dalle pinne strappate, e possono mettere seriamente a rischio i pesci selvatici, minando la capacità di riprodursi.

Leggi anche: L’orrore senza fine dei salmoni d’allevamento: 30 milioni di pesci muoiono ogni anno in Scozia prima di essere macellati

Una delle principali preoccupazioni legate a questo incidente, infatti, è il potenziale incrocio tra salmone d’allevamento e salmone selvatico, che potrebbe compromettere gravemente la capacità della specie di riprodursi naturalmente. Se il salmone d’allevamento dovesse riprodursi con il salmone selvatico, la prole potrebbe ereditare tratti inadatti alla sopravvivenza in natura, minacciando così il futuro della popolazione di salmone selvatico.

Dove sono stati trovati i “fuggitivi”?

Secondo l’Istituto islandese di ricerca marina e d’acqua dolce (MRI), i salmoni fuggiti dall’allevamento sono stati trovati in almeno 32 fiumi nel nord-ovest dell’Islanda e molti sarebbero ricoperti di pidocchi di mare, parassita che può essere letale per i pesci selvatici.

Leggi anche: Salmone, sai cosa c’è dietro? Le infestazioni da pidocchi di mare sono più preoccupanti di quanto possiamo immaginare

Non si tratta della prima grande fuga: proprio l’anno scorso, un’altra azienda di allevamento di salmone, Arnarlax, è stata multata di 705mila sterline per non aver segnalato una fuga di ben 81mila pesci nel 2021.

salmoni islanda

©Eggert Skúlason

Quali possono le conseguenze di questo terrificante “incidente”?

Il salmone selvatico autoctono è in pericolo. Ogni fiume ha uno stock speciale di salmoni, che si è adattato all’ambiente e si è evoluto per migliaia di anni, ogni stock differisce leggermente su come e quando migra verso il mare, per quanto tempo rimane lì, come depone le uova, come è costituito per saltare cascate e così via. Quando si mescola DNA estraneo nel pool genetico, il danno è fatto.

L’adattamento potrebbe scomparire, e lo scenario peggiore è che lo stock si estingua.

Secondo gli studi, un possibile incrocio produce prole che matura precocemente, compromettendo la capacità della specie di riprodursi in natura. A distinguere i pesci d’allevamento dai loro cugini selvatici sono le coperture branchiali usurate, i musi accorciati e sfigurati e le pinne mancanti o strappate.

Come si legge dalle pagine del The Guardian, Ci sono tre ragioni, dicono gli scienziati, per cui questa fuga è così disastrosa: i pesci stanno entrando in molti fiumi su una vasta area; ce ne sono in numero maggiore di quanto mai visto prima; e un’alta percentuale sono maturi, pronti per riprodursi.

Questa è una autentica catastrofe ambientale. La settimana scorsa, la polizia islandese ha aperto un’indagine per verificare se Arctic Fish abbia violato le leggi che regolano la piscicoltura. Intanto, l’amministratore delegato dell’azienda, tale Stein Ove Tveiten, che insieme ai membri del consiglio rischia fino a due anni di carcere se ritenuto colpevole di negligenza, si è scusato per l’incidente.

Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube

Fonte: The Guardian

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook