Vi portiamo all’interno dell’immenso santuario per orsi della Romania che potrebbe accogliere JJ4

Siamo andati a visitare il Libearty Bear Sanctuary, il rifugio per orsi bruni dove potrebbe essere ricollocata l'orsa JJ4, abbiamo scoperto la sua storia, osservato rispettosamente i suoi ospiti e riflettuto sull'importanza di tutelare questi splendidi animali selvatici

Alberi a perdita d’occhio, montagne dalle cime che scompaiono tra le nuvole, il richiamo della natura ci accoglie all’ingresso del Libearty – Bear Sanctuary, ma con un avvertimento fondamentale: “questo non è uno zoo, è la nostra foresta, la nostra casa”.

È così che inizia la nostra avventura alla scoperta e conoscenza degli orsi bruni della Romania e non solo, delle loro drammatiche storie, un susseguirsi di abusi, privazioni e detenzione in zoo, circhi e proprietà private. Abbiamo raggiunto il villaggio romeno di Zărnești, Brașov, nella storica regione della Transilvania.

In questo luogo prossimo al Parco Nazionale di Piatra Craiului ha sede il santuario per orsi più grande del mondo dove oltre 100 plantigradi vivono nel loro habitat naturale, immersi tra le foreste e seguiti costantemente da tutto lo staff del rifugio.

ingresso Libearty

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Ad attenderci c’è Cristina Lapis, pilastro del santuario e presidente dell’associazione Millions of Friends Association (AMP) che nel 2005 ha inaugurato il rifugio grazie a una cooperazione tra la fondazione e il municipio di Zărnești.

Come nasce Libearty – Bear Sanctuary

Il Libearty – Bear Sanctuary nasce da una promessa fatta da Cristina Lapis all’orsa Maya. Correva l’anno 1998 quando per la prima volta Cristina ha incrociato lo sguardo di Maya, rinchiusa in una orribile e minuscola gabbia di ferro davanti a un hotel nei pressi del Castello Bran.

Quello sguardo di disperazione l’ha scossa nel profondo dell’animo e da allora, per i successivi quattro anni, Cristina e suo marito Robert si sono recati sul posto per nutrirla, cercare di ottenerne la custodia e liberarla così da una esistenza di miseria.

Maya è morta tra le braccia di Cristina nel 2002. Salutandola con il cuore infranto, Cristina le ha fatto una promessa: nessun altro orso avrebbe dovuto soffrire come lei ha sofferto, nessun altro orso avrebbe dovuto conoscere tutto quel dolore.

Cristina ha mantenuto la sua promessa e anni dopo è stato inaugurato il Libearty – Bear Sanctuary in ricordo di Maya, deciso a battagliare per tutti gli altri orsi di questa terra sfruttati dall’essere umano.

Alla scoperta del Libearty – Bear Sanctuary

Abbiamo ripercorso la storia del santuario versando lacrime infinite davanti al filmato che introduce i visitatori alla riserva e spiega loro lo scopo del rifugio. Ci siamo incamminati lungo i sentieri che costeggiano i recinti, scortati dai cani che vivono nel santuario, anche loro animali abbandonati e salvati dalle strade del Paese. Poi, all’improvviso, una gabbia di metallo arrugginita ha attirato la nostra attenzione. È angusta, piccola, sconfortevole e trasmette tristezza.

gabbia Odi

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Era la gabbia di Odi, un orso che per 12 anni è stato rinchiuso qui dentro senza la possibilità di appoggiare le zampe su una superficie morbida, senza mai poter uscire da questo spazio. Odi è stato salvato dal Libearty – Bear Sanctuary e il santuario ha deciso di conservare questa gabbia per far comprendere ai visitatori, e ai bambini in particolare, cosa possa subire un orso. Accanto alla foto di Odi in gabbia, c’è lo scatto della sua rinascita, tra la natura del rifugio.

Continuiamo a camminare fin quando non iniziamo a vedere i primi magnifici orsi. Avvistarli non è facilissimo. Trascorrono le loro giornate al fresco, distesi sotto gli alberi, rotolandosi tra l’erba o immersi nelle piscine di cui ogni area è dotata. Si radunano quando vengono nutriti una volta al giorno.

orsi piscina

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La loro alimentazione è studiata in maniera specifica dai veterinari e comprende frutta fresca, ma anche carne. Ricordiamo infatti che l’orso è un animale selvatico onnivoro. Giocano assieme, vivono serenamente e tra di loro non sembra esserci alcuna competizione. Lo spazio e il cibo non mancano e c’è chi ne approfitta per fare uno spuntino.

orsi Libearty

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orsi cane

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Proseguiamo la nostra visita respirando tutta la tranquillità che questo luogo trasmette, emozionandoci pensando a Maya e rimanendo senza parole davanti alla storia di orsi resi ciechi e storditi da spray al peperoncino davanti ai ristoranti o alla storia dell’orsa Mura, la quale traumatizzata dai circensi ballava ogni volta che le veniva dato del cibo.

