Granchio blu: la pesca a strascico vicino alle coste non può essere la soluzione per contenere la diffusione di questa specie invasiva

Gli ambientalisti si oppongono alla deroga chiesta dal Governo al divieto di pesca a strascico, per contenere l'invasione del granchio blu

Abbiamo spesso parlato della pratica della pesca a strascico e delle sue conseguenze per i fondali e gli ecosistemi marini. Nell’Unione Europea, la pesca a strascico entro le tre miglia dalla costa è vietata ormai dal 2006.

Tuttavia, il Governo italiano ha richiesto una deroga a questo divieto per poter praticare una pesca a strascico “sperimentale” allo scopo di contenere l’emergenza legata alla presenza del granchio blu che invade i nostri ecosistemi costieri.

Il granchio blu (Callinectes sapidus) è una specie aliena altamente invasiva, che costituisce una minaccia per l’ecosistema marino del Mediterraneo dove sta proliferando – e per più di una ragione.

Si tratta di una specie di granchio dalle dimensioni piuttosto massicce (il carapace è largo mediamente una ventina di centimetri), caratterizzato da un corpo centrale di colore grigiastro e da chele color blu cobalto che gli danno il nome.

La specie è molto prolifica: ogni femmina è in grado di deporre dalle 700.000 alle 2.100.000 uova in una sola stagione riproduttive (tra aprile e settembre) e questo lascia intendere quanto celermente il granchio blu stia espandendo il suo areale di distribuzione in Italia.

I granchi blu si nutrono di un gran numero di molluschi e crostacei, e la loro presenza nei nostri mari compromette la fauna autoctona, resa già fragile dall’inquinamento e dall’innalzamento delle temperature dell’acqua.

È chiaro ormai che il granchio blu rappresenta una minaccia per la sopravvivenza dell’ecosistema acquatico mediterraneo, ma la pesca a strascico non può rappresentare la soluzione a questo problema, poiché provocherebbe un ulteriore depauperamento della fauna locale, minacciando tra l’altro le attività dei piccoli pescatori costieri.

WWF, Greenpeace Italia, Legambiente, Marevivo e MedReAct esprimono forte preoccupazione rispetto alla richiesta di una deroga del governo italiano all’Unione europea per aprire a una pesca a strascico “sperimentale” entro le 3 miglia, come risposta all’emergenza granchio blu – si legge in un comunicato congiunto.

Secondo le associazioni ambientaliste, le conseguenze che provocherebbe l’utilizzo della pesca a strascico in prossimità della costa sarebbero molto gravi e ancor più pericolose della presenza del granchio blu.

Tra queste, si menzionano la cattura di novellame di specie ad alto valore commerciale (con impatti negativi a medio e lungo termine per tutto il settore della pesca) e la nascita di conflitti con la pesca artigianale, che opera nelle stesse zone.

L’emergenza granchio blu è già stata affrontata in altri paesi del Mediterraneo come Tunisia, Spagna, Grecia, e anche in Italia (caso della laguna di Lesina) senza ricorrere allo strascico, bensì adattandosi alla pesca con nasse, strumenti efficaci e più selettivi, e aprendo con successo nuove filiere e linee di commercializzazione – propongono gli ambientalisti.

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Fonte: WWF

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