Non sono morto, sono solo un riccio in letargo: non seppellirmi e non scuotermi

Se noti un riccio apparentemente senza vita, nascosto fra le foglie o in una buca del tuo giardino, non scuoterlo e non seppellirlo. Non è morto: è entrato nella fase del letargo, che durerà fino all'inizio della primavera

In queste settimane potrebbe capitarvi di imbattervi in un tenero riccio, apparentemente privo di vita, fra le foglie di un bosco o del vostro giardino (come nella foto usata in copertina, che è soltanto esemplificativa) oppure nascosto fra i cespugli. Il primo istinto è quello di muovere l’animale o credere che sia morto. Ma nella maggior parte dei casi non è così: è soltanto andato in letargo.

Per sopravvivere durante l’inverno, quando il cibo scarseggia, questi adorabili mammiferi in via d’estinzione, si “riposano”, dopo aver accumulato scorte di grasso da sfruttare come riserva di energia. Il letargo dei ricci di solito ha inizio con l’abbassarsi delle temperature autunnali. Tale periodo può variare da ottobre a novembre e può estendersi fino a marzo o aprile, a seconda delle condizioni climatiche.

riccio letargo

@irottlaender/123rf

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Durante questi mesi il metabolismo dei ricci rallenta parecchio e in generale tutte le attività vitali si riducono al minimo: il loro cuore rallenta, passando da 180 battiti al minuto a circa 8 battiti al minuto; il respiro si riduce da 40/50 atti respiratori al minuto fino a 3 o 4 respiri al minuto; e anche la temperatura corporea si riduce da 36° fino a un minimo di 5°.

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È proprio per questo che un riccio in letargo può essere scambiato facilmente per un riccio morto. Quindi, l’unica cosa da fare per proteggerli è lasciarli nel posto in cui si trovano e non stressarli in alcun modo.

Non toccateli, non muoveteli, non spostateli e soprattutto non seppelliteli – avvertono le Guardie Ecozoofile Ambientali – Lasciateli lì dove sono, lasciateli dormire sonni tranquilli perché di questo lungo sonno loro ne hanno estremamente bisogno.

Ma in quali casi dovremmo intervenire? Bisognerebbe rivolgersi a un centro di recupero per fauna selvatica soltanto se ci imbattiamo di giorno in un riccio che si trova allo scoperto e non è ben ben protetto da foglie o altri elementi naturali oppure se è coricato sul fianco e si chiude a palla (vuol dire che è collassato o in fin di vita e deve essere recuperato), come ci ha spiegato il veterinario Massimo Vacchetta, fondatore del Centro Recupero Ricci “La Ninna”.

Discorso a parte quello dei cuccioli. Se nel periodo compreso fra ottobre e novembre notiamo un piccolo riccio sotto i 400 grammi va recuperato perché troppo piccolo per sopravvivere alle temperature invernali.

Anche tu puoi aiutare i ricci ad andare in letargo e superare i mesi più freddi

I ricci sono abituati a costruire da soli il loro rifugio in vista dell’inverno: solitamente si nascondo fra i cespugli o scavano buche sotto le foglie. Ma se abbiamo un giardino possiamo offrire loro un piccolo aiuto, realizzando un’accogliente casetta di legno per loro (QUI vi spieghiamo cosa occorre e come procedere).

Inoltre, per aiutarli dovremmo evitare di buttare via le foglie secche e ammucchiarle tutte in una zona. In questo modo i ricci troveranno facilmente un posto confortevole in cui andare in letargo.

Rispettare il sonno invernale di questi piccoli animali è un atto di rispetto e responsabilità a cui siamo chiamati tutti per garantire il loro benessere e la loro sopravvivenza, messa a rischio dalle attività umane e i cambiamenti climatici.

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Fonti: Guardie Ecozoofile Ambientali/Centro recupero ricci La Ninna

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