Aveva ancora così tanta paura che non sarebbe stata nutrita se non avesse ballato davanti a noi” aveva confessato tempo fa Paula Ciotlos, vicepresidente di Millions of Friends Association (AMP).

Quanti orsi vivono oggi nel santuario?

Sono per l’esattezza 119 gli orsi bruni attualmente ospitati presso il Libearty – Bear Sanctuary. Tutti hanno alle spalle storie tremende e tutti ora hanno avuto la loro seconda occasione. Ciascun orso ha un nome vero e proprio e non una combinazione di lettere e numeri come codice identificativo.

Il santuario è composto da aree diverse, ciascuna delimitata da recinzioni elettriche e monitorata da videocamere. Qui sono ospitati orsi più giovani, orsi adulti e orsi appena arrivati, che devono trascorre un periodo di tempo limitato in zone più piccole per abituarsi alla presenza delle recinzioni elettrificate. La durata di questa fase dipende dal singolo orso. In seguito il plantigrado viene ricollocato affinché possa interagire con i suoi simili.

Cristina Lapis ci ha raccontato che gli orsi particolarmente segnati dal loro atroce passato hanno paura di muovere un singolo passo in più, non sapendo cosa il territorio riservi loro. È lì che gli altri orsi corrono in aiuto, come a voler rassicurare i nuovi arrivati e mostrare loro come comportarsi in questo paradiso chiamato Libearty – Bear Sanctuary.

Il Libearty – Bear Sanctuary si estende su una superficie di 69 ettari e non è affatto uno zoo per orsi come alcuni potrebbero pensare dall’esterno. Ciò che i visitatori vedono accompagnati dalle guide è solamente il 30% circa dell’intero santuario.

Le visite, inoltre, si svolgono solamente dalle 9 alle 11 del mattino per evitare di disturbare gli animali. Dalle 11, fino al giorno seguente, gli orsi devono ascoltare solamente il cinguettio degli uccelli e il suono del vento.

Qual è la missione del santuario?

La missione del santuario è educare le persone al rispetto e alla salvaguardia degli orsi e offrire a questi meravigliosi animali una seconda e dignitosa vita. In Romania, non diversamente dall’Italia, il conflitto essere umano-orso è esacerbato. Gli orsi si avvicinano ai centri abitati in cerca di cibo e la popolazione è esasperata, chiedendo un urgente intervento da parte dello Stato.

Abbiamo il dovere di tutelare gli orsi come abbiamo il dovere di garantire l’incolumità pubblica. Ma in che modo? Attraverso misure preventive, monitoraggio degli orsi, informazione e comunicazione.

Solo così possiamo imparare a convivere realmente con questi straordinari animali, che hanno tutto il diritto di questo mondo di vivere esattamente come noi. Perché ricordiamo che ogni vita ha un valore inestimabile, quella di un gatto, quella di pesce, quella di un orso.

Per insegnare ai più piccoli a rispettare e proteggere gli orsi e far rivivere loro la gioia dell’avere un orsacchiotto, nel Libearty – Bear Sanctuary nel 2016 è stato creato un Teddy Bear Museum. Qui si trovano i peluche di orsi più grandi del mondo. I due giganteschi peluche sono stati donati dal Principe William e Kate Middleton dopo la nascita della loro figlia Charlotte e sono circondati da altri orsacchiotti regalati da celebrità e sostenitori del rifugio.

Teddy Bear Museum

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Tutti noi o quasi abbiamo avuto un orsacchiotto da bambini. Proprio quella felicità nel prendercene cura deve ispirarci a lottare per gli orsi oggi.

Come noto, il Libearty – Bear Sanctuary si è reso disponibile ad accogliere l’orsa Gaia – JJ4 – responsabile dell’aggressione fatale al runner Andrea Papi in Val di Sole, Trentino. Nel santuario si sta realizzando un recinto apposito in cui Gaia potrà riabituarsi al contatto con la natura, qualora la sua vita venga risparmiata.

area Gaia

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Il Consiglio di Stato ha stabilito che l’abbattimento del plantigrado richiesto dalla Provincia autonoma di Trento è una misura spropositata alla luce delle alternative presentate quali il trasferimento dell’orsa nella struttura in Romania. L’ultima parola spetta ora al TAR di Trento nell’udienza di merito.

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