Lascia morire di fame il proprio cane, ma la sua condanna ci dimostra che le pene dovrebbero essere molto più dure in Italia

Aveva chiuso la sua cagnolina in casa senza cibo né acqua, lasciandola morire di stenti. La condanna è arrivata dopo 5 anni di battaglie legali portate avanti dalla LNDC, ma è una vittoria a metà che seppur accolto con grande entusiasmo ribadisce la necessità di imporre pene esemplari per atti così

Nel 2017 nel comune lombardo di Cesano Maderno, in provincia di Monza e Brianza, un uomo aveva lasciato morire di fame e di sete la sua cagnolina di nome Nikita, chiudendola nella propria abitazione senza preoccuparsi di predisporre delle ciotole d’acqua e di cibo per l’animale.

Il cattivo odore che proveniva dall’appartamento aveva fatto allertare le forze dell’ordine che, giunte sul posto, hanno ritrovato il corpo senza vita della cagnolina e ritracciato il suo ex proprietario. L’uomo, tentando invano di giustificarsi, aveva asserito che sarebbe stato trattenuto fuori casa per più tempo del previsto.

Le indagini condotte dagli agenti hanno però smentito la sua versione, denunciandolo prontamente.

La sua motivazione non tiene e davanti alle sofferenze inimmaginabili che la cagnolina ha potuto patire crolla inevitabilmente. Secondo il parere del veterinario dell’ATS sentito in udienza, Nikita sarebbe morta dopo 15 giorni senza toccare acqua o alcun alimento poiché nessuno ha pensato a lei, condannandola ad una morte lenta e dolorosa.

L’uomo aveva smesso di pagare l’affitto dell’appartamento e per questo l’aveva lasciato, abbandonando al suo interno la povera cagnolina”

fa sapere l’avvocato Michele Pezone, Legale e Responsabile Diritti Animali della Lega Nazionale per la Difesa del Cane Animal Protection che ha seguito l’evolversi della terribile vicenda, costituendosi sin dall’inizio parte civile nel processo contro l’uomo.

Dopo 5 anni di battaglie legali finalmente è giunta la condanna: 1 anno e 6 mesi di reclusione per aver provocato la morte dell’animale ai sensi dell’articolo 544-bis del Codice Penale.

Una pena di certo non poi così severa che, seppur abbia riconosciuto la colpevolezza dell’accusato nel susseguirsi di eventi giudiziari, non dà pienamente giustizia alla povera Nikita. Una vittoria dopo un lungo scontro, certamente, ma sbagliamo forse a definirla una vittoria a metà che avrebbe potuto punire più rigidamente una agonia di questo tipo?

Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection, ha definito l’intera vicenda terrificante, ribandendo – riferendosi a Nikita – che:

se l’avesse abbandonata per strada, avrebbe comunque avuto una possibilità di sopravvivenza mentre così ha scelto deliberatamente di condannarla a morte nel modo più crudele possibile. Seppure a causa dei limiti della legge la pena non è certo adeguata alla gravità del fatto, sono comunque contenta di questa condanna ottenuta anche grazie all’impegno del nostro ufficio legale.

Mi auguro che quest’uomo faccia i conti con la propria coscienza, se ce l’ha”

In tale ambito, è di primaria importanza una riforma della legge 189 del 2004 che punisce coloro che compiono maltrattamenti a danno degli animali anche viste le ultime vicende, come quella del pony trascinato per kilometri e lasciato morire agonizzante in Sicilia, per i cui responsabili la Legge ha disposto solo una denuncia a piede libero. (Leggi anche:Pony ucciso barbaramente, identificati i responsabili (solo una denuncia a piede libero per loro))

Fonte: LNDC Animal Protection

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