Il pene di questo pipistrello è così grande da essere usato come se fosse un braccio

Gli scienziati dell’Università di Losanna (Svizzera) e del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research (Germania) hanno scoperto l’unico caso di mammifero che si riproduce senza penetrazione: è un pipistrello dal nome scientifico Eptesicus serotinus. Il maschio ha infatti un pene talmente grande che non potrebbe entrare nel corpo di una femmina, e che quindi usa come una sorta di braccio extra

Gli scienziati hanno scoperto che in natura esiste un pipistrello (dal nome scientifico Eptesicus serotinus) che si riproduce senza penetrazione. Il maschio ha infatti un pene talmente grande che non potrebbe entrare nel corpo di una femmina, e che quindi usa come una sorta di braccio extra. La scoperta, opera dell’Università di Losanna (Svizzera) e del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research (Germania), è incredibile perché questo è l’unico caso conosciuto tra tutti i mammiferi.

Nella maggior parte dei mammiferi la fecondazione delle uova avviene internamente e così come la gestazione. Si pensa che i maschi abbiano evoluto il pene per trasportare lo sperma vicino agli ovociti durante il rapporto sessuale in modo da massimizzare la probabilità di successo.

Altri animali utilizzano metodi di riproduzione alternativi, ad es. alcuni uccelli si accoppiano attraverso un’apertura chiamata cloaca, che viene utilizzata anche per espellere i rifiuti (di fatto è un’unica apertura in cui termina l’intestino e il sistema urinario e che è usata anche per l’accoppiamento), attraverso la quale il maschio trasferisce lo sperma alla femmina.

Ma il caso di questo pipistrello è l’unico in cui un mammifero trasferisce lo sperma senza penetrazione. L’importanza di questa scoperta è quindi enorme, perché allarga gli orizzonti sulle strategie riproduttive (e quindi evolutive) dei mammiferi e in generale degli animali.

Lo studio è iniziato quando i ricercatori dell’Università di Losanna in hanno notato che il pipistrello Eptesicus serotinus era dotato di un pene piuttosto grande e insolito, che, in erezione, rappresentava fino al 22% della lunghezza del pipistrello e circa sette volte più lungo della vagina di una femmina (tra l’altro con una punta a forma di cuore).

Abbiamo pensato che sarebbe stato davvero difficile che entrasse in qualcosa

racconta Nicolas Fasel, primo autore del lavoro, a Nature Journal

Ma la vera “spinta” ad indagare è arrivata grazie a Jan Jeucken, pensionato senza formazione scientifica che vive nel villaggio meridionale di Castenray, nei Paesi Bassi, che si stava interessando a una popolazione di pipistrelli di questa specie che viveva nella soffitta di una chiesa localevicino casa sua e che per questo aveva installato telecamere che registravano enormi quantità di filmati.

Jan ha inviato quindi ai ricercatori un filmato di questi pipistrelli che si accoppiavano in un modo così unico per i mammiferi: il maschio afferra la schiena della femmina e le morde la nuca, presumibilmente per tenerla, quindi muove il pene eretto attorno alla coda della femmina, alla ricerca della vulva che è protetta da una membrana.

Ed ecco che entra in azione il “braccio extra” del maschio: il pene, infatti, viene usato per sollevare la membrana e avvicinarsi alla vulva. Ma non c’è penetrazione, non sarebbe possibile fisicamente, ma comunque gli spermatozoi penetrano nella vagina stando solo a contatto.

Gli autori hanno poi analizzato 93 presunti eventi di accoppiamento avvenuti nella soffitta di questa chiesa e altri 4 casi in un centro di riabilitazione di pipistrelli in Ucraina: il rapporto sessuale più lungo è durato 12,7 ore, anche se la metà delle copulazioni registrate è durata 53 minuti o meno.

Dopo l’accoppiamento, il pelo sulla pancia della femmina appariva bagnato, il che, secondo i ricercatori, indica la presenza di sperma. Gli scienziati non hanno campionato il pelo bagnato delle femmine per confermare se lo sperma fosse stato trasferito, ma secondo gli scienziati, queste prove sono più che sufficienti a validare l’ipotesi di meccanismo riproduttivo di questi pipistrelli.

Il lavoro è stato pubblicato su Current Biology.

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Fonti: Nature Journal / Current Biology / ScienceAlert/Youtube

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